ETTORE LIVINI, la Repubblica 31/10/2010, 31 ottobre 2010
DALL´ISOLA ALLA SQUADRA DEL CUORE E LA GIOCATA TECNOLOGICA LIMITA I SOGNI DEI PAPERONI - MILANO
La tecnologia, alla fine, ha ucciso il sogno. Il jackpot più ricco della storia italiana ha partorito - molto democraticamente - un topolino. Niente caccia al super-fortunato da 177,7 milioni. Internet ha rovinato i piani della dea bendata e ha distribuito un po´ a caso, attraverso i circuiti elettronici del Superenalotto, una fortuna in formato bonsai (si fa per dire, sono sempre 2,5 milioni a testa) a un numero imprecisato (minimo 70) di ignoti vincitori.
Alla faccia della cabala e della smorfia, il vero vincitore dell´estrazione di ieri è lui, un algido computer. Lui ha scelto i numeri. Lui li ha spezzati in carature. Lui ha dirottato sulla schedina vincente le giocate pescando a caso tra migliaia di ricevitorie italiane i neo-milionari con un criterio semplice: il "clic". Ci sono giocatori - quelli che hanno piazzato la loro puntata sulla Bacheca Sisal appena prima e appena dopo i magnifici settanta baciati dalla fortuna online - che hanno perso il treno della vita per un millesimo di secondo, un attimo di ritardo del loro barista di fiducia nel pigiare il bottone "invio". Il bello è che non lo sanno nemmeno. E forse è andata meglio a loro rispetto a chi ieri sera si è trovato in tasca una schedina sbagliata per una o due cifre e che oggi è lì che si mangia le dita.
Due milioni e mezzo, certo, sono pur sempre un sogno che diventa realtà. Ma la differenza con i 177,7 vinti da un solo giocatore (come accadeva nei tempi romantici del Superenalotto manuale) è enorme. L´intera cifra investita in Bot avrebbe garantito al vincitore solitario una rendita giornaliera di 7.014 euro senza intaccare un centesimo di capitale. Divisa in settanta vale invece la miseria di 96 euro al giorno. Il superpremio sarebbe bastato per comprarsi il 95% della Juventus in Borsa. Oppure concedersi una vita da sceicchi alloggiando per 27 anni a mezza pensione nella Royal Suite del Burj Al Arab di Dubai, l´hotel più lussuoso del mondo. Un buen ritiro da 667 metri quadri con maggiordomo e Rolls Royce a disposizione 24 ore su 24 ed eliporto privato sopra il terrazzo.
Sogni che le casuali scelte dei circuiti elettronici di un computer hanno ridotto in pezzi. Settanta, per la precisione. Certo 2,5 milioni bastano per regalarsi una bella casa (magari finendo di pagare il mutuo su quella che si ha già) e per mettere un tetto sulla testa anche ai figli e a qualche nipote. Una bella soddisfazione. Ma vuoi mettere comprarsi l´isola di Skorpios da Athina Onassis (prezzo 150 milioni) trasferirci i parenti fino al terzo grado e tenersi di scorta quasi una trentina di milioni per pagare le spese di gestione (1,5 milioni l´anno)?
Stesso discorso parlando di beni effimeri: una delle mini-carature benedette dalla dea bendata permette di comprare cinque anelli da favola con diamante a 5 carati come quello rubato la scorsa settimana nel negozio romano di Cartier. Splendidi, per carità. Ma niente in confronto alle quattro tonnellate d´oro, più due quadri di Canaletto - l´occhio vuole la sua parte - più il favoloso Pink Diamond da 59 carati che si potevano far trovare sotto l´albero di Natale a moglie o fidanzata con 177,7 milioni. Tenendosi per di più venti milioni d´avanzo per costruire un adeguato caveau. Ma va bene lo stesso. La fortuna è cieca ma in questi tempi di crisi, in fondo, per una volta ci ha visto benissimo. Ai sogni da mille e una notte si potrà pensare domani. Oggi conta la realtà. E da ieri sera ci sono almeno settanta persone, e tra queste di sicuro qualcuno che aveva veramente bisogno, di sicuro più felici.