Gianni Barbacetto, il Venerdì 29/10/2010, 29 ottobre 2010
PIZZA E FOTO. COSI’ E’ NATO L’AFFAIRE MORA
Coppia d’amore o d’interesse? Comunque sia, una gran bella coppia, Lele Mora e Fabrizio Corona. Di grande successo, nell’era in cui successo è impasto indistinguibile di business, esibizione e gossip. Se da un’altra galassia, o da un’epoca futura, qualcuno volesse capire che cos’è l’Italia d’oggi, dovrebbe per forza incontrare quei due, il vecchio e il giovane, il manager e l’agente, il flaccido e il palestrato, l’effeminato e il macho: lo spirito del tempo si è impossessato di loro e li ha resi icone dell’Italia ai tempi del declino.
L’avventura comincia in provincia, come quasi tutte le storie italiane. Dario Mora, detto Lele, nasce nel 1955 a Bagnolo Po, nei pressi di Rovigo. Diventa grande a Verona, dove lo conduce la sua vocazione: la cucina. Nei primi anni Settanta fa infatti il pizzaiolo in quella città, dove si diploma alla scuola alberghiera. "Qualcuno maligna che parta come parrucchiere" scrive Candida Morvillo, direttore di Novella, in un libro fondamentale, La Repubblica delle veline. "Ma lui sostiene che nel salone dell’amico coiffeur Pasquale faceva public relation. Negli anni Ottanta, il negozio veronese è frequentato da calciatori e mogli dei calciatori. Lele ha le pubbliche relazioni nel sangue e procaccia clienti giusti offrendo tagli gratis. Arriva anche Paolo Rossi, quando era Pablito, l’eroe del Mundial di Spagna. Quindi, sbarca la colonia degli argentini: Maradona, Caniggia, Troglio, Delgado, a Verona si ritrovano per divertirsi, perché Lele organizza cene al Cenacolo e nottate di bagordi tra belle ragazze al Sesto Senso di Desenzano. Intanto, Lele conosce cantanti come Gianna Nannini e Patty Pravo. Di Loredana Bertè diventa il manager".
Dunque il cuoco, lasciate margherite e quattro stagioni, si trasforma in pr da parrucchiere e poi in organizzatore di feste per calciatori, cantanti e altri presunti vip. Sa dosare bene gli ingredienti per feste indimenticabili. Il primo: le ragazze, belle e disponibili. Per il secondo finisce in cella: nell’inverno del 1989 scoppia lo scandalo della cocaina, che coinvolge star della canzone e divi del pallone. "Lele si fa tre mesi di galera preventiva" ricorda Candida Morvillo, "ma la pena gli sarà condonata".
Il traffico della polvere bianca è governato da suo cognato, Pietro Bologna, siciliano di Capaci, che ha i guai più grossi. Mora se la cava con un po’ di carcere e una brutta avventura da dimenticare in fretta. Presto non la ricorda più nessuno e Lele spicca il volo. Ormai è un manager. Di sportivi e di gente dello spettacolo. Costruisce una scuderia affollata di nomi della tv, negli anni in cui trionfa la tv dell’apparire. Sono passati sotto le sue cure, nel tempo, Simona Ventura e Alberto Castagna, Luisa Corna e Natalia Estrada, Walter Nudo e Maria Teresa Ruta, Christian De Sica e Remo Girone, Sabrina Ferilli e Nancy Brilli, Anna Falchi e Aida Yespica, Valeria Marini e Irene Pivetti, Emanuela Folliero e Manuela Arcuri, Costantino Vitagliano e Rocco Casalino. Ma anche Emilio Fede e Silvana Giacobini, Alda D’Eusanio e Fabrizio Del Noce, il capitano del Milan Paolo Maldini e il suo amico e socio d’affari Christian Vieri... Attori e tronisti, calciatori e giornalisti, conduttori e veline. Alfonso Signorini, che ha sostituito Giacobini alla direzione di Chi, non è della scuderia, è qualcosa di più. Fa da sponda, con il suo giornale, ai giri di Mora, che lo rifornisce, all’occorrenza, di eventi, personaggi, situazioni, scandali e scoop. Vasi comunicanti di feste, corpi e soldi. È tutta una sinergia smeralda: giornali e tv, il Billionaire di Flavio Briatore e le pr di Daniela Santanchè. E, più su, le feste (quando ancora le poteva fare, a Villa Certosa) di un politico importante tanto amico di Lele.
Nella scuderia di Mora c’è anche un ragazzo ambizioso. Si chiama Fabrizio Corona, figlio di un giornalista raffinato che inventa riviste e poi segue Indro Montanelli nell’avventura della Voce. Fabrizio dapprima vive all’ombra di Lele. "Gli faccio da portaborse, segretario e autista. Di notte mi spedisce nei club" raccontava allora. Il sultano vive circondato e coccolato dai suoi ragazzi: "Voglio riprodurre la situazione della mia famiglia numerosa" dice. Mescola eros e affari, sentimenti e ricatti. Vuole un harem, ma ha i suoi preferiti. Fabrizio Corona è tra questi.
