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 2010  novembre 02 Martedì calendario

Porta la moglie in Olanda per farla morire - Un cervello spento, un sondino in gola a obbligarti a vivere, un po’ come si fa con le piante, e il bip martellante di una macchina come macabro metronomo che scandisce i battiti di un sonno tenuto «sve­glio » per forza

Porta la moglie in Olanda per farla morire - Un cervello spento, un sondino in gola a obbligarti a vivere, un po’ come si fa con le piante, e il bip martellante di una macchina come macabro metronomo che scandisce i battiti di un sonno tenuto «sve­glio » per forza. Nella speranza del miracolo. Eluana Englaro, addormen­tata come un fiore senza più petali, in questo stato rimase 17 anni. Mentre fuori c’era chi lottava: chi per «lasciarla anda­re »; chi per farla «resistere». Un’agonia infinita, spezzata da un padre, dai giudici e da un medico finito sotto proces­so. Anna Busatto non ha dovu­to attendere così a lungo. La spina se l’è fatta staccare in Olanda. Lo prevede la legge per chi non ha più speranze. E lo chiede. Come aveva dettato lei, nel suo testamento biologi­co. Sposata con un olandese e con doppio passaporto, per andarsene ha bypassato la no­stra legge che «non c’è». Mar­tin Van den Burgt, aveva chie­sto ai medici italiani la «dolce morte» per la sua donna. An­na, 57 anni, era in grado di re­spirare da sola ma da un anno per nutrirsi aveva bisogno di un sondino. Il caso stavolta non è finito sul tavolo di magi­strati e medici periti, le co­scienze non hanno dovuto liti­gare sull’etica, su quanto si possa disporre della propria esistenza. Su precetti e religio­ne. Fino a marzo Anna era sta­ta tenuta in ospedale a Mira­no. Poi era stata rimandata a casa, con istruzioni per conti­nuare l’assistenza. Martin con­tinuava a chiedere che fossero esaudite le volontà della sua compagna, ricevendo però sempre la solita risposta: «Non si può staccare la spina». Anche per un eventuale lun­go trasporto la dirigenza dell’ Asl 13, l’azienda sanitaria di Ri­viera del Brenta e Miranese, era preoccupata di non riusci­re a garantire la vita della pa­ziente nel tragitto in ambulan­za. Ma non solo: nel nostro Pa­ese il testamento biologico non ha valore giuridico. L’amore contro la scienza, la speranza. E la fede. In Olan­da, Belgio, Svizzera, l’eutana­sia è ormai pratica comune. Si scopre che in Francia il 94% della gente sarebbe favorevo­le a una legge che l’autorizza, un dato in aumento di 6 punti rispetto al 2001. Per quanto riguarda Anna però c’era il dubbio. Il diretto­re sanitario dell’Asl 13, Filip­po Accietto, nei suoi referti parlava di «coma vigile». Lui, forse, intravedeva una luce. «Non è vero- ribatteva il mari­to - mia moglie è in stato vege­tativo. Lei di giorno apre gli oc­chi e di notte li chiude. Non si può ancora dire stato vegetati­vo permanente, bisogna atten­dere almeno sei mesi. La sua condizione è assolutamente identica a quella di Eluana En­glaro. La differenza, è che io non posso e non voglio passa­re 17 anni in causa per farla smettere di soffrire». Nel frattempo, Martin la ac­cudiva con amore, mostrava addirittura su internet le im­magini del calvario, negli ulti­mi tempi vissuto nella loro ca­sa, una dolce villetta costruita come un nido in via Rossini a Gardigiano di Scorzè, in pro­vincia di Venezia. «Non ho mai voluto l’eutana­sia, ho solo chiesto che si evi­tasse l’accanimento terapeuti­co », racconta. A giugno, la svolta: Martin era riuscito a trasferire la mo­glie in una casa di cura nel suo Paese d’origine grazie all’am­bulanza messa a disposizione da una ditta olandese. «Anna si è spenta lo scorso 14 ottobre per morte naturale - spiega ora- , l’abbiamo accudita e cu­rata fino all’ultimo. Ma aveva grossi problemi ai reni, aveva avuto una grave polmonite. I medici hanno eseguito la stes­sa procedura effettuata su Eluana Englaro e le hanno staccato il sondino». Interru­zione delle cure, dunque. Tec­nicamente non si potrebbe parlare di eutanasia. «Era quel­lo che voleva, me l’aveva chie­sto lei - continua Martin - . Co­sì sono riuscito a far rispettare la volontà di mia moglie». Anna, cattolica come suo marito, è stata cremata, e do­po una cerimonia in Olanda si terrà un secondo rito funebre in cimitero a Gardigiano, gio­vedì alle 11.30. «La messa non è stato possibile celebrarla ­spiega Van den Burgt - . Non importa, la saluteremo in un altro modo, faremo un’altra cerimonia. L’importante è ri­cordarla in qualche modo, amici e parenti la saluteranno per l’ultima volta giovedì».