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 2010  novembre 03 Mercoledì calendario

NOI, IN AULA, NAVIGHIAMO NEL FUTURO

Questo articolo è entrato nella macchina del tempo. Ha visto il futuro, ma è stato scritto questa settimana. E contiene altre due anomalie. La prima: parla di scuola, e ne parla bene. La seconda: parla del sud, e lo scopre più avanzato del nord. Entrambe le anomalie «abitano» a Galatina (Lecce), in un viale di prima periferia che si chiama don Tonino Bello (no, non è Di Pietro), dentro a un labirinto di cemento che si chiama Istituto Tecnico Statale Michele Laporta. La scuola del futuro», c’è scritto su una targa inchiodata a due passi dall’atrio. La più moderna d’Italia, l’unica da premiare secondo un pool di esperti che a Città del Capo, in Sudafrica, ha appena incoronato i 56 istituti più innovativi del mondo.
CAVIA VIRTUOSA
L’inaugurazione di questa astronave si è tenuta il 31 gennaio del 2009. Quel giorno a Galatina c’era un ingorgo di ministri, 500 alunni in festa, qualche Tv locale. Il più felice di tutti, però, era Piero Gallo, 43 anni, professore di informatica: è lui il coordinatore, il pilota del progetto-pilota voluto dal ministro Gelmini e da Microsoft «per mettere la scuola italiana al passo coi tempi». «Ci hanno scelto come “cavie” per tre motivi: i voti alti, nessun allievo che abbandona i corsi, la predisposizione alla tecnologia», dice Gallo. Tecnologia che qui è mescolata alla saggezza millenaria. A Galatina i pc regnano sovrani ma il motto che li governa (e ne spiega l’utilità) è vecchio di 2.500 anni: «Se ascolto, dimentico; se vedo, ricordo; se faccio, capisco» (copyright Confucio). Microsoft ha fornito i software (i programmi) e l’hardware, i macchinari. Un laboratorio (che si aggiunge ai tre già esistenti). 100 computer fissi e 55 portatili. Il cablaggio wireless di tutte le aule. SMART Technologies ha fornito e installato 15 lavagne interattive SMART Board, che sono schermi giganti (78 pollici) appesi al muro come le loro «colleghe» d’ardesia. Le vecchie lavagne nere e i gessetti bianchi ci sono ancora, ma sembrano reperti archeologici.
L’IMPEGNO DEI DOCENTI
I docenti hanno studiato molto: 80 ore di corsi tra formazione e aggiornamenti. Preparano le lezioni a casa e le salvano su una chiavetta Usb, che poi infilano nel computer che sta sulla cattedra e che è collegato alla lavagna interattiva. Ogni studente ha le cuffie e un pc «sintonizzato» su quello dell’insegnante. La tentazione di andare su Facebook c’è, «ma i prof, dalla loro postazione, vedono tutti i nostri monitor: impossibile barare», dice Fabio Ciccardi, classe quinta A. Alle lezioni, c’è un clima di festa silenziosa, l’eccitazione del «giocare per sapere». Maurizio Maggio insegna inglese e due volte alla settimana porta i ragazzi in laboratorio. «Con le spiegazioni tradizionali, li tieni a bada 10 minuti, poi cominciano a smanettare coi cellulari. Allora, se proprio devono giocare, che giochino per imparare», dice. I giochi li trova su Internet, su un sito tedesco e su quello dell’università di Oxford. «Così memorizzano più facilmente le parole nuove, le regole di grammatica». Per gli esercizi a risposta multipla, i ragazzi schiacciano i pulsanti su joystick simili a quelli della Playstation: «È come stare a Chi vuol essere milionario: chi vince, diventa ricco di conoscenza», scherza Maggio.
La professoressa di Scienze della materia si chiama Marcella Cafaro ed è tra le più creative. Per far imparare ai ragazzi come funziona l’apparato respiratorio, usa un gioco che assomiglia al piccolo chirurgo. Gli alunni devono mettere nell’ordine giusto e al posto giusto polmoni, bronchi, pleura. Se tutto fila liscio, il paziente resuscita e ringrazie. Se sbagliano, il paziente muore (e il voto scende).
