Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 03 Mercoledì calendario

AUTO PICCOLE E NIENTE NUOVI MODELLI NON È SOLO LA CRISI AD AFFOSSARE LA FIAT - TORINO - A

ottobre i quattromila concessionari italiani hanno venduto 4.509 auto al giorno, poco più di una vettura per concessionario. «Dati come questi - dice Gianni Filipponi, direttore generale dell´Unrae - non si vedevano dal 1995». Tonfo, crollo, «arretramento da brivido», come dice Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor di Bologna che ogni mese analizza gli andamenti del mercato. Il crollo, ufficializzato ieri, in Italia è del 28,8 per cento. Ma nella bufera sono soprattutto i marchi Fiat. I brand della casa torinese hanno fatto segnare un meno 39,9 rispetto al mese di ottobre del 2009. Con 38 mila vetture vendute nel mese il Lingotto piazza 1.225 auto al giorno, una ogni tre concessionari. Si tratta, ovviamente, di una media. Perché la stragrande maggioranza dei concessionari italiani sono monomarca e il peso dei rivenditori dei marchi Fiat sul totale italiano è notevole. Dunque a ottobre c´è da presumere che la media di vendite dei concessionari del Lingotto sia inferiore all´auto al giorno.
A Torino il crollo si spiega con la fine degli incentivi e con l´effetto shock che il mercato ha subito dopo essere stato drogato con le sovvenzioni statali all´acquisto. E certamente si stanno sommando in queste settimane due effetti tipici delle fasi di arretramento del mercato: vengono penalizzate le case che producono modelli di fascia bassa e quelle che hanno il predominio su quel mercato. La Fiat ha ambedue le caratteristiche. Così non stupisce che i marchi torinesi scendano più del mercato. Colpisce invece la dimensione del crollo: «E´ probabile - dice Quagliano - che oltre all´effetto incentivi pesi sui dati delle marchi nazionali anche un problema di modelli». La top twenty di ottobre dice che la Fiat è ancora in testa con Punto e Panda alle vendite italiane. Ma se nei primi dieci mesi dell´anno Torino piazza 7 modelli nella classifica dei primi venti venduti, a ottobre se ne trovano solo cinque. Il futuro immediato non si presenta roseo. L´unica nota positiva è quella della Giulietta che guadagna posizioni piazzandosi al dodicesimo posto in ottobre. Perdono invece punti rispetto alla media dei primi dieci mesi la Mi.To, la Bravo e la Musa. Se poi si volesse calcolare quante delle auto Fiat vendute in Italia sono prodotte in Italia, bisognerebbe togliere dalle 38 mila vetture di ottobre le 9.294 Panda e le 3.816 «500» prodotte in Polonia. In tutto 13.110 auto straniere con i marchi italiani: un´auto Fiat su tre di quelle vendute nella Penisola è prodotta oltralpe.
Nessuno, nemmeno l´ad del Lingotto, nega che la Fiat abbia un buco produttivo perché i nuovi modelli, a partire proprio dalla nuova Panda di Pomigliano cominceranno a uscire dalle linee a partire dall´inizio del 2012: «Dobbiamo concentrare gli sforzi per sfornare i nuovi modelli quando il mercato riprenderà», aveva detto Marchionne a Parigi. Sottintendendo che in questi mesi di vacche magre non vale la pena proporre novità al mercato. «Puoi anche lavorare 365 giorni all´anno e 24 ore al giorno, ma se fai auto che poi non si vendono la produttività sempre zero resta», è stato il duro commento di Guglielmo Epifani ai dati del mercato. Concetto che il responsabile auto della Fiom, Giorgio Airaudo ha tradotto con un paradosso: «Non ha senso dividersi sulla produttività degli stabilimenti italiani quando manca la produzione. Invece di fare proclami televisivi, Marchionne si confronti con i sindacati ai tavoli delle trattative». La Fiom ha chiesto che dopo l´ad della Fiat il ministro Paolo Romani incontri anche i sindacati.