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 2010  ottobre 30 Sabato calendario

L´ITALIA CHE VIVRÀ FINO A 100 ANNI E PIÙ

Avere cent´anni? Un fatto normale, non più un record. Un fatto al quale adeguarsi con nuovi oggetti, nuove abitudini, una diversa organizzazione del welfare e perfino una diversa progettazione delle città in cui si vive. Nei prossimi quarant´anni, in Italia, i centenari supereranno di 12 volte il numero attuale, balzando dai 14.000 di oggi a oltre 160.000.
E mentre l´Herald Tribune dedica al "come ci si sente a cent´anni" l´apertura delle proprie pagine e la Francia annuncia il boom dei grandi vecchi, architetti e interior design sono al lavoro per disegnare la vita quotidiana per chi ha già un secolo e non vuol saperne di smettere. «Il mio segreto? Non dormire. La notte continuo a pensare, ed è il lavoro, quello del cervello, che mi fa stare bene», racconta Rita Levi Montalcini, premio Nobel, 101 anni compiuti. «È la scienza ad averci fatto arrivare fin qui, ma in questo caso più delle singole scoperte conta il miglioramento della vita di tutti». Conferma Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia a Milano Bicocca: «La mortalità infantile è già precipitata, quella degli adulti molto calata, ora il ‘balzo´ nelle statistiche è collegato alla speranza di vita di chi fino a ieri sarebbe stato considerato già vecchio. Non mi spingo a dire se sia un processo che può dilatarsi all´infinito, probabilmente esistono limiti biologici, ma nel mio mestiere mi aspetto ancora molte sorprese». Blangiardo ha ragione: quando, nel 1999, gli scienziati annunciarono "Chi nasce ora sarà certamente centenario" sembrò una rivoluzione. Ora è già superata. E quello dei centenari è un mondo tutto da scoprire, fatto di nuovi stili di vita, mercati inediti, un modo diverso di progettare gli oggetti di ogni giorno, le città, le comunità. E di ripensare le famiglie, dove ‘nipotini´ ancora considerati ragazzi alla soglia della trentina si troveranno faccia a faccia con nonni e bisnonni ultracentenari, persone che hanno visto cose che loro non possono nemmeno immaginare. La soglia simbolica dei cento anni ha le sue classifiche interne (sul pianeta, il luogo che pare offrire maggiori garanzie di longevità è il Giappone, e Okinawa in particolare, mentre in Italia primeggiano la Sardegna e, tra le città, Macerata e Trieste), i suoi miti (l´Institute for Age Research dell´Einstein College di New York va a caccia dei ‘marcatori´ genetici tra gli ebrei americani arrivati dall´Est Europa, col sogno di trasformarla in pillola) e i suoi business. Un gigante come Ikea ha appena celebrato la "giornata della cucina sicura", mobili e elettrodomestici a prezzi accessibili a tutti, con pensili ai quali si può arrivare anche da una sedia a rotelle, cassetti e sportelli su ruote estraibili senza sforzi muscolari, tappeti antiscivolo e così via. I dietologi si esercitano nel proporre ricette ‘over 80´: sardine, aringhe, alghe (ma per chi non vive in Giappone vanno bene anche ortaggi, cereali non trattati, carni bianche), e l´irrinunciabile soia, quella che farebbe la differenza tra i grandi vecchi del Sol Levante e quelli occidentali. In Italia, tra i progetti di ricerca spicca quello di Luca Deiana, biologo e biochimico che, dall´Università di Sassari, ha dedicato oltre dieci anni di lavoro a ‘schedare´ gli ultracentenari italiani: abitudini, alimentazione, albero genealogico. Il caso-Sardegna, del resto, fa pendere decisamente la bilancia in favore di un´ipotesi genetica: un paio di proteine che, mandate a spasso per l´organismo dal patrimonio ereditato dai loro proprietari, consentono perfino agli uomini dell´isola (normalmente solo uno su quattro sul totale dei ‘grandi vecchi´) di vivere quanto le donne. Come conciliare l´invasione dei vegliardi con lo stile di vita dei paesi più ricchi è ora la domanda alla quale devono rispondere medici (in Italia i centri geriatrici sono ancora pochi, le cattedre solo 140, ma la specialità è tra quelle più gettonate dai neo-laureati), architetti, sociologi, bio-ingegneri. Le prime ricette arrivano dalla Danish Ageing Research Centre di Copenaghen: settimana corta (se la vita dura di più, occorre distribuire meglio il lavoro), condivisione del welfare (un´assistente domestica ogni 3-4 ultranovantenni autosufficienti), automazione in tutte le case. E una nuova ‘ingegneria medicale´, con pacemaker adatti al corpo di un vegliardo (fino al 2000, non era usuale intervenire sul cuore dopo gli 80 anni), protesi di ricambio (l´intervento all´anca è stato fino ad ora sconsigliato prima dei sessant´anni, adesso si ritiene possibile affrontarlo più di una volta). Ultima buona notizia: anche gli animali domestici vivono già più a lungo (15 anni i cani, 13 i gatti) e potranno continuare a farci compagnia.