Luciano Gulli, il Giornale 31/10/2010, pagina 12, 31 ottobre 2010
La donna delle pulizie cancella per errore un «capolavoro» - In principio - correva la primavera del ’61 - fu «la merda d’artista » in barattolo di Piero Manzoni
La donna delle pulizie cancella per errore un «capolavoro» - In principio - correva la primavera del ’61 - fu «la merda d’artista » in barattolo di Piero Manzoni. Che quarant’anni dopo si potesse arrivare alle dita mozzate (tranne il medio, bello eretto in tutta la sua eloquenza) in bella vista davanti al palazzo della Borsa di Milano; o al feto impiccato nel suo stesso cordone ombelicale a causa della pillola, la RU 486, che pare avere a sua volta la sigla di un U-boot, non avrebbe dovuto stupire nessuno fin da allora. Ma poiché c’è una giustizia a questo mondo- la giustizia dei cuori semplici, che sanno riconoscere un re anche quando è nudo, e spernacchiarlo come si merita - ecco in arrivo da Verona questa meravigliosa notizia che ci riempie di commossa gratitudine. La notizia dice di una donna di servizio che avendo visto una «macchia di sangue» sul pavimento, accanto a una «scultura» esposta al Palazzo della Ragione, a Verona, l’ha semplicemente rimossa, lavata via, ripulendo il pavimento per bene. Peccato che quella pozzanghera di «sangue» (in realtà una vernice in tutto simile a quelle usate nei film horror) facesse parte integrante di un essudato creativo, per così dire, di tal Umberto Vaschetto, artista tuttora sconosciuto a questo comando, che a Verona espone appunto un feto che tenta di evadere dal corpo materno utilizzando un bisturi. Ecco, quel sangue rimosso veniva da lì, da quella ferita sul pancione della puerpera, ne faceva parte integrante; sicchè ora si potrebbe dire che l’opera del signor Vaschetto sia stata sfregiata, vetrioleggiata, come se avessero fracassato un piede alla Pietà Rondanini, o avessero infilato una carota nell’occhio del bue di Picasso, in «Guernica». L’unica a non credere alla «colpevolezza» dell’inserviente ( intenzionale autrice, ci piace pensare, di questo clamoroso, sensato sberleffo) è la gallerista Sabrina Sottile, Dio la perdoni, che giura di aver espressamente raccomandato alla donna delle pulizie (che molto giustamente- in subordine, ci piace sempre pensare- avrà ritenuto la raccomandazione uno scherzo, agendo di conseguenza) di non ripulire quella stravagante macchia sul pavimento. Notizia meravigliosa, si diceva, solo minimamente appannata dal fatto che il facitore dell’opera, il Vaschetto, che si trovava a passare da Verona (per caso, dicono le agenzie: e chi ci crede?) ha subito provveduto a ripristinare la macchia di sangue finto. Dicono le agenzie in arrivo da Verona che gallerista e artista, essendo persone di spirito, avrebbero preso la notizia sul ridere. Insomma, pare che stavolta non ci sarà il clamore suscitato dal caso della scultura (un cavallo decollato, valore 38mila euro) di Mauro Facheris, che finì triturata in discarica dopo essere stata raccolta da uno spazzino che l’aveva vista «abbandonata» in via Mazzini (in realtà alcuni inservienti, nel trasloco, l’avevano lasciata incustodita per qualche minuto). Ma certo è che la mostra «Artistica 2010», in onda in questi giorni nella città scaligera denuncia un rapporto un filino problematico tra la città e l’arte contemporanea. Stupita è la curatrice Sottile, cui tocca amaramente prendere nota di «articoli sui giornali, prese di posizione, un dibattito tale da farci pensare che ci sia un atteggiamento non molto favorevole all’arte concettuale». Ah, quanta ignoranza in giro, signora mia!