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 2010  ottobre 30 Sabato calendario

LE NUOVE FRONTIERE DEL «SEGRETO»

Cipro, ma non tutta l’isola. Soltanto la parte settentrionale: la Repubblica, fuori dall’Unione europea e sotto il controllo turco, garantito da una stabile forza di occupazione di 30mila soldati. Sarebbe quello, secondo gli esperti di paradisi fiscali, il nuovo eden di riferimento per i più spregiudicati tra i renitenti al fisco di tutto il mondo. Per la verità nel 2008 la Fatf (Financial action task force), detto alla francese: Gafi (Group d’action financiaire international), l’organismo intergovernativo di contrasto alla criminalità finanziaria, aveva riconosciuto gli sforzi turchi per un miglioramento nel sistema dei controlli. Ciononostante le 28 banche off shore presenti nella parte più a nord dell’isola del Mediterraneo offrono tutt’ora schermi a prova di rogatoria o assistenza giudiziaria. Non semplice da raggiungere, però.

Nell’isola non esistono presidi né derivazioni bancarie italiane o svizzere. Complessa dunque la movimentazione di capitali. In ogni caso, soprattutto per la sua posizione geografica, Cipro, da sempre, è un crocevia di molti traffici borderline, di avventurieri, di mafie russe, cecene, uzbeke e, naturalmente, turche, oltre che di servizi d’intelligence di molti paesi tra cui Israele e Gran Bretagna (che mantiene nell’isola due imponenti base della Raf, ad Akrotiri e Dhekelia). Insomma non pare esattamente l’habitat ideale per il pacioso professionista lariano le cui attività clandestine si limitano a sporadiche trasferte nel Mendrisiotto.

«Cipro ora è il numero uno dei paradisi fiscali – argomenta un banchiere esperto di Europa dell’Est – Ma non è il sistema bancario, per quanto abbastanza opaco a rappresentare l’elemento cardine del suo successo. A favorire l’esplosione dei traffici isolani è, piuttosto, la straordinaria, quasi caraibica direi, semplicità delle procedure burocratiche per la costituzione di società off shore siano esse operative o di facciata, i vantaggi fiscali che garantisce e la dimensione dei volumi d’affari che la vedono coinvolta, la pressoché impenetrabilità del segreto sull’identità dei beneficial owners. – Ed esemplifica il banchiere –: Le grandi operazioni che vengono condotte per esempio dai grandi oligarchi dell’ex Unione sovietica hanno due sponde: la prima è Londra: storicamente capitale mondiale degli scambi finanziari e la seconda sponda naturale dei nuovi capitalisti russi è proprio l’isola del Mediterraneo». E sembra destinata a restare a lungo un importante centro d’affari leciti e illeciti. «Almeno sino a quando non si sarà raggiunta finalmente l’unificazione tra le due aree» chiosa un esperto del Gafi di stanza a Parigi. Altra piazza in formidabile ascesa sembra essere Gibilterra. Il fascino delle colonne d’Ercole, cancello atlantico e sbocco africano, terra spagnola e legislazione britannica. Anche qui le radici della common law sono profonde e la consapevolezza che la principale risorsa economica dell’enclave sia costituita dalla riservatezza ne fa un approdo naturale per elusori su scala artigianale e industriale.

Chi si è avvantaggiata di più dai colpi inferti alla Svizzera dai due principali incidenti diplomatici accaduti di recente (il caso Ubs-Usa e il caso delle liste Falciani- Hsbc) sembra comunque essere Singapore. Anche perché gli gnomi di Berna e Zurigo (ma pure alcune banche italiane sono presenti nell’area) hanno compreso per tempo la necessità di impiantare stabili organizzazioni nella dinamica Polis del Sud Est asiatico. Una piazza che se la gioca alla pari con le giovani ed emergenti (per settore) borse cinesi. Anche Singapore, per la verità, ha di recente adottato standard comportamentali in linea con le direttive dell’Ocse del Gafi e di altre organizzazioni. Ma se le regole sembra siano applicate in modo severo per quello che riguarda il riciclaggio di denaro funzionale al terrorismo, non altrettanto rigido sembra essere il trattamento dell’evasione fiscale.