GIAMPAOLO VISETTI, la Repubblica 3/11/2010, 3 novembre 2010
TRA I CAMPI DELLA CINA IL PAESE-MAGAZZINO DELLO SHOPPING ONLINE - PECHINO
Lo shopping center virtuale ha un magazzino reale. Il più grande del mondo è in Cina e il deposito delle vendite che ogni giorno volano nel cyberspazio si nasconde sotto terra e si anima di notte. È stato scavato nelle cantine di Qingyanliu, nella regione dello Zhejiang, mezza giornata sotto Shanghai. Qui, fino a cinque anni fa, 1.500 contadini riempivano i loro scantinati di riso, grano e ortaggi. Molti facevano la fame. A un paio di ragazzi con la febbre del computer è infine venuta l´idea di diventare il retrobottega online di Yiwu, la più grande fiera del pianeta, sorta dal nulla poco distante. Oggi in Cina nessuno sa più nemmeno che Quingyanliu esiste ancora. Tutti lo chiamano "Villaggio Taobao".
Sui campi abbandonati sono sorti centinaia di capannoni e ottomila commercianti lavorano in esclusiva per taobao.com, il primo net-bazar dell´Asia e del pianeta. Il paese che ha deciso di trasformarsi in magazzino, dove tutti accumulano milioni di prodotti destinati all´e-commerce, è il simbolo del cambiamento sociale più vertiginoso della storia. Fondamentale l´intuizione: dare vita a un unico mercato, all´ingrosso e al dettaglio, dove si possono trovare tutti gli articoli ordinabili dal computer di casa, dalla pagnotta all´aeroplano. Si lavora così dal pomeriggio all´alba, seguendo le richieste della più numerosa popolazione web del mondo e anticipando le consegne a ventiquattro spedizionieri via corriere. Chi nel 2005 si poteva permettere una ciotola di riso al giorno, è diventato milionario. A "Taobao Village" abita oggi la più alta percentuale di super-ricchi della Cina, ma non esiste un negozio reale, un ristorante, o un cinema.
Anche la vita ormai è nella Rete e alle 16, quando apre il grande magazzino degli affari elettronici, le strade restano deserte. Una popolazione di commessi, tutti in proprio ma tutti interconnessi, sparisce nelle cantine delle case, come minatori impegnati nella nuova, folle corsa all´oro. Ognuno, per risparmiare investimenti immobiliari, ha scavato tra i trecento e i mille metri quadri di depositi sotterranei, illuminati da neon fosforescenti. Le vie corrispondono ai reparti di uno sconfinato ma invisibile supermercato online. Una famiglia stiva borse, un´altra giocattoli, un´altra alimentari, un´altra telefonini, un´altra detersivi e così via, fino a costruire il più gigantesco web-mercato mai organizzato dall´umanità. Si lavora in proprio, selezionati dal setaccio della concorrenza, ma al servizio di un unico cliente che detta l´agenda collettiva quotidiana: Taobao appunto, il gigante dell´e-shopping. Durante il giorno gli ordini arrivano al computer, in superficie. A metà pomeriggio vengono passati nel sottosuolo, dove eserciti di magazzinieri, muniti di torce elettriche sulla fronte, corrono lungo pestilenziali cunicoli traboccanti di scaffali e di prodotti. I reparti imballaggi, aperti in periferia, si occupano della confezione.
Montagne di scatole e di rotoli di nastro hanno invaso gli ex cortili destinati agli animali. All´esterno, centinaia di furgoni attendono le prime luci del giorno per consegnare la merce anche nel luogo più sperduto della Cina. La vita al contrario degli ottomila commercianti-fantasma del "Villaggio Taobao", frontiera estrema della rincorsa cinese alla guida dell´economia mondiale, prevede che tutti mangino insieme, quando il negozio collettivo chiude. Alle cinque del mattino nelle botteghe-cantina di Quingyanliu torna la quiete e i pionieri degli acquisti online si distendono tra i prodotti, consumano i loro ravioli liofilizzati e si addormentano fino a mezzogiorno.
L´esistenza notturna e sepolta viva è il prezzo da pagare all´avanguardia dirompente degli affari del secolo, spaccato dei nostri prossimi consumi. Nel 2009 i magazzini del villaggio erano 130, quest´anno 1800. Il giro d´affari è schizzato da 150 milioni di dollari nel 2008 a 600 milioni nel 2009, fino a 10 miliardi stimati nel 2010. Dal paese partono 1,8 milioni di articoli all´anno, con una crescita del 140% annuo. I margini sono inimmaginabili. Un anno fa l´e-commerce in Cina fatturava 248 miliardi di yuan, il 2% delle vendite al dettaglio. Nel 2013 supererà i 300 miliardi. Gli internauti cinesi sono 450 milioni, di cui solo il 30% effettua già acquisti online.
Nulla rispetto al 94% degli americani, o al 99% dei sudcoreani. Gli economisti prevedono che, se la tendenza si confermerà, entro cinque anni "Villaggio Taobao" sarà una metropoli e il suo reddito raggiungerà quello di Shanghai e Hong Kong, nuove capitali finanziarie dell´Oriente. Centinaia di trentenni, partiti a piedi dalle zone più povere della nazione, sono oggi alla guida di imperi con fatturati da multinazionale. «Vendere portachiavi per strada - dice Wang Shibing, 40 dipendenti assunti in due mesi - mi impediva di sfamare la famiglia. Immagazzinarli per la Rete mi ha consentito di acquistare una villa e una fuoriserie in poche settimane». Una febbre che proietta nel futuro il paese-magazzino della Cina. L´obiettivo è diventare l´epicentro globale dell´e-commerce, ricoprendo di capannoni-stiva l´intera regione e offrendo merce in tempo reale a ogni sito del pianeta. Zhang Feng, 23 anni, ha appena aperto un web-deposito da diecimila metri quadri. Vicino stanno costruendo un aeroporto. Quingyanliu è un toponimo da non dimenticare. Presto ci andremo tutti, ogni giorno, a fare la spesa. In Cina, senza saperlo.