Alberto Berticelli, Corriere della Sera 02/11/2010, 2 novembre 2010
«PRESSIONI SULLA FUNZIOANRIA PER LIBERARE RUBY» —
Quando agli inizi di maggio Giorgia Iafrate, commissario capo della polizia, fu destinata a dirigere il quarto turno delle volanti di Milano, mai si sarebbe immaginata che una ventina di giorni più tardi si sarebbe trovata in una situazione a dir poco scomoda: scaraventata e pressata dal capo di gabinetto della questura a «risolvere» un problema che, a memoria di poliziotto, non è capitato a nessuno. Quello di aggiustare una situazione che stava a cuore addirittura al premier Silvio Berlusconi: lasciare andare velocemente una minorenne e straniera, forse nipote del presidente egiziano Mubarak, fermata per un sospetto furto. Cosa sia successo, cosa sta succedendo, le polemiche che infuriano da giorni, è sotto gli occhi di tutti. Un meccanismo che non si sa come andrà a finire e che potrebbe stritolare chiunque. Perché chi fa il lavoro del commissario Iafrate sa che le strade di un poliziotto sono lastricate di bucce di banana.
Giorgia ha trent’anni, è di Frosinone, è laureata in giurisprudenza e ha frequentato un master in scienze forensi. In polizia è dal 2007, quando ha vinto il concorso. Quindi vari «assaggi» di formazione in alcune zone d’Italia ed ecco la prima destinazione: Milano, ufficio delle volanti. Un posto che ai giovani e brillanti commissari fa gola. È un trampolino di lancio, l’osservatorio dal quale si viene a contatto con i problemi della città, dove ci si scontra con la criminalità da strada, dove si affrontano problematiche sociali di tutti i tipi. Minuta, capelli castani, due grossi occhi che mischiano verde con blu, ha dimostrato di avere in più occasioni un carattere d’acciaio (il 10 ottobre scorso bloccò le persone che avevano ridotto in fin di vita il tassista che aveva accidentalmente travolto e ucciso un cane).
Certo, l’esperienza è quella che si fa sul campo e per formare un buon commissario ci vogliono anni. Esattamente il contrario di quello che avviene da decenni, senza che nessuno vi ponga rimedio. Il turn over è impressionante. Ogni notte un giovane funzionario (i turni sono cinque) è il responsabile di tutto ciò che avviene in città. Dipende dalla sua preparazione, dal suo buon senso, dalla squadra che lo sorregge, districare i casi più spinosi. Giorgia era sfortunatamente in servizio la sera in cui il presidente del Consiglio ha chiamato in questura. «Era agitatissima» ricorda chi c’era, «correva avanti e indietro tenendo il cellulare incollato all’orecchio con il capo di gabinetto che la pressava affinché facesse presto e lasciasse andare la marocchina». Lei si è barcamenata come meglio ha potuto cercando di ottenere l’identificazione certa di Ruby prima di autorizzarne la consegna alla consigliera regionale Nicole Minetti.
Se si è comportata rispettando tutte le procedure sarà stabilito dalla magistratura che l’ha già interrogata. Lei, come tutti gli operatori della questura, è già stata assolta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni: «Procedura rispettata». Di certo Ruby è stata affidata alla Minetti dopo essere stata identificata con certezza e fotosegnalata. Consigliata da un collega anziano, il giovane commissario non ha controfirmato il verbale di affidamento. «E ha fatto benissimo» dice ancora chi c’era. «La firma spetta solo agli operatori».
Alberto Berticelli