Stefano Bartezzaghi, la Repubblica 2/11/2010, 2 novembre 2010
Ci sono parole che all´improvviso si impongono all´attenzione generale. Una delle ultime (subito prima di «bunga bunga») è stata «reiterabilità»: non, appunto, la reiterabilità del «bunga» ma quella del Lodo Alfano
Ci sono parole che all´improvviso si impongono all´attenzione generale. Una delle ultime (subito prima di «bunga bunga») è stata «reiterabilità»: non, appunto, la reiterabilità del «bunga» ma quella del Lodo Alfano. Anche «lodo» è in sé una parola notevole. Non solo per l´uso - distorto - che se ne fa. Ma anche perché se reiterando «nodo» (nodo-nodo-nodo-nodo) si finisce per trovare un «dono», reiterando il «lodo» si finirà per trovare un «dolo». Sono, appunto, gli inconvenienti della reiterabilità. Un lettore di tendenze enigmistiche, si chiama Bob Otti, ha guardato più da vicino questa parola, e ci ha scritto: «Ho scoperto cos´è la reiterabilità: è un trucco del Cavaliere». Reiter, in tedesco, vuole dire «cavaliere», ed ecco che la parola si definisce (e qualifica) da sola: «Reiter abilità»