ILARIA SALA, La Stampa 2/11/2010, pagina 16, 2 novembre 2010
Parte in Cina il censimento del millennio - È cominciato in Cina il censimento più grande della storia, con circa sei milioni di addetti che per dieci giorni cercheranno di determinare il numero degli abitanti del Paese andando di porta in porta per tutta la nazione
Parte in Cina il censimento del millennio - È cominciato in Cina il censimento più grande della storia, con circa sei milioni di addetti che per dieci giorni cercheranno di determinare il numero degli abitanti del Paese andando di porta in porta per tutta la nazione. I risultati saranno resi pubblici nell’aprile 2011. Contrariamente ai censimenti avvenuti nel passato (l’ultimo, dieci anni fa, aveva stabilito che i cinesi fossero appena al di sotto di 1,3 miliardi di persone) quello di oggi non si accontenta di controllare l’esattezza della registrazione urbana o rurale degli abitanti. Ovvero, non verrà tenuto conto del cosiddetto hukou che suddivide la popolazione in due categorie diverse. L’intenzione è quella di verificare quanti di coloro registrati come «rurali» siano in realtà residenti e lavoratori urbani, emigrati dalle campagne. Per la prima volta saranno anche contati i residenti stranieri in Cina, il cui numero è andato aumentando con l’aprirsi del Paese e la recente crescita economica. Feng Nailin, direttore del Dipartimento di statistiche sulla popolazione e l’impiego, dell’Ufficio Nazionale di Statistica, in una conferenza stampa ha precisato che «la popolazione migrante è un problema considerevole per il censimento». Dieci anni fa, infatti, seguendo le indicazioni date da questo tipo di suddivisione della popolazione, erano stati contati come contadini 800 milioni di persone - una cifra considerata eccessiva da tutti gli esperti. Il mastodontico esercizio è ora una campagna politica in piena regola, con città tappezzate di cartelli che incitano a «collaborare con il censimento per favorire lo sviluppo di una società armoniosa», secondo lo slogan più in voga. Nel distretto pechinese di Chaoyang, per esempio, grandi lenzuoli di plastica sono stati appesi lungo i marciapiedi, ricordando che «il censimento è a beneficio di tutti», e volti di bambini che dicono: «Mamma, non dimenticarti di dire di me agli addetti al censimento. Anch’io devo essere contato!». La questione dei bambini, infatti, è potenzialmente la più scottante di tutte. Sia perché uno degli scopi dell’esercizio è quello di determinare quante nascite fuori dal piano regolatore sono avvenute in questi anni, sia per capire quanto esteso sia il problema delle bambine «mancanti», ovvero soppresse tramite gli aborti selettivi - formalmente illegali ma ampiamente praticati - nel tentativo di aumentare le possibilità di mettere al mondo l’agognato figlio maschio. La politica del figlio unico in realtà non riguarda la popolazione intera: due figli unici urbani che contraggono matrimonio hanno diritto ad avere due bambini, se lo desiderano, così come sono ammessi due bambini nelle campagne nel caso che il primo parto abbia prodotto una femmina. I gruppi etnici minoritari hanno il permesso di avere più figli. Ma molti fra i più privilegiati preferiscono oggi pagare le multe previste per le nascite fuori dal piano piuttosto che rinunciare al desiderio di una famiglia più numerosa. Se i genitori non sono in grado di pagare la multa, però, i bambini nati in violazione della politica del figlio unico non hanno accesso all’educazione, alla sanità e ad altri servizi pubblici. Per arrivare a contare in modo realistico gli abitanti del Paese, dunque, le autorità hanno deciso di abbassare del 30 percento la multa da pagare per i figli «supplementari» (che ammonta ora a 186 mila yuan, poco più di 20 mila euro), o suddividerla in rate mensili per le famiglie meno abbienti. Le difficoltà nel portare avanti il gigantesco esercizio si sono rivelate in modo imprevisto fin dalle prime settimane di lavoro preparatorio - come hanno dichiarato alla stampa diversi addetti al censimento infatti, oggi molte famiglie cinesi non si sentono più in dovere di rispondere alle domande che vengono poste da emissari del governo, dal momento che ormai molti sono impiegati nel settore privato, e vedono la serie di domande poste per il censimento come un’intrusione nella vita privata. Per ovviare a questo inconveniente, gli addetti al censimento devono far firmare alle famiglie un documento in cui viene dichiarato che le informazioni rilasciate saranno strettamente confidenziali, e che non sono autorizzate domande sui redditi privati e familiari.