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 2010  novembre 03 Mercoledì calendario

La marea nera fa meno male e Bp torna a fare profitti - Il film dell’orrore, per il colosso petrolifero britannico, è finalmente finito

La marea nera fa meno male e Bp torna a fare profitti - Il film dell’orrore, per il colosso petrolifero britannico, è finalmente finito. Bp, a sette mesi dall’esplosione nel golfo del Messico della piattaforma d’estrazione Deepwater Horizon, incidente che costò la vita a undici lavoratori, inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Nel terzo trimestre, la British petroleum ha fatto segnare un profitto - al netto dei costi della bonifica - pari a 1,8 miliardi di dollari. Ovvero circa 1,3 miliardi di euro al cambio attuale. Le perdite record del secondo trimestre, ben 17 miliardi di dollari, sono acqua passata. Tanto più se si conta che gli utili sono cresciuti del 18% rispetto allo stesso periodo del 2009. Non fosse stato per le spese legate al disastro del pozzo Macondo il profitto di Bp toccherebbe 5,53 miliardi. Risultato che ha sorpreso gli analisti. «Il periodo dell’incertezza è in gran parte finito - ha commentato Manoj Ladwa, trader presso la Etx Capital - e si sta pian piano tornando alla normalità». Il colpo di reni si deve ai rincari del petrolio: ecco allora che le raffinerie del colosso britannico sono riuscite ad ammassare due miliardi di dollari di utili compensando la minor quantità di greggio estratto. Ma è vero che l’azienda torna a fare profitti, tantopiù se si considera che le cifre tengono conto dei 7,7 miliardi di dollari extra impiegati per tappare la perdita di settembre. Se s’includono i 20 miliardi messi da parte per pagare le indennità il disastro del golfo del Messico è arrivato a costare a Bp 39,9 miliardi di dollari (28,4 miliardi di euro). Non poco. Ecco perché, nonostante l’addio al rosso, alcuni esperti della City e dintorni preferiscono andarci cauti. «I numeri di oggi - spiega Richard Hunter, capo delle UK equities alla Hargreaves Lansdown stockbrokers - è un aspro promemoria. Ci ricorda che l’incidente del golfo del Messico continuerà a inseguire Bp per parecchio tempo». Il punto è che rispetto al terzo trimestre 2009, Bp riporta pur sempre un crollo degli utili del 63%. Secondo altri esperti, poi, il vero esame da sorpassare sarà il prossimo trimestre, quando potrebbero far capolino alcune responsabilità. Bp ha consegnato ad Anadarko e Mitsui, gli azionisti di minoranza del pozzo Macondo, un conto totale di 4,3 miliardi di dollari ma i due soci hanno sospeso i pagamenti «alla luce delle indagini che circondano l’incidente». La partita, su quel fronte, non è ancora conclusa. Bob Dudley, responsabile dell’unità di crisi nel Golfo del Messico e nuovo ad della compagnia (ha sostituito Tony Hayward il mese scorso), ha evidenziato che potrebbe passare «un po’ di tempo» per veder crescere Bp in modo stabile. «Dobbiamo ricostruire un rapporto di fiducia con governi, cittadini e consumatori - ha spiegato - non è una sfida facile». Dudley, tra l’altro, sta imponendo a Bp una cura dimagrante che ridurrà la portata delle sue operazioni ma che porterà in cassa, entro fine anno, circa 30 miliardi di dollari. Ma il nuovo ad ha voluto anche esprimere ottimismo: «La forza di questi risultati operativi mostra la nostra determinazione a guardare avanti dopo i terribili eventi degli ultimi sei mesi». I mercati, intanto, hanno accolto bene i risultati: alla Borsa di Londra il titolo Bp ha guadagnato l’1,8% al listino di Londra. Il board potrebbe poi tornare ad assegnare i dividendi già a inizio 2011.