LA "TECNO-SCETTICA"
La professoressa di Lettere e storia Donatella Colomba si proclama tecno-scettica: «E’ un mezzo freddo: sarò all’antica, ma per me i libri vanno toccati, il profumo della carta è sacro». Però ammette: «La memoria dei ragazzi è migliorata: ricordano più quel che vedono e che fanno di quel che ascoltano. E poi mantengono la concentrazione più a lungo: di solito "reggono" 15 minuti, ora arrivano anche a mezz’ora». Le verifiche di storia le fa con i joystick, ma sui temi non transige: «Eh, no: quelli vanno scritti a mano».
I risultati parlano chiaro. Le iscrizioni aumentano. I voti migliorano. I corsi di recupero diminuiscono. L’assenteismo cola a picco. «A fine settembre noi professori abbiamo scioperato e i ragazzi, che potevano starsene a casa, sono venuti lo stesso a scuola», si stupisce Clelia Antonica, vice-preside e prof. di matematica. I genitori sono contenti e informati: il registro di classe è online, e inserendo una password possono controllare assenze, ritardi, voti e note dei propri figli. Sul portale della scuola, ogni professore «posta» la sua lezione, in versione audio e video. Così i ragazzi possono ripassare. «Ci stiamo attrezzando per trasmettere in diretta le ore più importanti: se un alunno è assente per malattia, può seguirle da casa», spiega il professor Gallo. Poi c’è il servizio-chat: un’ora alla settimana, i prof "chattano" con gli alunni e li aiutano a fare i compiti. «Molti di noi si sono iscritti a Facebook, per seguirli anche su temi non scolastici», dice Gallo. C’è aria di Grande Fratello, di «accerchiamento» tecnologico, ma i ragazzi non ci fanno caso: «Meglio così che lasciati a noi stessi», dice un gruppetto del terzo anno.
I COMPITI IN "CHAT"
Le lezioni migliori, gli iper-testi fatti di parole, immagini e filmati, finiscono su cd e sotto un’etichetta: «le buone pratiche». L’idea è di «esportarle», di adottarle nelle altre scuole del Salento e d’Italia.
La preside Fiorentina De Masi dice che, grazie ai nuovi metodi, «gli allievi imparano a imparare». Dice che «i docenti lavorano di più, anche fuori orario, anche se sono sottopagati».
I ragazzi sono entusiasti. Spiega Laura Frassanito, 17 anni: «Siamo più stimolati, vediamo l’applicazione pratica di quel che studiamo. Prima era tutta e sola teoria: una noia mortale». Il nuovo corso ha un’unica controindicazione: «Non si può più "nargiare", fare filone. Mamma si collega al registro e mi becca subito». Alessio De Paolis, 18 anni, dice che i computer «hanno cambiato il rapporto con i prof: c’è più scambio, più interazione». Per lui, neanche un lato negativo: «Durante una lezione, mi ero sconnesso dalla lavagna per mandare qualche mail. Il prof mi ha scoperto e mi ha messo una nota. Ma il castigo non è arrivato: se papà mi toglie il computer, non posso più studiare. E’ come se mi sequestrasse i libri di testo, capito?».
"SPERIAMO NELLA POLITICA"
Su questa torta digitale, Microsoft ci ha messo pure la ciliegina del progetto "students to business" (nato in Italia, rivolto anche agli studenti delle università): «I migliori talenti "vincono" uno stage di sei mesi in una delle 25 mila aziende partner di Microsoft», dice Pietro Scott Jovane, a.d. della filiale italiana del colosso di Seattle. «Il progetto pugliese sta andando benone, ma i risultati si vedranno nel lungo periodo: spero che la politica abbia pazienza, che ci sia un consenso bipartisan perché l’esperimento possa continuare ed estendersi ad altre scuole del Paese», si augura.
PROBLEMA VECCHISSIMO
Questo articolo è entrato nella macchina del tempo e chi l’ha scritto è un pò spaesato. Perché quando esce dall’astronave Laporta, la guarda in faccia e nota una zuffa di colori; i pilastri sono arancioni, il «corpo» è un pò giallino e un pò grigiastro. «La tinteggiatura è stata lasciata a metà», allarga le braccia il professor Gallo.
Perchè il Laporta sarà pure iper-moderno, ma come tutte le scuole italiane soffre di un male vecchissimo: la mancanza di fondi.