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 2010  novembre 02 Martedì calendario

«La sfida dell’Italia? Basta burocrazia puntiamo sui giovani» - Osate, ragazzi, e magari diventerete come lui

«La sfida dell’Italia? Basta burocrazia puntiamo sui giovani» - Osate, ragazzi, e magari diventerete come lui. Pietro Scott Jovane ha 42 anni e fa un lavoro che alla sua età di solito si sogna:l’amministra­tore delegato di Microsoft Italia. Tutto è nato così, osan­do nell’anno 1994, quando si è presentato davanti a Pie­tro Scaroni con un’idea per la privatizzazione del grup­po vetrario Siv: «Oddio, il col­loquio andò benissimo, tran­ne che mi dissero che il mio curriculum era un disastro». Però poi Jovane davvero en­trò nel team preposto alla prima privatizzazione italia­na ed ora, appunto, da giova­ne ( «con il cognome che por­to... ») guida il ramo italiano di una delle aziende più grandi al mondo: «Però at­tenzione, io dico ai ragazzi di osare, ma non che tutto è dovuto. Io all’inizio facevo fotocopie, davvero. Intanto però leggevo documenti e imparavo, così come quan­do ero chiamato a tradurre atti importanti dall’inglese. Insomma, osare sì, ma con la cresta bassa». Forse questo potrebbe es­sere il motto per l’econo­mia italiana. «Certo, noi siamo un Pae­se dove i dirigenti hanno un’età più alta rispetto alle altre nazioni europee». Un Paese per vecchi... «Un Paese che spesso non rischia. E invece potrebbe farlo, investendo sulle perso­ne. E lo dico anche per il set­tore pubblico». Dove ormai è impossibile fare nuove assunzioni. «Non ce n’è bisogno: la pubblica amministrazione ha i numeri per funzionare meglio. Si tratta solo di moti­vare le professionalità, ci vuole un cambiamento di rotta». Come? «Le faccio l’esempio di Mi­­crosoft: quando sono entra­to avevo sopra di me un ma­n­ager che aveva come scopo il fatto che io avessi succes­so. Perché vede, rischiando sulle persone si può solo fare bella figura». Quindi ci vogliono più gio­vani al comando. «Attenzione: da noi in azienda i giovani hanno po­che reti di protezione, crean­do responsabilità si ha più possibilità di successo. Ma ci vuole sempre qualcuno con maggiore esperienza che lo guidi e corregga la rot­ta ». Cosa che secondo lei po­trebbe funzionare. «Certamente, l’Italia è il Paese delle eccellenze. Biso­gna solo rivalutare il ruolo d el civil servant : che in italia­no però si traduce servo civi­le ». Suona brutto... «Orribile». Invece? «Invece io sono figlio di un civil servant : lavorare per la nazione deve essere un orgo­glio per tutti». E allora cosa fa Microsft per l’Italia? «Molto. Innanzitutto, an­che in periodo di crisi, abbia­m­o assunto giovani dall’uni­versità: li mandiamo due an­ni in giro per i nostri uffici nel mondo a lavorare e a stu­diare. E poi diamo loro gli in­carichi che si sono guada­gnati ». E gli investimenti? «Ci stiamo lavorando, pro­prio nel settore pubblico. Se la PA avesse già investito di più in tecnologia la crisi si sa­rebbe sentita ancora di me­no. Eppure è strano: abbia­mo tutti lo smartphone più moderno in tasca, ma se si parla di digitalizzazione...». Quali progetti, insom­m a? «I principali sono in tre set­tori: giustizia, sanità e scuo­la ». Settori complicati... «Già complicati dall’arre­tratezza tecnologica. Lei sa che lo Stato utilizza un inte­ro palazzo per archiviare car­te legali che nessuno leggerà mai più?». In effetti uno spreco. «Ecco, con il ministro Alfa­no a­bbiamo avviato una col­laborazione per digitalizza­re i processi in tribunale: l’ar­chiviazione elettronica fa perdere molto meno tempo e permetterebbe di smaltire centinaia di migliaia di udienze arretrate». Una riforma epocale. E per gli ospedali? «In quel caso l’accordo è in corso con le Regioni: pen­si allo spreco di doversi por­tare sempre in giro le pro­prie cartelle cliniche. Con un sistema di databese incro­ciati, aggiornabili in tempo reale, la salute del cittadino sarebbe sempre sotto con­trollo. Noi speriamo che que­sto avvenga in tempi brevi». La scuola, infine. «Grazie al ministro Gelmi­n­i il prossimo anno sarà pos­sibile avere i libri di testo in forma digitale. Sa quanto può risparmiare una fami­glia? Cinquecento euro: le sembra poco?» Direi di no. «E poi abbiamo un proget­to pilota di informatizzazio­ne in un istituto pubblico di Galatina che sta dando gran­di risultati. C’è una cosa che mi sembra pazzesca: che a scuola si insegni ancora in­formatica. Oggi informatica è in tutte le materie». Insomma: secondo Micro­soft basta poco per cam­biare il motore economi­co del nostro Paese. «Bisogna osare, glielo ripe­to. E non vedo rischi. Mi la­sci dire un’ultima cosa pe­rò... » . Prego. «Il motore economico di questo Paese si cambia con una maggiore considerazio­ne delle donne. Da questo punto di vista siamo dei tro­gloditi ». Prego? «Senta: sappiamo tutti che una donna diventerà ma­dre, poi quando accade ci sorprendiamo. La soluzio­ne? Noi qui in Microsoft lavo­riamo sui risultati, non sulle ore di presenza in ufficio: tut­ti hanno telefono e pc colle­gato in rete, il telelavoro non è una regola, ma una realtà dei fatti. E succede che quasi tutte le mie colleghe rientra­no subito dalla maternità. Non è logico?». Lo sarebbe. «Si fidi: se il nostro Paese osasse solo un po’ di più...».