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 2010  novembre 02 Martedì calendario

Cristiani in Medio Oriente: rischiare la vita per una messa - «Il Corano ordina di im­porre la religione con la spada e dà al musulmano il diritto di uccidere i cristiani con la guer­ra santa»

Cristiani in Medio Oriente: rischiare la vita per una messa - «Il Corano ordina di im­porre la religione con la spada e dà al musulmano il diritto di uccidere i cristiani con la guer­ra santa». Lo aveva scritto nel suo intervento al Sinodo il ve­scovo libanese Raboula Antoi­ne Beylouni, chiedendo agli islamici una riforma che con­testualizzi certi passaggi cora­nici e ne impedisca l’uso vio­lento. Ancora una volta, pur­troppo, quelle parole si sono trasformate in triste realtà, con l’eccidio nella chiesa siro­cattolica di Bagdad. Certo, si dirà, i fatti che accadono in Irak e che vedono spesso vitti­me di una guerra intestina gli stessi musulmani sono provo­cati dal­l’instabilità e dall’ingo­vernabilità del Paese, divenu­to sentina di ogni terrorismo ed estremismo. Ma colpisce che stiamo aumentando, e proprio nei luoghi che hanno visto il cristianesimo nascere e convivere per secoli con al­tre religioni, i casi di fedeli cri­sti­ani assassinati soltanto per­ché la domenica hanno parte­cipato alla messa. Berthold Pelster, ricercatore dell’asso­ciazione «Aiuto alla Chiesa che soffre», ha dichiarato di re­cente ad Avvenire che tra il 75 e l’85 per cento degli atti con­tro una religione nel mondo avvengono contro i credenti di Cristo. L’Irak «liberato» do­po la guerra del 2003 detiene un triste primato nell’area,da­to che negli ultimi sette anni i cristiani ammazzati sono sta­ti 864, e c’è il progetto – a cui si oppongono i cristiani dei vari riti – di creare una sorta di ri­serva protetta al Nord del Pae­se, sradicando una presenza millenaria da molte regioni e città. Ma anche nel «laico» Egitto il fondamentalismo è in cresci­ta. Fino a qualche tempo fa si diceva che l’unico problema nel Paese era l’eventuale vo­lontà di cambiare religione, cioè di abbandonare l’islam per farsi cristiani, dato che il proselitismo è vietato. Poco meno di un anno fa, a Natale, sette cristiani copti erano stati uccisi a Nag Hammadi, villag­gio egiziano nel governatora­to di Qena, vicino al sito ar­cheologico di Luxor. Stavano uscendo dalla chiesa di Anba Basaya, dopo la messa di mez­zanotte. Così come sono tristemente noti a tutti i problemi che esi­stono in Turchia, Paese dove i cristiani sono nel mirino: don Andrea Santoro è stato am­mazzato dentro la sua chiesa nel 2006, mentre è del maggio scorso il brutale assassinio del vescovo Luigi Padovese, che ha avuto la testa quasi reci­sa dal suo autista al grido di «Allah è grande». Il coraggio­so vicario apostolico di Smir­ne, l’arcivescovo Ruggero Franceschini, due settimane fa al Sinodo sul Medio Oriente aveva parlato di «omicidio premeditato», denunciando l’«oscura trama di complicità tra ultranazionalisti e fanatici religiosi». E che dire dell’India e del Paki­stan, delle violenze quotidia­ne, degli attacchi a chiese, scuole cattoliche e protestan­ti, dei massacri? È del gennaio scorso la notizia della morte di una dodicenne cristiana, Shazia Bashir, uccisa dalle vio­lenze del suo datore di lavoro, un potente avvocato musul­mano di Lahore, in Pakistan. Un’altra dodicenne cristiana, Lubna Masih, è stata stuprata e uccisa da un gruppo di giova­ni musulmani due settimane fa a Rawalpindi, nella stessa città in cui, poco tempo pri­ma, Arshed Masih, autista trentottenne, è stato massa­crato perché rifiutava di con­vertirsi come voleva il suo pa­drone, mentre la moglie che ha osato denunciare il fatto è stata stuprata dai poliziotti. Gli atti di violenza cieca non si fermano davanti a niente, è ve­nuto ormai meno il rispetto per i luoghi sacri delle altre re­ligioni. In un comunicato dif­fuso ieri, il vescovo di San Ma­rino e Montefeltro, Luigi Ne­gri, a proposito delle vittime di Bagdad, ha dichiarato: «Io mi sento di ascrivere alla mol­titudine dei santi questi nostri fratelli, fra i quali due sacerdo­ti, che sono stati massacrati per un atto di terrorismo. Si ve­de chiaro ogni giorno che pas­sa, che il terrorismo interna­zionale ha un obiettivo esplici­to: la conquista islamica del mondo e, all’interno di que­sto obiettivo che certamente sarà a più lunga scadenza, un obiettivo più immediato cioè la distruzione del cristianesi­mo in Terra Santa, nel Medio Oriente e poi, più o meno, in tutti i Paesi anche di antica tra­dizione cristiana».