Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 30 Sabato calendario

ADDIO ALL’ULTIMO RYANAIR, MONTICHIARI RESTA A TERRA

Fine, basta così. Sull’aeroporto di Brescia Montichiari, che secondo piani visionari avrebbe dovuto assurgere a secondo hub del Nord Italia alle spalle di Malpensa, cala mestamente il sipario. Il traffico passeggeri, dopo l’ultimo volo Ryanair decollato alle 15,25 di ieri dalla pista lombarda alla volta di Londra Stansted, è «temporaneamente sospeso». Questa almeno è l’assicurazione ufficiale della società di gestione, la veronese Catullo, a cui fa capo la concessione – in via di rinnovo per i prossimi quarant’anni – dello scalo piantato nel cuore della pianura padana. Nei fatti, però, non si sa né come né quando i voli passeggeri potranno tornare a Montichiari. Si parla di trattative in corso con alcune compagnie di linea e charter; qualcuno ieri pomeriggio in aeroporto vagheggiava di una possibile attivazione di voli da e verso Israele a partire dal prossimo mese di gennaio. Ma non c’è nulla di sicuro.

La sola certezza, al momento, è che questo impianto, da sempre sottoutilizzato, non ha più un solo volo passeggeri, né di linea né charter. Restano i voli cargo e i voli postali, effettuati in prevalenza di notte (dalle 23 alle 3 del mattino). Durante il giorno non ci sarà più niente, solo un gran silenzio. Chi si trovasse, per caso, a passare da questo aeroporto forse si stupirà di trovarlo così desolatamente vuoto. Ma le scelte industriali del gestore veneto sono ferree: l’aeroporto di Verona sarà dedicato ai voli di linea e low cost (e infatti Ryanair vi ha trasferito la propria base operativa); per Montichiari invece l’obiettivo della proprietà è di trasformarlo «in una piattaforma logistica d’eccellenza», in grado di intercettare soprattutto il traffico merci del Nord Europa. «Già oggi – spiegano fonti del Catullo – Brescia è l’hub di Poste italiane e in futuro si specializzerà sempre di più nei voli cargo». Una prospettiva che non traquillizza per nulla chi, attraverso l’aeroporto, ricava gran parte del suo reddito. «Da oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo ufficialmente dei disoccupati che pagano le tasse» afferma Luca Aldrovandi, uno dei cinque tassisti titolari della licenza per lo scalo di Montichiari. «Nel giro di 6-7 anni siamo passati dalle grandi promesse di sviluppo a zero voli» aggiunge amareggiato il tassista. «A noi – osserva Silvana, da otto anni in aeroporto in qualità di addetta alle pulizie – hanno già ridotto i turni di lavoro. D’ora in poi faremo tre ore al giorno, non un minuto di più». Lodovica, che gestisce l’edicola, dice che da lunedì l’attività resterà aperta per non più di tre ore al giorno. I 68 dipendenti dello scalo (al momento tutti confermati) guardano con timore l’evolversi della situazione. Restano alla finestra anche i poliziotti (una trentina), i vigili del fuoco, gli addetti alla dogana e i finanzieri. Intanto però la Hertz (autonoleggio) chiuderà lo sportello a partire dal prossimo 2 dicembre, mentre la boutique Garda shop dal 1° gennaio si trasferirà armi e bagagli a Verona.

«La verità – dice Luigi, un secondo tassista – è che questo scalo nel giro di 7/8 anni ha accumulato perdite per oltre 35 milioni di euro, pari a circa cinque milioni l’anno. Ora non so se basterà puntare sul cargo per spingere Montichiari fuori dall’anonimato». Alle 16 di ieri, mezz’ora dopo il decollo del volo Ryanair per Londra, in giro per l’aeroporto non c’è più nessuno. Tutte le serrande sono abbassate. Resta aperto solo il bar. Ma dentro è deserto.