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 2010  ottobre 30 Sabato calendario

QUEL CALICE FALSO CHE BEFFÒ HITLER - È

finito nel caveau di una banca di Kloten, alla periferia di Zurigo, in attesa dell´esito di una disputa giudiziaria, il Santo Graal di Hitler. Si tratta di un calice d´oro massiccio, del diametro di 50 centimetri e del peso di 10 chilogrammi, che nel 2001 una ricca signora kazaka ha acquistato per un milione e mezzo di franchi svizzeri (poco più di un milione di euro), da un commerciante di oggetti d´arte di San Gallo, credendo di essersi impadronita del recipiente che avrebbe contenuto il sangue di Cristo e che, in realtà, altro non era se non un cimelio del Terzo Reich.
«Ho speso tutti quei soldi pensando ai poteri che, secondo la leggenda, il Santo Graal trasmette a chi l´ha con sé», ha dichiarato successivamente la donna, denunciando per truffa il faccendiere svizzero che glielo aveva venduto. La perizia di un tribunale del Canton Zurigo, presso il quale il commerciante d´arte è sotto processo in questi giorni ha, infatti, stabilito che il calice valeva non più di 150 mila franchi, essendo stato fabbricato negli anni ‘30. Niente a che vedere, quindi, con la reliquia alla quale, per duemila anni, schiere di credenti e di archeologi, dai cavalieri templari all´Indiana Jones cinematografico di Steven Spielberg, hanno contribuito a circondare di un alone di mistero.
Al fascino del Santo Graal non rimase estraneo neppure Adolf Hitler, convinto della potenza infinita che gliene sarebbe derivata, se fosse riuscito a metterci sopra le mani. Per questo motivo, proprio come ha raccontato Spielberg, sguinzagliò le SS, sulle tracce del prezioso cimelio. Heinrich Himmler, il gerarca che comandava le camicie brune hitleriane, nel 1940 fece mettere a soqquadro due castelli francesi, convinto di trovarci il Santo Graal. «Una convinzione basata sulla lettura del Parsifal di Wagner», ha rivelato il quotidiano elvetico Le Matin. Parsifal, ovvero quel cavaliere della Tavola Rotonda che sarebbe riuscito a vedere il Graal, perché ritenuto sufficientemente puro da potervisi avvicinare.
L´ossessione di Hitler per il sacro calice, ma anche per la lancia che trafisse il petto di Gesù in croce, avrebbe indotto un suo amico, l´industriale Albert Pietzsch, a far fabbricare una copia del Santo Graal, per poi donarla al Führer. «Pietzsch si portò quel segreto nella tomba», ha scritto il settimanale Spiegel. Per il quale, tuttavia, non ci sono dubbi sull´origine del calice, nel frattempo finito in Svizzera. Quando venne ripescato dal lago Chiemsee, in Baviera, fu subito chiaro che si trattava di un oggetto risalente al Terzo Reich. «Hitler - aggiunge lo Spiegel - passava le vacanze sulle rive dello Chiemsee». E la gente del posto, venuta a sapere dell´esistenza di quel grosso calice d´oro, pare ci scherzasse sopra, tanto che finì per diventare «il vaso da notte di Hitler».
Venne gettato nel lago Chiemsee nel 1945, all´epilogo della seconda guerra mondiale, quando gli ultimi fedelissimi del regime tentarono di far sparire tutto, dalle prove dei crimini alle ricchezze rapinate. Lo stesso avvenne, ad esempio, nel lago di Toplitz, in Austria. «Per 14 giorni, ininterrottamente - racconta un testimone dell´epoca - soldati nazisti gettarono in acqua casse piene di sterline». Si trattava delle sterline false che avrebbero dovuto venire utilizzate per mandare all´aria l´economia britannica. Medesimo copione anche al largo della Corsica, dove nel ‘43, prima che gli anglo-americani conquistassero l´isola, finì inabissato il tesoro di Rommel, frutto delle razzie dell´Afrika Corps in Nordafrica. Tutto sparito sul fondo del Mediterraneo, compresa la fortuna colossale che i tedeschi rapinarono al Negus dell´Etiopia, Hailé Selassiè. Si sono volatilizzate, infine, anche le 964 casse contenenti oro, gioielli e oggetti d´arte, che sarebbero state nascoste dai tedeschi nelle gallerie della diga di Stechovice, in Cecoslovacchia. Al loro arrivo gli alleati trovarono solo documenti.