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 2010  ottobre 28 Giovedì calendario

DA TOMMIE SMITH A PELÉ QUANDO I CAMPIONI VENDONO I SIMBOLI DEL NOSTRO TEMPO

Va all´asta il simbolo dei diritti civili. La medaglia più famosa dello sport. Quella che Tommie Smith vinse nel ´68 ai Giochi di Città del Messico. Quella che si mise al collo, chinando la testa, alzando il pugno nero, con i calzettoni ai piedi. L´oro dei 200 metri, quel 19"83, record mondiale che Mennea batterà undici anni dopo. Quell´incrocio pericoloso tra sport, storia, cultura. Non un podio, ma una rivoluzione. Il sentimento che i neri non sarebbero più stati vinti. Nella vita, non in corsia. Una semplice medaglia che racchiude il mondo e anche un mondo: Martin Luther King, Malcom X, Rosa Parks, Muhammad Ali. Un modo per fare i conti con la storia e ribaltarla, quando ancora non c´era Obama. Per tanti quella medaglia è un simbolo, per Smith ormai è una croce, dopo essere stato un incubo. A 66 anni si vuole liberare da un gesto che è suo, ma che non lo rappresenta più. Non ha bisogno di soldi, non se la passa male, non intende commentare: la base d´asta che si chiude a fine settimana parte da 250 mila dollari. Smith vuole solo dire che non è attaccato «a quella cosa», che il tempo è passato, che si diventa altro. E che non c´è bisogno della psicanalisi per capire che una medaglia puoi anche togliertela dal collo, ma il segno sempre lì resta. Soprattutto se non è solo il tuo, ma quello di tanti, che improvvisamente non alzano solo il pugno, ma anche la testa.
Nulla si vende come il mito dello sport: la medaglia di campione d´Europa 1968, consegnata a George Best (ed ai suoi compagni) in occasione del successo del Manchester United per 4-1 sul Benfica di Eusebio nella finale di Coppa Campioni a Wembley, è stata ceduta all´asta per 156mila sterline, pari a circa 175mila euro. Best se la meritò: prese la palla a metà campo, se la tenne incollata al piede, scartò a uno a uno gli avversari, guardò dritto negli occhi del portiere, fintò, si fermò sulla linea di porta, salutò i tifosi, toccò, e fece rete. Peccato che del dopo non aveva più memoria. Troppo ubriaco per ricordarsi, perfino di se stesso. «È scioccante ammetterlo, ma avevo bevuto troppo, mi dicono che sono uscito dallo stadio, che sono andato alla cena ufficiale, ma per me è tutto buio». La medaglia, di forma rettangolare e con la scritta "vainquer 1968" è stata messa all´asta dalla fondazione intitolata al fuoriclasse nordirlandese, morto a 59 anni nel novembre del 2005, dalla britannica Bonhams, specializzata fra l´altro nella vendita di cimeli sportivi.
Il compratore della medaglia di Best è rimasto anonimo, così come quello che, nel corso della stessa seduta, si è aggiudicato la maglia indossata da Pelè nella sua ultima partita in nazionale, il match Brasile-Jugoslavia 2-2 del 18 luglio del 1971 al Maracanà. L´ultima casacca di O´ Rei è stata venduta a 8.640 sterline (circa 9.700 euro) da Dragan Holcer, il numero 6 jugoslavo che aveva scambiato la divisa con quella di Pelè. E che si è ritrovato in mano un pezzo di storia che per 20 anni è stata appesa in un bar di Spalato in Croazia, prima di essere tirata giù e tramutata in contanti, anzi in spiccioli. «Tommie non darà via la sua medaglia per poche noccioline», dice la moglie Delois. Mentre John Carlos, l´altro sprinter americano, terzo dietro Smith, dichiara: «Il mio bronzo non lo vendo». Gary J. Zimet, rappresentante di «Moments in Time Memorabilia» metterà all´asta anche le scarpe che Smith indossava quella notte. Tranquilli, il guanto nero non le vedrete mai. Smith alzò il destro, John Carlos, suo compagno, il sinistro. I guanti (un solo paio) li aveva comprati Denise, l´allora moglie di Tommie, che venne a trovarlo a Città del Messico. «Ma li ho persi in uno dei tanti traslochi». Almeno il pugno che stese l´America non finirà in un angolo in salotto.