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 2010  novembre 03 Mercoledì calendario

INSEGNE, IL NOVECENTO CHE RITORNA


Le insegne del secolo scorso tornano di moda, colpiscono l’occhio del passante. Possibile? La risposta è facile, ma non scontata: «Basta guardare le foto di inizio Novecento. Allora, tutte le insegne dei negozi erano in metallo, fatte e decorate a mano. Dagli anni 30, invece, è esplosa la moda delle insegne al neon e tutto questo patrimonio si è perso», spiega Davide Avanzo, 40 anni, titolare de Le insegne antiche (www.leinsegneantiche.com), piccola azienda specializzata che si sta ritagliando un ruolo di primo piano nel settore.

Un secolo dopo, il gioco della novità si è ribaltato: le insegne rétro tornano a dire la loro, mettendo in ombra molte di quelle al neon.

Alla base del lavoro di Avanzo, c’è una grande passione per il Novecento, «un periodo di bel gusto, espresso in vari ambiti», dice. Più precisamente, il periodo che studia con più passione «va dagli ultimi 20 anni dell’Ottocento, ai primi 30 del Novecento», indagato con «un continuo lavoro di documentazione sui libri, negli archivi e su Internet», che gli permette di ricostruire nel modo più fedele possibile la cartellonistica e le insegne dei negozi, così come della segnaletica civica. Anche questa, infatti, è parte del recupero dei centri storici, «che non si ferma solo a panchine, lampioni e dissuasori per il traffico, o alla pavimentazione».

Altro passaggio fondamentale, perché spesso le foto sono in bianco e nero, «sta nel realizzare una serie di interviste agli abitanti più anziani, per avere più certezza sui colori utilizzati un tempo», così da rendere ancor più fedele il risultato finale.

Le insegne, realizzate da un pool di professionisti, dal verniciatore al battitore, hanno anche una variante più economica, «un po’ come accade nell’abbigliamento», spiega Avanzo. «Come il sarto realizza vestiti su misura, nel nostro caso in alluminio, è possibile fare anche l’equivalente dei jeans prêt-à-porter», vale a dire insegne realizzate con «sagome standard, in resina non deformabile, che garantiscono un risultato altrettanto d’impatto, ma più economico».

I clienti, «nel 20% dei casi sono amministrazioni comunali che vogliono riqualificare il centro storico, mentre il restante 80% è costituito da privati»: botteghe, esercizi commerciali, così come una griffe del calibro di Sutor Mantellassi. Il marchio fiorentino delle calzature su misura, infatti, per il negozio di Notting Hill, a Londra, si è rivolto a Le insegne antiche. Ma anche durante Cavalli a Milano, la recente fiera dedicata al mondo equestre nel capoluogo lombardo, le insegne di Avanzo sono state notate da diversi appassionati e operatori del settore, che gli hanno commissionato la segnaletica per i maneggi, fino alle targhette per i cavalli, nelle scuderie.

Non ultima la Scuola italiana western associazione – Performance ha commissionato all’artigiano le targhe celebrative per i vincitori del Trofeo All round.

Va da sé che Avanzo è un osservatore attento, anche delle dinamiche commerciali: «Se gli outlet arrivano a ricreare dei centri storici per ambientare i negozi, perché non recuperare direttamente la bellezza dei centri storici? Le identità delle vecchie botteghe sono un tesoro, soprattutto se figli o i nipoti dei primi titolari vogliono mantenere la tradizione del negozio». E se vogliono competere con le grandi realtà commerciali, devono puntare sulla qualità, che passa anche da una presentazione dei prodotti ad hoc.

Alle origini della battitura del ferro, in modo forse insospettabile per i più giovani, c’è anche l’industria automobilistica. «Nel Modenese, dove ha sede la Ferrari, è rimasto ancora qualche depositario di questa tradizione, così come nel torinese, dove c’è la Fiat, che addirittura aveva fondato una scuola professionale di battitura del ferro». E, in effetti, una volta i parafanghi e le lamiere delle automobili, in caso di incidente non troppo grave, potevano essere ribattuti. «Ma oggi tutto questo si è perso. In Lombardia (nonostante la presenza dell’Alfa Romeo, ndr), questa cultura è scomparsa quasi del tutto».

Il recupero di queste conoscenze, unito al progresso tecnico, permette al titolare di Le insegne antiche di realizzare prodotti «artigianali al 70%». Avanzo in questo non è solo: a Carignano, nel Torinese, c’è «un collega», titolare de Le antiche insegne, attivo nello stesso ambito.