Davide Milosa, il Fatto Quotidiano 2/11/2010, 2 novembre 2010
DA GIANNINO, LA MILANO DA BERE
Di mezzo c’è un tartufo regalato. Nulla di male, in fondo. Se non fosse che il prezioso tubero è stato donato da uno dei titolari del ristorante Giannino, meta fissa del presidente del Consiglio, al capo ultras della curva milanista. Un tizio poco raccomandabile con importanti entrature nella malavita organizzata e attualmente alla sbarra per tentata estorsione alla stessa società rossonera. Da Giannino, il boss di San Siro, legato al padrino Pepè Onorato, ci va spesso e volentieri. Non da solo, ovviamente, ma in compagnia, ad esempio, di Loris Grancini, altro ras curvaiolo legato a importanti famiglie della ’ndrangheta e a un larussiano doc come Marco Clemente, consigliere di Fiera Milano. Siamo in via Vittor Pisani 6. In fondo la Stazione Centrale. Molto prima sulla destra e sotto i portici proprio Giannino. Ristorante-covo della cricca berlusconiana. A partire dal premier che il 14 febbraio scorso qui cenò assieme alla minorenne Ruby e che qui è ritornato sabato sera dopo il match di campionato tra il suo Milan e la Juventus. Cena riservatissima, naturalmente, officiata nel privè da 48 posti. Al tavolo con il Cavaliere, in quella tarda sera, c’era anche la parlamentare europea Licia Ronzulli, ex infermiera. Di lei Barbara Montereale, coinvolta nello scandalo escort a Palazzo Grazioli disse: “A villa La Certosa, la Ronzulli organizza la logistica dei viaggi delle ragazze, decide chi arriva e chi parte, smista nelle stanze”. Non è finita, perché il nome della fedelissima di B. compare in un’informativa sui rapporti tra la ’ndrangheta e la Pubblica amministrazione lombarda. Con lei, da Giannino, sabato scorso sedeva anche Isabella Votino, portavoce del ministro dell’Interno Bobo Maroni. Lui, si sa, milanista doc.
Gli ospiti
d’eccezione
TRA I GRANDI frequentatori del ristorante c’è l’ad del Milan Adriano Galliani, lo stesso che ha l’abitudine di farsi accompagnare dalla scorta di Stato agli incontri con ultras pregiudica-ti. Lui è ospite fisso e artefice della fortuna di Lorenzo Tonetti, ex cameriere nei locali dell’Ippodromo, ora factotum dello stesso Galliani e amico dei padrini del tifo milanese. Che affollano le sale del Giannino, di cui Tonetti è uno dei titolari, pressoché quotidianamente. E con loro, arrivano anche imprenditori calabresi in odore di mafia.
Questo il milieu di uno dei più noti locali della movida milanese che in questa zona incrocia diversi interessi. Al civico 31 della stessa via ci sono gli uffici della New Parking Company, società di parcheggi, ora inattiva, e tra i cui soci compare quel Marco Clemente che assieme allo stesso Grancini, si legge nelle carte dell’ultima inchiesta sulla mafia al nord, si dava da fare per farottenerefavoricarcerarialpadredi un boss della ’ndrangheta che comanda a Limbiate. Nel popoloso paese dell’hinterland milanese, uomini del Pdl vicini al ministro La Russa hanno incassato moltissime preferenze alle ultime regionali di aprile.
Via Vittor Pisani regala altri locali stroboscopici. Il Giannino, però, resta il sancta santorum. Cenare qui significa avere un credito da giocare sul tavolo di questa nuova Milano da bere. Che siano ragazze con cui passare la notte, o affari che agganciano pericolosamente politica e mafia.