Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 29/10/2010, 29 ottobre 2010
IN VIETNAM LA CRISI FRENA L’EXPORT DI CAFFE’
Non c’è soltanto la speculazione all’origine del rally del caffè che dopo aver portato la varietà arabica al record da tredici anni, ha spinto anche le quotazioni del robusta a livelli che non toccava dall’estate 2008: 1.946 $ per tonnellata (cash) nella seduta di ieri.
Alle difficoltà produttive che affliggono i fornitori delle qualità più pregiate di arabica, Colombia in testa, si è aggiunta di recente una situazione molto problematica in Vietnam, che sta bloccando quasi del tutto le esportazioni a circa un mese dall’avvio del raccolto. Il paese asiatico, che è il secondo produttore di caffè al mondo alle spalle del Brasile (primo nel caso del robusta), soffre di una grave crisi finanziaria. Il governo - tra le misure adottate per arginare la spirale inflazionistica, che lo ha costretto a svalutare più volte il dong - ha imposto limiti severi alla concessione di prestiti da parte delle banche, con il risultato che molti esportatori di caffè non riescono a reperire i fondi necessari per acquistare il prodotto dai coltivatori: finora si stima che siano riusciti a procurarsi appena 100mila tonnellate dei pregiati chicchi (1,67 milioni di sacchi da 60 kg), ossia l’8,4% del raccolto previsto nei prossimi tre mesi. L’anno scorso, in questo stesso periodo e con un raccolto più scarso, la disponibilità era tre volte superiore.
I dealer locali assicurano che non vi sono fenomeni di accaparramento: anche in Vietnam come alla borsa di Londra, il caffè ha raggiunto prezzi più che appetibili, ai massimi da due anni. Il problema riguarderebbe esclusivamente la carenza di finanziamenti. Dal 1° gennaio 2010 la banca centrale vietnamita ha ridotto dal 40 al 30% la quota di depositi a breve termine che gli istituti di credito possono utilizzare per la concessione di prestiti a medio e lungo termine. E in febbraio ha imposto alla Agribank, l’istituto più attivo nel settore agricolo, di tagliare di almeno il 20% i finanziamenti, il cui importo nel 2009 era cresciuto eccessivamente. Alcuni grandi esportatori hanno cercato in seguito di battere strade alternative, pianificando emissioni azionarie e quotazioni alla borsa di Hanoi. Ma finora nessuna operazione si è concretizzata. Intanto, la domanda di robusta non smette di crescere, sia per una spinta alla sostituzione del carissimo arabica, sia perché i consumi di caffè stanno aumentando soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove la preferenza va alle miscele solubili. E il deficit di robusta rischia di ampliarsi.