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 2010  ottobre 28 Giovedì calendario

Notizie tratte da: Edmund White, Ritratto di Marcel Proust, Lindau 2010, pp. 158, 18 euro.(I virgolettati dove tra parentesi non è specificato l’autore della citazione sono tutti di Marcel Proust)

Notizie tratte da: Edmund White, Ritratto di Marcel Proust, Lindau 2010, pp. 158, 18 euro.

(I virgolettati dove tra parentesi non è specificato l’autore della citazione sono tutti di Marcel Proust).

Rif. libro in gocce 1395099
Rif. Biblioteca 217892

DOPO «Che cosa diavolo si può fare dopo di lui?» (Andrew Holleran, scrittore). Pag. 10.

MADELEINE La madeleine imbevuta nel tè dal piccolo Charles la domenica mattina. Per gli snob del bon ton se la famiglia Proust non avesse coltivato l’abitudine d’intingere dolci nelle bevande la letteratura mondiale sarebbe stata più povera (Edmund White sul tema dei ricordi in Dalla parte di Swann, il primo libro della "Recherche"). Pag. 9.

PER LO MENO «Se non sei un romano, agisci per lo meno come se lo fossi» (la madre Jeanne Weil).

BACIO Da bambino non riusciva a prender sonno senza il bacio della madre. Alla sua morte, nel 1905: «La mia vita ha perso il suo unico scopo, la sua unica dolcezza, il suo unico amore, il suo unico conforto».

FOU RIRE Divertente, piacevole, allegro. Emanava spiritualità, tranne quando si piegava in due per i suoi pazzi scoppi di risa. Pag. 15.

Famiglia agiata della Parigi fin de siècle: un maggiordomo, una cameriera e un cuoco fissi. Pag. 26.

LONDRA Gli uomini della sua classe sociale fumavano sigari avvolti in anelli di carta dorata personalizzata e indossavano camicie mandate a lavare e stirare a Londra. Pag. 27.

IDEA La sua idea di felicità: «Vivere accanto a tutti quelli che amo in mezzo all’incanto della natura, con una quantità di libri e spartiti, e non lontano da un teatro francese». La sua idea d’infelicità: «Essere separato dalla mamma». Pag. 39.

ASMA 1881, prima crisi d’asma. Tornava dal passeggio al Bois de Boulogne: «Un bambino che da quando è nato respira senza nemmeno rendersene conto non sa quanto l’aria che gonfia così dolcemente il suo petto, tanto da non accorgersene neppure, è essenziale alla sua vita». Pag. 32.

La famiglia, gli amici, i servitori, tutti tirannizzati dalle sue esigenze, alle volte dai suoi capricci. Per vedere i biancospini in fiore si faceva portare su una carrozza ermeticamente sigillata. Pag. 32.

MISTICO Padre cristiano, madre ebrea, battezzato, cresimato, non praticante, non credente. «Era piuttosto un ateo mistico» (Edmund White). Pag. 16.

FAVORE Sopportava malvolentieri gli ebrei ma si schierò a favore di Alfred Dreyfus nel famoso affaire che sconvolse la Francia. Pagg. 18, 19.

PRESENZA Tale la sua presenza che molti ne parlavano come d’un uomo alto. In realtà non arrivava al metro e sessantasette. Pag. 15.

BAFFETTI S’innamorava dei ragazzi che gli assomigliavano. Flers, Daudet, Hahn: i suoi amanti tutti con i baffetti e gli occhi scuri. Pag. 11.

VIZIO Credeva il sesso fra ragazzi come qualcosa d’innocente che diventava vizio solo con l’età adulta. Pag. 34.

Un suo personaggio, Robert di Saint-Loup, d’improvviso s’era fatto freddo coi compagni: «Da quando gli uomini erano divenuti suscettibili di ispirargli dei desideri non potevano più ispirargli amicizia». Pagg. 36, 49.

Pigro e indifferente, rimase fedele a vita al pesante arredamento di famiglia: «Avevo il diritto di non dare delle sfumature alle mie stanze». Pag. 29.

MOBILIO «Com’è brutto qui da voi», la volta che Oscar Wilde, invitato a casa Proust, vide il mobilio e se ne andò. Pagg. 44, 46.

CIOCCOLATA Il diploma, poi un anno nell’esercito. Nelle lettere la madre per consolarlo gli scriveva di pensare a quei dodici mesi come a tanti quadretti di cioccolata. Pagg. 42, 43.

Ammirava Balzac e Flaubert. Si divertiva ad imitarne lo stile, così da controllarne l’influenza: «Bisogna fare una parodia volontaria per poter dopo di ciò ridiventare noi stessi e non continuare a fare una parodia involontaria per tutta la vita». Pag. 52.

Vittima della sua fama di viveur, secondo Henri Bergson gl’interessava solo la vita mondana. Pag. 54.

