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 2010  ottobre 29 Venerdì calendario

GLI OSSERVATORI SONO TROPPI


L’Osservatorio sulla legalità nelle costruzioni è stato costituito proprio ieri (evviva, è l’ultimo nato) ed elaborerà uno studio annuale «sui dati e sulle tendenze relative alle diverse fattispecie criminose e sulle iniziative messe in atto in termini di adozione delle misure di prevenzione sui patrimoni» (speriamo che lo studio sia scritto meglio del suo annuncio). Ma è l’ultimo nato di tanti. C’è l’Osservatorio sui diritti dei minori. C’è l’Osservatorio della Ricerca dell’Università di Bologna. C’è l’Osservatorio Barabino&Partners sulle matricole borsistiche dal 2005 in poi. C’è l’Osservatorio permanente per la Legalità, istituito a Niscemi nel Nisseno. C’è l’Osservatorio campano sulla sicurezza alimentare, che secondo il fondatore di Slow Food Carlo Petrini «tutte le regioni italiane dovrebbero clonare», evidentemente ne sentono la mancanza. C’è l’Osservatorio Smau sull’economia informatica, che ha appena detto che un’impresa quotata su tre ha sviluppato il fatturato di oltre il 20% nel primo semestre 2010, e speriamo che facciano scuola. C’è l’Osservatorio sul Trasporto pubblico di Torino. È nato dieci giorni fa il primo Osservatorio nazionale equestre, l’hanno definito «primo» perché altri seguiranno. C’è il mitico Osservatorio permanente Giovani-Editori, creato da Andrea Ceccherini, che è altrettanto permanente alla sua guida. C’è l’Osservatorio Altagamma, secondo il quale il settore del lusso supererà in positivo l’annus horribilis. C’è l’Osservatorio Permanente cancelli (e questo era davvero difficile immaginarlo) che monitorizza tutti gli incidenti causati dal ribaltamento o malfunzionamento dei cancelli. C’è l’Osservatorio delle Manifestazioni sportive. Federfarma e Unione consumatori hanno appena fondato l’Osservatorio sulla Sanità. Da una costola dell’Arcigay sta per nascere il primo (di quanti altri?) Osservatorio sulla discriminazione, in collaborazione con la Polizia di Stato, dove, evidentemente, un po’ di tempo libero ce l’hanno. E poi l’Osservatorio sugli Appalti, l’Osservatorio sulla Qualità dell’aria, l’Osservatorio sulla Nautica, l’Osservatorio sul Paranormale, l’Osservatorio sulla Cultura del Paese. Siamo il Paese degli osservatori. Almeno qualcuno si chiamasse «belvedere» o «specola». Bisogna costituire l’Osservatorio sugli osservatori. «Oggi il problema è che l’opinione pubblica è bombardata da dati confusi e caotici, non nostri»; ha detto in una recente intervista il presidente dell’Istat Enrico Giovannini. «Proporremo ai produttori privati di dati statistici una sorta di patto per ridurre il rumore di fondo dei tanti dati non verificati».