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 2010  novembre 03 Mercoledì calendario

La mamma bambina - Quando hanno aperto la porta le infermiere dell’ospe­dale di Jerez, a sud della Spa­gna, non hanno capito subi­to

La mamma bambina - Quando hanno aperto la porta le infermiere dell’ospe­dale di Jerez, a sud della Spa­gna, non hanno capito subi­to. Al reparto maternità si era presentata una bambina di dieci anni con dei dolori. Nes­suno aveva pensato alle do­glie. Un paio d’ore dopo, la bambina teneva in braccio la sua bambina. «Un parto natu­rale », hanno detto i medici che l’hanno seguita durante il parto. «Non c’è stato biso­gno di un cesareo, la neonata è in perfetta salute». La picco­la pesa quasi tre chili, sgam­betta ed è vispa. La mamma­ba­mbina l’ha guardata soddi­sfatta, si è commossa e si è ad­dormentata, stanca. Distrut­ta. Il neo papà - anche lui mi­norenne - è rimasto accanto alla mamma -bambina, ha aspettato paziente e due gior­ni dopo le ha portate a casa. Sono usciti insieme, con il passeggino e un mazzo di fio­ri che un’altra mamma di una ventina d’anni più gran­di, le aveva regalato. Come una coppia tra tante. Ma qui di comune qui non c’è nien­te. Ci sono solo bambini che hanno bambini. C’è lo choc di una società che non sa capi­re come si possa avere un fi­glio a dieci anni, perché a quell’età si va in quarta ele­mentare e il mondo è un al­tro. Ci sono i capelli delle Bar­bie da pettinare, ci sono le amichette da trovare all’inter­vallo, ci sono i compiti, i ca­pricci, la mamma che urla, la nonna che ti viene a prende­re a scuola. A dieci anni gli uo­m­ini sono solo maschi antipa­tici e dispettosi, sono gli ami­ci di tuo fratello che vengono a casa a giocare alla Play Sta­tion. È la prima volta che una bambina così piccola partori­sce. Neppure le autorità spa­gnole sanno bene come fare. I servizi sociali seguiranno la coppia con la piccola. La mamma-bambina non sem­bra preoccupata. In ospeda­le, subito dopo il parto, i medi­ci e le infermiere facevano la fila per entrare in camera. Vo­levano accertarsi, capire guardando coi loro occhi quello che avevano sentito in corridoio. La bambina non sembrava agitata, a tutti ripe­teva: «Nel mio paese d’origi­ne, la Romania, non è così strano avere un figlio a dieci anni. Per noi è normale». Era arrivata un mese prima in Spagna, con i suoi genitori e ovviamente era già incinta. La Spagna ora si interroga. Forse ha ragione lei, la mam­ma- bambina, forse una cultu­ra diversa può aiutare a far sembrare naturale qualcosa che nella nostra società sem­bra solo aberrante, come un peso esagerato, quasi crude­le, da addossare sulle spalle piccole e minute di una bam­bina. Psicologi e sociologi raccon­tano di adolescenti che bru­ciano le tappe, sempre più ve­­loci, si vestono da adulti, sem­brano grandi, fanno i bulli, fu­mano spinelli, a 14 anni van­tano di aver fatto sesso. Preco­ci e disincantati, attirati dal fa­scino del proibito, della tra­sgressione. Ma a dieci anni quale consapevolezza ci può essere? Come si può diventa­re madre a dieci anni? Nel 2009 il Brasile era rimasto choccato dalla storia di un aborto. A interrompere la gra­vidanza era stata una bambi­na di nove anni. Il patrigno l’aveva violentata. Una storia agghiacciante che aveva po­sto davanti a un bivio un Pae­se da sempre anti abortista. I medici quella volta decisero per tutti, prima di tutto pen­sando alla bambina, al dolo­re subito, alle conseguenze di un ipotetica maternità. Avevano scelto per lei l’abor­to. La lotta poi si era combat­tuta tra medici e Chiesa. «Sco­munica »,la sentenza inappel­labil­e che era arrivata dall’Ar­civescovo di Olinda, nord est del Brasile dove la bimba ave­va abortito. «Un crimine sot­to gli occhi della Chiesa e di Dio aveva detto il vescovo. In Spagna nel 2009 ci sono sta­ti 177 bambini nati da mam­me quasi bambine, di 15 an­ni. Delle giovanissime Juno, ragazzine coraggiose che hanno evitato l’aborto, che hanno scelto di tenersi quel figlio arrivato troppo in antici­po sui tempi. Poi è arrivato il caso della mamma-bambi­na. E allora si si chiede che vita possa essere alzarsi la notte per cambiare pannolini, da­re pappe, che consapevolez­za ci può essere nel cullare il pianto di due bambine una appena nata, l’altra di dieci anni.