Oscar Grazioli, il Giornale 28/10/2010, pagina 18, 28 ottobre 2010
Chi traffica con cani e gatti finisce in galera - Io, che vivo nel triangolo, ne ho viste di tutti i colori
Chi traffica con cani e gatti finisce in galera - Io, che vivo nel triangolo, ne ho viste di tutti i colori. Non si tratta del triangolo rosso, quello dell’immediato dopoguerra, quando i partigiani fecero pagare, tra Reggio, Modena e Bologna, i debiti, con tanto di interessi, a chi aveva collaborato e anche a chi era innocente. Questione puramente anagrafica: non ero ancora nato. Si tratta invece di un triangolo ben noto a chi faceva commercio di animali e la punta di diamante era proprio la provincia di Reggio Emilia con la celeberrima e premiata ditta Bellelli, il cui titolare partecipò a una popolare trasmissione televisiva, nella quale venne accusato di fregarsene dei cuccioli che morivano durante i trasporti dai paesi dell’Est e durante le «mostre del cucciolo» itineranti, che si svolgevano, a fini di lucro, in tutta Italia. Pochi anni fa, esattamente nel maggio del 2003, la ribalta giudiziaria fu calcata dal figlio, divenuto titolare dell’Euro Dog con sede a Correggio (RE) che si trovò a rispondere della morte di una trentina di cuccioli, anch’essi provenienti dall’Est, venduti in alcuni prestigiosi negozi del centro di Milano. Gli acquirenti passarono in pochi giorni dalla felicità del nuovo compagno alla disperazione di vederlo morire inesorabilmenteper le più svariate malattie infettive e parassitarie. Naturalmente questo tipo di traffico, estremamente remunerativo, non si svolgeva solo in Emilia, ma il giro si allargò in tutto il paese e anche la malavita comprese che acquistare un cucciolo di Dobermann in Ungheria, pagandolo 50.000 lire, per poi rivenderlo a 500.000 sul mercato italiano, aveva il suo fascino. Per almeno due decenni abbiamo assistito a questo vergognoso traffico, praticato da vera e propria gentaglia che faceva arrivare da Ungheria, Polonia e Repubblica ceca Tir pieni zeppi di cuccioli d’ogni razza ed età. I camionisti ovviamente sapevano come evitare i controlli e i documenti dei cani erano falsi o spesso falsificati con la complicità di veterinari del luogo (e poi italiani): pedigree senza alcun valore, date di nascita inventate, vaccinazioni mai eseguite (ma certificate). E così, una parte dei cuccioli moriva durante il viaggio, il restante, riempito di antibiotici e immunoglobuline, veniva comprato da ignari acquirenti, costretti a ritornare dal venditore con il morituro in braccio dopo un paio di giorni. E da lì si apriva la trattativa: «Ti dò indietro la metà dei soldi, no anzi ti cambio il cane con un altro ma di altra razza, ti dò quel pappagallo verde lassù...». Ne ho viste di tutti i colori, tra la disperazione di bambini ormai affezionati al loro beniamino . Ieri la Camera ha ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione degli animali da compagnia, siglata a Strasburgo il 13 novembre 1987. Il provvedimento, che ha ottenuto 489 voti a favore, 13 astenuti e nessun voto contrario, stabilisce che il traffico di cuccioli è reato e prevede sanzioni penali per chi introduce illegalmente cani e gatti in Italia. «Un mercato illegale da 300 milioni di euro l’anno- afferma un esultante Gianluca Felicetti, presidente Lav - giocato sulla pelle dei quattro zampe e di ignare famiglie». «Una ratifica attesa da ben 23 anni», commenta un’altrettanto esultante Michela Brambilla, ministro del Turismo. Il nuovo reato, fortemente voluto dal ministro degli esteri Frattini, dal sottosegretario Martini e dalle forze dell’Intergruppo animali, prevede la reclusione da 3 mesi a un anno e la multa da 3.000 a 15.000 euro per chi introduce, vende o trasporta animali privi delle dovute certificazioni. Pene aggravate per gli animali con meno di 12 settimane di età. Stavolta sembra si faccia sul serio, ma mi rimane una curiosità. Uno di quei 13 astenuti si chiama Giuda?