Giulio Giorello, Corriere della Sera 31/10/2010, 31 ottobre 2010
SE LA FORTUNA S’INCHINA ALLA STRATEGIA DI GRUPPO
Superenalotto colpito e affondato! Ma questa volta non si tratta di un singolo baciato dalla fortuna, bensì di settanta beniamini della sorte. La prima reazione potrebbe essere la constatazione che la cosa ha dell’ incredibile e che la consolidata tradizione dei «vincitori del sabato» (di cui a suo tempo già si è parlato sul Corriere: sembrava che ci fossero dei giorni più «propizi» di altri, ma erano semplicemente quelli in cui la gente tentava di più la fortuna) ha ancora una volta sfidato le leggi della probabilità. Mi viene in mente, però, una celebre testimonianza del grandissimo matematico Bruno de Finetti (che ha rinnovato nel Novecento i fondamenti di questa disciplina). A proposito di lotterie in cui era difficilissimo vincere, ricordava la battuta paradossale del suo maestro di statistica, Corrado Gini: «Se qualcuno ha vinto, va messo subito in galera, perché quasi sicuramente ha imbrogliato». In questo nostro caso, allora, la polizia avrebbe il suo bel da fare! Ma noi non la pensiamo affatto così. L’ improbabile, per quanto sia tale, non coincide con l’ impossibile; anzi, come diceva Sherlock Holmes, scartate tutte le alternative, resta la soluzione più razionale. Niente magie meravigliose, niente incantamenti, e nemmeno imbroglio. Piuttosto, se una congiura c’ è stata (quello che tecnicamente si chiama un sistema di giocate), è stata «una congiura degli innocenti». In altri termini, la combinazione fortunata è stata fatta circolare tra gli scommettitori, e in un modo o nell’ altro è diventata una strategia di gruppo. Per quali ragioni sia stata proprio quella e non un’ altra, resta ovviamente un mistero. Dovremmo saperne di più della psicologia di quei giocatori che ci hanno creduto, al punto di decidere di agire collettivamente come se fossero un unico personaggio. Comunque sia, così sono andate le cose nel pieno rispetto delle leggi della probabilità, ma anche in ossequio ai dettami della dea Fortuna; questo, però, è solo il nome che diamo per comodità a un intreccio di moltissime cause che non potremmo mai specificare una per una.
Giulio Giorello