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 2010  ottobre 29 Venerdì calendario

“Ci dissero che era parente di Mubarak” - «Massì, qui di telefonate ne arrivano a decine: ministri, parlamentari, personaggi pubblici

“Ci dissero che era parente di Mubarak” - «Massì, qui di telefonate ne arrivano a decine: ministri, parlamentari, personaggi pubblici. Ognuno ha un suo problema, di scorte, di ordine pubblico. Se anche arriva una telefonata della presidenza del Consiglio, non è che uno si deve scandalizzare». Il neo prefetto Vincenzo Indolfi, questore fino a tre settimane fa in via Fatebenefratelli a Milano e ora nominato «ispettore generale di amministrazione del Consiglio dei ministri», è un napoletano che nella vita ne ha viste e sentite tante. E dunque tende a sdrammatizzare. Ma non nega che la sera del 27 maggio scorso, da poco passata la mezzanotte, al suo capo di gabinetto Pietro Ostuni arrivò una telefonata davvero singolare, nonché «pesante»: dalla presidenza del Consiglio chiedevano espressamente di rilasciare la «nipote di Mubarak», ovvero Rachida R., appena diciassettenne, fermata poco prima da una pattuglia in seguito a una denuncia per furto aggravato di 3000 euro. «Ma non è che chiedevano proprio di rilasciarla - precisa Indolfi -. Più che altro si raccomandavano, visto che era minorenne, di fare quel che dovevamo fare ma di gestire la cosa nel modo più corretto possibile. Così il mio capo di gabinetto ha chiamato la centrale operativa per informarsi». Ma cosa diceva esattamente questa telefonata della presidenza del Consiglio? «Una cosa tipo: è vero che avete fermato questa persona? Allora fate gli accertamenti e poi vedete cosa fare...». Così? «Così». Ma dicevano proprio che era la «nipote di Mubarak»? Indolfi tentenna un attimo e poi conferma: «Sì, se non sbaglio dicevano che era una sua parente. Sì, mi sembra “la nipote”». Insomma, una di quelle telefonate a cui non si può dire di no. Chi ci fosse esattamente dall’altra parte della cornetta però l’ex questore preferisce non chiarirlo: «La presidenza del Consiglio è la presidenza del Consiglio». E voi l’avete liberata subito? «Non subito. Abbiamo rispettato tutti i crismi delle regole e della procedura, anzi è rimasta qui anche più del dovuto...». E perché? «Ma perché dovevamo fare tutti gli accertamenti del caso, no? E poi abbiamo chiamato un pm della Procura minorile e la ragazza sarà uscita che erano le 4,30 o le 5 del mattino. Tutto in regola». Si dice che però sia stata persino annullata la foto segnaletica del caso. «Ma no, gliela abbiamo fatta la foto, gliela abbiamo fatta...». In fondo era una minorenne accusata di furto aggravato. Comprensibile che, data l’ora, data la chiamata, data la bellezza di Rachida, che poi era in realtà l’ormai famosa «Ruby»", in Questura quella sera ci sia stata una certa agitazione. Anche perché alla portineria di via Fatebenefratelli nel frattempo era arrivata la consigliere regionale Nicole Minetti, altra prorompente e agitata bellezza entrata dalle elezioni regionali scorse nelle grazie del Cavaliere e che, cellulare alla mano, chiedeva che la giovane minorenne venisse subito rilasciata per esserle affidata, in quanto «ben conosciuta». «Così poi abbiamo telefonato al pm della Procura minorile ed è stato lui a darci il benestare per affidarla alla consigliera regionale». Peccato che poi sia partita anche una segnalazione in Procura.