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 2010  novembre 03 Mercoledì calendario

LE RIFORME IN PERICOLO

Sanità, nuove regole sulla finanza, Green Economy: a quante riforme dovrà rinunciare Barack Obama? Dove traccerà il limite delle conquiste irrinunciabili, su cui non è disposto a negoziati?
Oggi si apre una partita dura. Il presidente ingaggia un duello lungo due anni con la destra rafforzata al Congresso. Al tempo stesso da oggi è iniziata la nuova campagna elettorale, quella per le presidenziali del 2012: ogni mossa avrà conseguenze sulla corsa alla Casa Bianca.
Nel braccio di ferro sui tagli alla spesa si arriverà allo stallo totale, ai veti incrociati, con conseguenze estreme come la chiusura a oltranza dei servizi pubblici? Accadde nel novembre e dicembre 1995, quando Bill Clinton aveva di fronte la maggioranza di destra guidata da Newt Gingrich. Anche oggi per i repubblicani il primo bersaglio è quello: "affamare la bestia", cioè negare risorse allo Stato sociale. L´arma atomica che i repubblicani possono usare è, all´inizio dell´anno, il voto sul tetto del debito pubblico. Nel febbraio 2010 il limite fu alzato a 14.300 miliardi, ma presto sarà sfondato: negando l´autorizzazione la destra può bloccare le leggi di spesa. I repubblicani devono onorare la promessa agli elettori, tagliare 150 miliardi di deficit. Al tempo stesso vogliono rinnovare le riduzioni di imposte varate da George Bush (che scadrebbero alla fine di quest´anno), anche sui redditi superiori a 250.000 dollari annui.
Obama dovrà cedere qualcosa: non vuole apparire come un "vecchio" democratico statalista e spendaccione, etichetta che gli ha alienato una parte degli elettori moderati. Ha già pronti tagli del 5% su tutte le voci di spesa pubblica "non essenziali". Sugli sgravi fiscali ai più ricchi è disposto al compromesso, temporaneamente, cioè finché l´economia non riparte. Ma può rinunciare anche ai 50 miliardi di investimenti pubblici nei trasporti collettivi, un pezzo portante della sua Green Economy? Obama deve trovare un equilibrio delicato: risanare i conti pubblici senza un crollo di spesa che può uccidere la ripresa; e senza far pagare prezzi troppo pesanti alle constituency classiche della sinistra (gli insegnanti e tutti i dipendenti pubblici, i disoccupati, le minoranze etniche più dipendenti dal Welfare). Clinton nel 1994 alternò il pugno duro al compromesso: la sua riforma dello Stato sociale venne incontro a molte richieste della destra, riducendo l´assistenzialismo.
Obama ha promesso che su due punti non cederà. Userà il veto presidenziale se la destra tenterà di abrogare - come voluto dal Tea Party - la sua riforma sanitaria. Difenderà con le unghie e con i denti anche la riforma delle regole della finanza, soprattutto la creazione di una nuova authority per proteggere i consumatori dagli abusi delle banche: anche quella è nella "lista nera" dei bersagli della destra. Il veto presidenziale può rivelarsi necessario anche per bloccare una serie di leggi anti-sindacali che sono nell´agenda repubblicana. Per sdebitarsi con le grandi imprese che li hanno generosamente finanziati in campagna elettorale, i nuovi deputati e senatori della destra vogliono mettere ostacoli severi al reclutamento sindacale nei luoghi di lavoro.
Che accadrà nei rapporti commerciali con la Cina? È il terreno ideale per un´alleanza trasversale. Tea Party e sindacati vogliono il protezionismo. Obama troverà una sponda nei repubblicani tradizionali, l´establishment conservatore legato alle grandi imprese, tradizionalmente liberoscambista, per impedire una guerra dei dazi. Addio invece ai tetti alle emissioni di CO2 e carbon tax: sulla lotta al cambiamento climatico Obama era già stato sconfitto dalle lobby industriali che avevano fatto breccia dentro il suo stesso partito.
Il terreno dove sarà più facile l´intesa bipartisan è la politica estera: i repubblicani, ben più dei democratici, hanno appoggiato l´escalation militare in Afghanistan. Divergenza totale però sull´iniziativa di pace in Medio Oriente: per la destra "Obama l´islamico" è sospetto di eccessive simpatie verso i palestinesi. Israele da oggi ha una sponda più forte al Congresso.