GIAMPIERO MARTINOTTI, la Repubblica 2/11/2010, 2 novembre 2010
CUISINE" PER TUTTI LA FRANCIA RISCOPRE IL GUSTO DEI FORNELLI
La cartina di tornasole, come al solito, è la televisione: basta sfogliare i programmi per capire che un tema buca il video più di altri: la cucina. Le Antonelle Clerici transalpine si sprecano, i reality con i giovani aspiranti cuochi si moltiplicano, nessuna rete rinuncia ad avere la propria trasmissione e un´emittente satellitare è integralmente dedicata ai fornelli. Ma non si tratta solo di un fenomeno provocato dal piccolo schermo e dalle sue seduzioni narcisiste: trovare posto in un corso di cucina è diventato difficile, le file d´attesa possono durare anche sei mesi, sia per andare a lezione da uno chef con tanto di stelle Michelin, sia per imparare, più modestamente, i rudimenti indispensabili per una cena a lume di candela. Paese gastronomico per antonomasia, patria di Antoine Careme e Auguste Escoffier, che nell´800 hanno gettato le basi della cucina moderna, la Francia di oggi è popolata di aspiranti buongustai che chiedono soltanto di impadronirsi della tecnica necessaria per realizzare qualche manicaretto.
Da tempo Parigi sogna di far entrare la propria gastronomia nel patrimonio mondiale dell´umanità dell´Unesco. E da quasi 20 anni, in ottobre, si celebra la Settimana del gusto, che non è una semplice vetrina promozionale, visto che per l´occasione s´insegna ai bambini, fin dalla materna, come assaggiare i piatti, distinguere i sapori e si fa vedere come si cucina in un ristorante. La vera novità degli ultimi mesi, tuttavia, è la corsa a imparare, a mettersi il cappello da cuoco per saper scegliere i prodotti, assemblarli e cucinarli. Un´attività che piace ai senior ma che sembra appassionare soprattutto i giovani: secondo gli insegnanti, la stragrande maggioranza degli allievi è attorno ai trent´anni. La cosa farà forse rabbrividire i vecchi sessantottini, ma maschi e femmine sembrano aver barattato l´impegno politico con la passione dei fornelli.
Un istituto molto serio come il Credoc, che analizza i comportamenti socio-economici dei francesi, ha pubblicato uno studio da cui risulta che per il 50 per cento dei transalpini l´educazione alimentare passa attraverso l´insegnamento culinario.
Le motivazioni possono essere diverse, in ogni caso sono convergenti: per le classi medio-alte imparare la cucina è mirato alla convivialità e alla varietà alimentare; per quelle medio - basse, invece, il savoir faire è indispensabile per rimpiazzare il ristorante, spesso troppo caro in tempi di crisi economica.
Non a caso, dunque, le scuole di cucina si sono moltiplicate. Il loro obiettivo è di dare un insegnamento ludico, di mostrare il lato gioioso della preparazione di un pasto, un minimo raffinato, in famiglia o con gli amici. Niente ricette complicate, nessun prodotto raro. S´insegnano piatti semplici, gustosi ma facilmente realizzabili: «La gente ha un palato, ma non ha la tecnica per realizzare i piatti. E noi siamo qui per dar loro gli elementi basilari della tecnica», dice un cuoco parigino. A quanto pare, questo gusto ritrovato per la cucina si rintraccia anche nei ristoranti: «E´ un´epoca formidabile - dice Alain Dutournier, chef di uno dei più grandi ristoranti della capitale - . Vediamo arrivare una nuova clientela, più variegata e più giovane, che s´interessa a quel che mangia». E naturalmente c´è chi si frega le mani: negli ultimi tempi, le vendite di elettrodomestici culinari hanno registrato un vero e proprio boom.