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 2010  ottobre 29 Venerdì calendario

L’ultima beffa dell’Imperatore - Adesso che il parco nazionale di Exmoor è pieno di ombre e di lacrime sono in tanti quelli che giurano che l’Imperatore non è morto, che la sua uccisione è solo una favola per allocchi

L’ultima beffa dell’Imperatore - Adesso che il parco nazionale di Exmoor è pieno di ombre e di lacrime sono in tanti quelli che giurano che l’Imperatore non è morto, che la sua uccisione è solo una favola per allocchi. Un trucco. Un modo furbo per proteggerlo. Per convincere i cacciatori di frodo, i milionari stranieri che arrivano con i jet privati all’aeroporto di Exeter a caccia di trofei da appendere al muro dei loro castelli, che fanno viaggi inutili, buttano via soldi, perché il cervo più grande del Regno Unito, con i suoi quasi tre metri d’altezza e corna ad arco che sembravano lavorate dagli dei, non esiste più. Gli hanno sparato un colpo secco e se lo sono portato via sulla strada tra Tiverton e Branstaple, come ha raccontato un testimone la scorsa settimana. Aveva 12 anni, era magnifico, l’hanno strappato alla foresta. La rabbia degli animalisti è esplosa nelle trasmissioni radiofoniche e tv e immediatamente è cominciata la caccia all’uomo al grido di «Assassino, ora ci prenderemo la tua di pelle». Forse l’Imperatore era uscito dal parco ed era entrato nella proprietà di qualcuno, magari quella di Richard Frankpitt. Si sentiva al sicuro. Come se si portasse addosso una sorta di immortalità. Il fotografo Richard Austin, l’ultimo che l’ha visto da vicino, dice che il suo petto era così possente che neppure in questi giorni destinati all’accoppiamento gli altri cervi osavano sfidarlo. «Ti guardava negli occhi con fierezza, come se non avesse mai conosciuto la paura». Non era un animale. Era una leggenda. Fuori da Exmoor però, per la legge di Sua Maestà, la vita del Gigante Rosso apparteneva al titolare della terra su cui si trovava. Ai cacciatori sarebbe bastato pagare il fattore per poterlo abbattere. E probabilmente è andata così. Al pub di Rakenford la gente racconta che la crisi sta picchiando forte sulla testa dei contadini e sono tanti quelli che hanno bisogno di soldi. «Qualcuno l’ha venduto. C’erano persone disposte a pagare cifre folli per avere le sue corna», sussurra William Ibranson. Eppure Lesley Prior, un proprietario terriero di Oakford, ha spiegato al Daily Telegraph che il muratore che gli sta rifacendo la casa ha visto l’Imperatore nel suo cortile pochi giorni fa. «Ne è certo. Non è una persona che dice le cose tanto per dire». E Richard Frankpitt, magari per allontanare quelle voci che gli scivolano dentro come veleno, quegli sguardi accusatori di paese, aggiunge che «nessuno ha sentito degli spari nel giorno in cui si racconta che sia stato ammazzato. Com’è possibile? Forse hanno preso un cervo per un altro. Ma l’Imperatore è vivo». E alza il boccale per brindare, come se bastasse un po’ d’alcol per levarsi di dosso questi sospetti che lo stanno schiacciando. Una ragazza di fianco a lui scuote la testa e tiene lo sguardo basso. «Lo vedevo tutti i giorni. Passava davanti alla mia fattoria ed era come se mi portasse il cuore della foresta. Da molti giorni non lo vedo più». Brian May, chitarrista dei Queen, giura che l’Imperatore è morto, che è inutile stare a raccontarsi delle storie, che anche lui ha l’impressione di vederlo passare, ma lo sa che è un’illusione. «Vorrei vedere in faccia chi gli ha sparato. Se è tanto orgoglioso di quello che ha fatto, perché non ha il coraggio di presentarsi in pubblico?». E Jhonny Kingdom, presentatore tv, la pensa allo stesso modo. «L’Imperatore è morto al 100%. Sento l’inquietudine degli altri cervi».