LUISA GRION, la Repubblica 28/10/2010, 28 ottobre 2010
ECCO LA SANITÀ LOW-COST SI RISPARMIA IL 30 PER CENTO
Sulla salute non si discute, o almeno non si dovrebbe. È il punto di non ritorno, l´ultima voce alla quale si pensa quando si tratta di limare un bilancio familiare. Eppure, l´anno scorso, in Italia oltre un milione di persone si è impoverito a causa delle spese sanitarie. Oltre tre milioni d´italiani, per curarsi, hanno investito cifre proibitive rispetto al reddito.
Oltre cinque milioni hanno ammesso di aver avuto difficoltà ad accedere alle cure di cui avevano bisogno. I molti casi si tratta di pensionati, ma aumentano anche le famiglie con bambini che rinunciano ad una visita specialistica o all´apparecchio per i denti (se i figli sono tre o più, nel 5 per cento dei casi il bimbo si tiene gli incisivi storti e nel 15 per cento almeno uno dei genitori non pensa più alla sua bocca). Ecco perché anche nella sanità, come per gli aerei, comincia a svilupparsi un settore low cost.
L´offerta è ancora ridotta, ma le cifre per lanciare il business dei costi ridotti ci sono tutti: la stima della spesa sanitaria italiana si aggira sui 130 miliardi, di cui oltre l´80 per cento riguarda il Sistema Sanitario Nazionale. La quota privata, meno del 20 per cento, è in larghissima parte sostenuta direttamente dalle famiglie (le coperture assicurative sono poco diffuse).
Risparmiare si può: «fino al 30 per cento», così sostiene il rapporto sulla sanità di Assolowcost, l´associazione che riunisce aziende e strutture di servizi che s´impegnano ad abbassare i costi mantenendo alta la qualità. «Una famiglia media (quattro persone) - si legge nello studio - spende in cure sanitarie circa 113 euro al mese, di cui 37 solo in farmaci. Adottando modelli low cost, tale spesa scenderebbe di circa il 30 per cento e la spesa per i farmaci si ferma a 25».
Ora è chiaro che non a tutto c´è una soluzione a basso costo. Le strutture che aderiscono all´associazione e al suo rigido codice etico - per quanto riguarda il campo medico - sono concentrate soprattutto al Nord e operano in due campi essenziali: l´odontoiatria e le cure psicologiche-psicoterapeutiche. Settori dove la sanità pubblica interviene poco (l´85 per cento degli italiani paga il dentista di tasca sua) o solo per i casi più gravi. Le strutture low cost (cliniche o studi medici associati) - secondo l´associazione che le riunisce - garantiscono un risparmio sulle cure private fra il 10 e il 40 per cento. Nate per far fronte alla fuga di potenziali clienti verso Paesi che garantivano cure a spese più basse, pur non andando troppo per il sottile quanto a qualità (nel Nord-est i piccoli centri organizzavano i pullman per portare vecchi e giovani a farsi dentiere e "ponti" in Slovenia) si stanno lentamente diffondendo anche nel resto del territorio.
Due le strutture di punta: Progetto Dentale Apollonia e amicodentista.com. Entrambe stanno aumentando i fatturati con percentuali a due cifre, garantiscono risparmi grazie ad economie di scala, acquisti concentrati, utilizzo in modo intensivo delle "poltrone" (i pazienti sono fra i 120 e i 150 al giorno). Una sorta di «catena del valore» che punta al pieno utilizzo della struttura e i risultati - assicura Assolowcost - si vedono. Apollonia, per esempio, nelle strutture friulane in cui opera, garantisce un impianto per 490 euro (il costo tradizionale è di 2.200 euro) e un´estrazione a 45 euro (contro i 160 richiesti in una struttura tradizionale). Al Centro Medico Sant´Agostino, che opera a Milano, oltre ai dentisti, operano low cost anche gli psicoterapeuti: una seduta costa 35 euro contro i 60-120 richiesti nel settore privato. «Le visite specialistiche - fa notare il rapporto - costano 60 euro, il doppio del ticket chiesto in Lombardia, ma il numero di pazienti continua a crescere», forse per la buona qualità e per le attese ridotte.