Varie, 29 ottobre 2010
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Stroppiana Paolo
• 1957 (~). Filatelico. Accusato di aver ucciso e fatto sparire il corpo di Marina Di Modica nel 1996, in secondo grado condannato a 16 anni per omicidio preterintenzionale, sentenza annullata dalla Cassazione nel 2009, nuova condanna a 14 anni in Appello nel 2010 • «[...] è una sorta di Von Bulow torinese, protagonista di una vicenda alla Fruttero e Lucentini, borghesia e delitti, salotti e sospetti atroci formulati con stile e perfidia, solo che questa è vita vera, non un romanzo. E Marina Di Modica è davvero scomparsa la sera dell’8 maggio 1996, senza mai più tornare a casa. Aveva 39 anni, era figlia di un professore universitario, cattedratico di Chimica e presidente dell’Accademia delle Scienze, di mestiere faceva la logopedista. Gli amici hanno raccontato di una donna felice e infelice, alla quale non mancava nulla, ma soffriva in silenzio per il tempo che passava e la solitudine sentimentale. “Ore 18.30. Cena Paolo per francobolli”. Marina era una donna ordinata, segnava tutto su una agenda. Nei mesi passati, rovistando nella soffitta, aveva trovato dei francobolli emessi negli anni Trenta in occasione del protettorato fascista sul Dodecanneso, e ne aveva parlato a un signore conosciuto a una cena, rappresentante della Bolaffi. È Stroppiana, il Paolo della cena dei francobolli. All’inizio negò, poi raccontò di avere disdetto l’incontro e di essere rimasto a casa con la fidanzata di allora, che confermò. Non c’è il corpo, non ci sono più i francobolli, scomparsi con Marina, non c’è l’arma, non c’è neppure un movente. C’è soltanto il colpevole [...] La vicenda processuale ebbe un andamento ondivago. Il magistrato Onelio Dodero chiese l’archiviazione per Stroppiana. “Pur permanendo un sospetto dovuto alla condotta dell’indagato, non vi sono allo stato validi elementi probatori nei suoi confronti”, scrisse. Il giudice per le indagini preliminari ordinò a sorpresa l’imputazione coatta. E molti ricordano la faccia stupita dello stesso Dodero quando, nel 2005, arrivò la sentenza. Omicidio volontario, ventun’anni di carcere. Dice Stroppiana: “Io capisco il dolore dei familiari di Marina. Ma cercando la verità, hanno costruito un falso atroce”. [...] Il padre era un ingegnere, lo fece crescere in un ambiente ovattato, con bambinaia e donna di servizio al seguito. Dopo il liceo, lui entrò in Terza posizione. Finì in carcere, testimoniò ai processi per piazza Fontana e per la strage di Bologna, tornò a piede libero nel 1985, ragazzo padre e disoccupato. “La Bolaffi mi restituì una vita sociale soddisfacente”. Poi è scomparsa Marina. Da allora, il sospetto, doppio, perché nella lista delle donne scomparse nel nulla a Torino figura anche Camilla Bini, ex collega ed ex fidanzata di Stroppiana. [...]» (Marco Imarisio, “Corriere della Sera” 14/6/2007).