Ora c’è chi si stupisce delle ultime dichiarazioni di Lele Mora ("Ebbi una relazione con Fabrizio Corona, spesi per lui circa due milioni di euro nel periodo 2004-2006. I soldi provenivano da fatture false. Gli ho comprato otto autovetture a partire da una Audi cabriolet per arrivare alla Bentley Continental. Anche l’appartamento di via De Cristoforis a Milano gliel’ho comprato io, o meglio ho rifornito Corona di circa un milione 500 mila euro in contanti, che doveva utilizzare per l’acquisto dell’appartamento"). Ma chi ha memoria lunga ricorda un’intercettazione telefonica di Vallettopoli in cui Mora dice a Lucio Barresi, pr del casinò di Campione: "Fabrizio non è un mio collaboratore: è il mio uomo, che è diverso".
Comunque sia, Fabrizio è ambizioso, piano piano si rende autonomo. Si costruisce una sua agenzia, la Corona’s, che distribuisce foto ai giornali di gossip. Lavora in sinergia con Mora e alimenta il suo business: scatena i paparazzi per creare o rilanciare i personaggi di Lele. Tv e giornali di gossip (cioè tutti) si rimpallano il niente e creano un giro d’affari milionario.
La scuderia di Mora, la Lm Management, è una macchina per fare soldi. Ha un girone di serie A, i nomi noti della tv. Ma poi ha anche un girone di serie B e C, e anche più giù, veline, letterine, microfonine, sexy paperette, tronisti, pupe e secchioni. Ragazzi e ragazze che farebbero qualunque cosa per apparire due minuti in tv. Quel genio della televisione che risponde al nome di Carlo Freccero capisce subito il fenomeno: "È come se ogni anno Mora mettesse in circolo dei bond" spiega. "Venti ragazzi collocati a valore zero. Già dopo la prima apparizione televisiva il valore sale. Si arriva presto al raddoppio e si continua. Serate in discoteca, foto sulle riviste di gossip, flirt col calciatore e telepromozioni sono l’indotto. Questo meccanismo, se anche alla fine sfondano solo in quattro, è redditizio in maniera esponenziale". Lele si porta a casa il 20 per cento. E l’adorazione obbligatoria dei ragazzi.
La gestione della finanze è riservata, la contabilità è allegra. La holding di Mora (Feva investments) ha sede in Lussemburgo; le finanziarie che la controllano (Taswell investments e Cardale overses) stanno a Tortola, Isole Vergini britanniche; i compassati fiduciari (Nicola Gianoli e Brunello Donati) vivono tranquilli in Svizzera. Le fatture false e l’evasione fiscale sono la regola: il fisco gli ha chiesto 5 miliardi di lire nel 2000, 5 milioni di euro nel 2007, altri 4 nel 2008. In più, due magistrati che hanno avuto in sorte nomi esotici, Henry Woodcock a Potenza e Frank Di Maio a Milano, incastrano Corona accusandolo di arrotondare i bilanci con i fotoricatti: scatti a tradimento, fatti per restare nel cassetto. I ricattati si chiamano Lapo Elkann, Adriano, David Trezeguet... È Vallettopoli. Fabrizio sta in carcere 77 giorni. A San Vittore corrompe un secondino, si fa passare (sganciandogli quattromila euro) una macchina fotografica usa-e-getta con la quale realizza un servizio fotografico su se stesso in cella che poi vende a 20 mila euro. Tutto può diventare business, non si butta via niente. Infatti incide il disco rap Corona non perdona, pubblica il libro La mia prigione.
Chi sceglie una vita rischiosa, ha anche amicizie pericolose. Così socio di Lele Mora è Andrea Carboni, figlio di Flavio, l’uomo della P3. Altri personaggi che girano attorno a lui e a Corona sono in qualche caso troppo vicini ai clan. Per di più, le indagini, i processi, i crac hanno finito per appannare un po’ l’immagine della coppia Lele-Fabrizio. Nel 2008 fallisce la Corona’s. Nel 2010 fallisce la Lm Management. Eppure i due non demordono. Corona corre in Bentley sulle autostrade italiane, anche se gli hanno ritirato la patente. Lele Mora ha fretta di tornare in alto. E nell’estate 2010 è già sul tetto del Duomo di Milano, nella stretta cerchia d’invitati alla consegna del premio Grande Milano all’amico Silvio Berlusconi "per le sue eccezionali qualità umane e imprenditoriali". È insieme ai ministri La Russa e Brambilla, al sindaco Moratti, al governatore Formigoni, al patron di Mediolanum Ennio Doris e a uno spaesato Charles Aznavour. Tra le guglie della ex capitale morale, Lele ha cominciato il suo rilancio.