Marco Mele, Il Sole 24 Ore 29/10/2010, 29 ottobre 2010
CINEMA, L’INDUSTRIA RISCHIA IL TILT
«Gli incentivi fiscali non vanno rinnovati "salvo le compatibilità economiche", ma per le compatibilità economiche». Riccardo Tozzi, presidente dei produttori Anica, reduce dall’incontro di Palazzo Chigi con il sottosegretario Gianni Letta e il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, mette "i puntini sulle i". Il rinnovo «ci dev’essere e subito»: il governo promette d’inserire nel Milleproroghe il rinnovo triennale del credito d’imposta che scade a fine 2010 e la reintegrazione del Fondo Unico per lo spettacolo (che per oltre metà va alla Lirica) ai livelli del 2010.
Al workshop sul «Cinema tra fiscalità e finanza», che ha aperto gli incontri al The Business Street del Festival romano - dove ieri si è svolta una manifestazione di registi, attori, autori e maestranze contro i tagli al settore - il cinema italiano mette in risalto, la sua metamorfosi decennale, che l’ha portato «ad essere un’industria di successo, - continua Tozzi - che ha una performance del 30% nelle sale, quando i film tedeschi e spagnoli sono al 10% sul proprio mercato. Un’industria nella quale lavorano tantissimi giovani. Siamo una realtà forte e indipendente. Oggi, però, per competere con gli altri paesi europei e non, occorre dare agli investitori la certezza del credito d’imposta».
«Bisogna far capire che il tax credit non è un vantaggio o un contributo dato all’industria nazionale, ma la condizione imprescindibile per restare competitivi» commenta Gian Marco Committeri, dello studio legale Tonucci&Partners. Al workshop è stata presentata la ricerca (anticipata sul Sole 24 Ore di martedì) della Luiss Business School e dell’Anica: Paolo Boccardelli, docente di strategia d’impresa, stima che il valore incrementale degli investimenti favorito dal credito d’imposta riservato ai produttori è di 23 milioni per i soggetti italiani e di 37 per quelli esteri, escluso il valore del credito stesso - che non può superare il 15% del costo di produzione per i film italiani e al 25% sul 60% del costo totale del film per i film stranieri - per altri 61 milioni.
Due grandi film americani, The American e The Tourist sono stati girati in Abruzzo (nove milioni investiti sul territorio, subito dopo il terremoto) e a Venezia (con ben 24 milioni di spesa) solo grazie agli incentivi fiscali, come hanno testimoniato Enzo Sisti e David Nichols.
«Solo grazie agli incentivi - aggiunge Riccardo Tozzi - il cinema nazionale ha saputo superare la crisi economica ed evitare la politica di delocalizzazione all’estero che, insieme ai "tagli", in particolare quelli della Rai, ha colpito la fiction italiana con 400mila ore di lavoro perdute in un anno, il 70% delle quali nel Lazio. Il cinema ha avviato un processo di rilocalizzazione in Italia. Ora, però, molti progetti sono fermi in attesa del rinnovo degli incentivi».
Nicola Borrelli, direttore generale della Cinematografia,a nome del Ministero delle Attività Culturali, sottolinea «i risultati strepitosi del tax credit, un vero volano per gli investimenti. Per molti produttori può essere più conveniente del contributo selettivo del Fondo unico, con il quale lo Stato diventa titolare di quote di diritti, i cui (eventuali) proventi affluiscono al Fondo. Per Mario La Torre, consigliere del Ministero, uno dei "creatori" del tax credit, «occorre formare rapporti stabili tra cinema e intermediari finanziari». Banca Intesa-San Paolo, infine, ha illustrato la sua partecipazione alla produzione film di Paolo Sorrentino attraverso il tax credit riservato ai soggetti esterni al settore.