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 2010  ottobre 31 Domenica calendario

Che scandalo il crac dell’università Sotto accusa tutto il «sistema Siena» - Siena Dopo anni di grandeur, ti sve­gli una mattina e scopri di avere 270 milioni (nel senso di euro) di debiti

Che scandalo il crac dell’università Sotto accusa tutto il «sistema Siena» - Siena Dopo anni di grandeur, ti sve­gli una mattina e scopri di avere 270 milioni (nel senso di euro) di debiti. Non dev’essere stato un bel risveglio. Soprattutto se il debi­to è quello di un ateneo che, come quello senese, non solo è antico e glorioso ma soprattutto è parte in­tegrante del cosiddetto «sistema Siena». Ovvero di quel trittico di potere che, basato sui pilastri poli­tica- banca-università, governa da sempre, in salsa rossa la città del Palio. Per far fronte al debito, e in attesa di individuare i responsa­bili (per la vicenda gli inquisiti so­no 27, tra cui il rettore uscente Sil­vano Focardi e il suo predecesso­re Piero Tosi), si vende dolorosa­mente un po’ di gioielli di fami­glia, ma ogni giorno si aprono nel bilancio nuovi e inattesi buchi, dando vita a un valzer di ammini­­stratori che non sembra avere fine e che mette seriamente a rischio l’operatività stessa della struttura didattica. Nelle more si elegge il nuovo rettore, l’economista Ange­lo Riccaboni. Ma anche questa de­signazione entra subito nel turbi­ne delle contestazioni, tra ricorsi e veleni, e la nomina non può esse­re formalizzata dal ministro. Tor­nano così in gioco i tempi delle in­dagini della magistratura e della Guardia di Finanza. Nell’impas­se, il Ministero minaccia il com­missariamento. E mentre in que­sta situazione l’Università, allo stremo, annaspa, l’establishment politico e accademico sembra de­starsi dal torpore e cadere dalle nu­vole. Le stesse dalle quali, sul ca­so, dichiara di cadere l’ex rettore­padrone Luigi Berlinguer, l’artefi­ce – erano gli anni ’80 - della pro­rompente crescita dell’Universi­tas Senarum. Si arriva così alla stretta attualità che, in slang tosca­no stretto, è quella delle «porte coi sassi». Ovvero l’acqua alla gola. Scadono formalmente domani, in­fatti, le cariche sia del rettore che del direttore amministrativo. Aprendo la prospettiva, in man­canza di nomine, di un duplice vuoto gestionale che potrebbe ri­sultare esiziale per il già sofferen­tissimo ateneo, attualmente privo anche del pro rettore e di tutti i diri­genti amministrativi. E qui, a dimostrazione di quan­to l’Università sia una pietra ango­lare del sistema, torna in gioco la politica. Il centrodestra, tramite il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, invoca da parte del Ministero la nomina di un commissario che prenda in ma­no il timone di una nave ormai alla deriva. Il centrosinistra, per boc­ca del deputato senese del Pd Franco Ceccuzzi (candidato in pectore, tra pochi mesi, alla poltro­na di sindaco), si oppone, veden­do in quest’ipotesi un’altra tappa della «politica del rinvio» di cui, agitando lo spettro di striscianti «privatizzazioni», viene accusata Maria Stella Gelmini. La quale in­vece, in attesa di schiarimenti giu­diziari, starebbe pensando di chie­dere un parere all’Avvocatura del­lo Stato circa la nomina del nuovo rettore e di affidare nel frattempo la gestione dell’ateneo al decano dei docenti, ovvero l’inglese Paul Corner, professore ordinario di Storia dell’Europa nella Facoltà di Scienze Politiche. Per martedì, in­tanto, è stata convocata una sedu­ta straordinaria del Senato accade­mico alla quale, non a caso, Cor­ner è stato esplicitamente invita­to. Tutt’intorno, a guardare, stan­no i 2.500 dipendenti tra docenti (1.069), amministrativi (1.200) e altri, il cui stipendio è a rischio. An­che se in città non manca chi, iro­nizzando, preconizza per l’Univer­sità un salvataggio «politico» in calcio d’angolo. Anzi, in Corner.