Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 30 Sabato calendario

IL PREMIER SI DIFENDE: «AMO LA VITA E LE DONNE»


Ha provato a deviare l’attenzione con una bordata a effetto che, in altre giornate, sarebbe stata l’apertura di tutti i quotidiani del Paese. «Sul costo del lavoro e i sindacati, Marchionne ha ragione», ha scandito Silvio Berlusconi. Tutto inutile. Per questo, subito dopo, ha preso di petto l’affaire Ruby: «Amo la vita, amo le donne». Ma è davvero preoccupato, il Cavaliere. La Lega, Tremonti, Veronica: la sua grande paura è un «regolamento di conti interno». A ritmo di bunga bunga.
Sì, c’è anche la sua (ormai ex) moglie negli incubi del Cavaliere degli ultimi tre giorni. E una causa di divorzio che potrebbe clamorosamente complicarsi. Poco più di una settimana fa, infatti, la signora Veronica ha presentato una memoria che ha riportato l’orologio della trattativa con «Silvio» all’inizio della querelle. Tre milioni e mezzo di euro al mese, «a titolo di mantenimento». E il nuovo fronte sulle abitudini festaiole del presidente del Consiglio ad Arcore, al di là di quando le feste hanno avuto luogo, può senz’altro rappresentare un nuovo asset della difesa della Lario.
Le possibili complicazioni nella delicata partita del divorzio sono solo la punta di un iceberg. Il file «bunga bunga», a prescindere dalle pubbliche ironie del premier («Il bunga bunga è una cosa seria»), è un ostacolo pericoloso. E l’ombra della diciassettenne Ruby fa più paura della diciottenne Noemi e della più adulta D’Addario.
Nella ristretta cerchia dei berlusconiani, per adesso, non è la ragazza in sé a destare le maggiori preoccupazioni. Anzi. Sul caso della telefonata di Palazzo Chigi alla Questura, il Cavaliere ha rivendicato la sua buona fede («Non ho mai fatto interventi di un certo tipo: ho semplicemente segnalato che c’era una persona che si proponeva per l’affidamento. Tutto qui»). E lei, Ruby, «rubacuori» come il suo nickname su Facebook, ha confermato: «Berlusconi? Né rapporti sessuali né rapporti di amicizia. Posso dire di aver fatto quasi un giro alla Caritas. Lui mi ha aiutata, mi ha salvata da una situazione difficile».
A far paura, adesso, è il fuoco amico. «Questa storia è una roba di poco conto», confessa uno dei consiglieri berlusconiani. «Ma in molti», aggiunge la fonte, «potrebbero cavalcarla per indebolire Berlusconi».
Il riferimento non è tanto a Gianfranco Fini, che ha dato ordine ai suoi di rimanere alla larga da dichiarazioni di ogni tipo. Quando alla faida in corso in quel che resta del corpaccione di governo, con Tremonti e la Lega da un lato e i berlusconiani ortodossi dall’altro. «Il premier è amareggiato», ha confessato pubblicamente ieri Mariastella Gelmini. E la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente, soprattutto se nella lista degli ospiti dei bunga-bunga-party venissero fuori altri nomi che stanno nel gotha del centrodestra.
Il ministro dell’Economia tace. Ma, vista la sua antica ritrosia a intervenire sui casi di gossip e cronaca, questa non è una novità. Il «problema», come sussurrano dalla maggioranza, è il singolare silenzio di Roberto Maroni. Il titolare del Viminale ha ricevuto dal questore di Milano una relazione in cui, in merito alla telefonata di Palazzo Chigi che ha “liberato” Ruby, viene ribadito il «rispetto delle procedure». Ma più d’uno, nel sancta santorum leghista, è disposto a scommettere che il ministro dell’Interno non sia affatto di buon umore. Persino Bossi, che solitamente spezza una lancia in favore dell’amico Silvio, stavolta non si sbilancia. Infatti, alle domande dei giornalisti sul bunga bunga, si limita a rispondere con un’altra domanda: «Ma non avete proprio un c.... da fare?».
È possibile che, nelle prossime ore, il Viminale si faccia sentire. Ma il silenzio di tutti i nemici interni - Tremonti e Fini su tutti - è il segnale che, sotto le ceneri di una maggioranza votata al mutismo, può covare un regolamento di conti. Infatti, nel ripetere in continuazione il ritornello del «vogliono solo logorarmi», Berlusconi non ha in mente l’opposizione. Ma il fuoco amico.
È qui che spunta la madre di tutte le ansie del berluscones. Tra Ruby e il bunga bunga, «Silvio» ha perso per strada anche il piano B: quello della minaccia delle urne anticipate. L’attesa del prossimo sondaggio, che fotograferà la popolarità del Cavaliere dopo l’ultimo scandalo, è vissuta con grande apprensione. Per non parlare di un altro effetto collaterale, che riguarda i rapporti con la Chiesa. Uno dei suoi “ambasciatori” presso la Santa Sede gli avrebbe esposto il problema senza troppi giri di parole: «Ci hanno condonato la bestemmia. Ma ora è tutto più difficile». Altro che falchi e colombe. Su Palazzo Chigi, adesso, volano gli avvoltoi.