Celebri le sue prese in giro della nobiltà. La contessa di Chevigné s’infuriò tanto nello sfogliare "I Guermantes" da bruciare le sue lettere. «Distruggere le parole di uno scrittore è di sicuro la vendetta più offensiva» (Edmund White). Pag. 55.

Proustifier, «proustificare», dal suo modo di parlare complicato. Gli amici ne coniarono un verbo. Pag. 56.

SPERMA Tra i suoi critici, per il dandy Robert de Montesquiou la sua opera era «un misto di litanie e sperma». Pag. 11.

ALBIONE D’una elaborata cortesia anche verso la servitù, odiava però certi cliché. Variazioni falsamente eleganti che non sopportava: «Albione» per dire Inghilterra, «verde Erin» per l’Irlanda. O espressioni ipocrite, «quella brava gente», come gli aristocratici definivano i contadini. Pag. 56.

Senza titoli nobiliari e di madre ebrea, era gay e pure malato. «Proprio tale distanza lo rese acuto osservatore dell’aristocrazia del tempo» (Edmund White). Pag. 58.

«Le persone d’azione sono sempre troppo impegnate a prepararsi per l’avvenimento successivo per ricordare il passato». Pag. 58.

L’amore per Reynaldo Hanh, musicista, compositore, madre venezuelana, padre ebreo. Una delle poche relazioni alla pari ricambiata e prolungata. Pag. 65.

«Vorrei essere il signore di tutto ciò che puoi desiderare sulla terra, così da potertelo portare; l’autore di qualsiasi cosa ammiri nell’arte, così da potertela dedicare» (Proust a Reynaldo Hahn). Pag. 71.

"Jean Santinel", dedicato ad Hahn. La vita gli aveva posto la loro storia da tradurre: «Mi è lecito chiamare romanzo questo libro? E’ forse qualcosa di meno e molto di più: l’essenza stessa della mia vita qui distillata. Questo libro non è mai stato composto, è stato raccolto». Pagg. 69, 70.

Il ritratto letterario d’un amico, come dargli il bacio d’addio. Non completò mai "Jean Santinel", l’amore era finito prima che terminasse. Pag. 71

«Il piacere che offre l’amore non vale davvero la felicità che distrugge» (Reynaldo Hahn). Pag. 72.

TOUT Lasciò Reynaldo Hahn per Lucien Daudet, sette anni più giovane, colto, dandy, snob. Soprannominato dagli amici «monsieur Je-sais-tout». Pagg. 72, 73.

Per far piacere ai genitori trovò un lavoro alla biblioteca Mazarine. Di permesso in permesso, fu licenziato qualche anno dopo. Pag. 73.

Primo romanzo "I piaceri e i giorni". Uscì nel 1896 con due anni di ritardo. Madame Lemaire s’era presa del tempo per ornarne le pagine di fiori. Prefazione di Anatole France, era un’edizione così lussuosa da costare quattro volte il prezzo d’un volume delle stesse dimensioni. Pag. 74.

FOTO La lesbica che sputa sulla foto del padre dell’amica prima d’una frenetica eccitazione sessuale: da Balzac acquisì il gusto per la teatralità. Pag. 76.

La volta che sfidò a duello il romanziere Jean Lorrain. Ci teneva a coltivare un’immagine virile che compensasse la sua fama d’omosessuale. Pagg. 77, 78.

Rispose ad Antoine de Bibesco, quando gli suggerì come stringere la mano in modo forte e virile: «Se seguissi il vostro esempio la gente mi prenderebbe per un invertito». Era il suo contorto modo di ragionare: una stretta molle per non dar l’idea d’essere un omosessuale che fingeva d’essere un eterosessuale. Pagg. 83, 84.

Salaïsme, la loro parola in codice per omosessualità, dal nome del conte di Sala, noto gay del tempo. Pag. 84.

Una passione giuridica, l’amore come processo. Spiare, indagare in segreto, interrogare per ore: il modo d’amare di Proust. Pag. 86.

Tre mesi e mezzo dopo la morte della madre scoprì d’aver ereditato una fortuna, 6 milioni di dollari d’oggi. Rimase esterrefatto, i genitori s’erano sempre dichiarati poveri. Pag. 92.

Regalava mance anche del 200%, acquistava azioni per i loro nomi poetici (Tanganyica Railway, Australian Gold Mine)… Sostituivano i viaggi esotici che avrebbe voluto fare. Pagg. 92, 93.

RICORDI «La memoria non è un vaso dal contenuto disponibile. I ricordi ci inondano solo quando innescati da gusti, profumi o sensazioni sulle quali non abbiamo il controllo» (Edmund White sul tema dei ricordi nella "Recherche"). Pag. 45.

TIRANNIA Illiers, il paese del padre dove i Proust andavano in vacanza, nella "Recherche" è Combray, così oggi si chiama Illiers-Combray. «Quando il nome Illiers verrà del tutto abbandonato la vita s’arrenderà alla tirannia dell’arte» (Edmund White). Pag. 21.

«Facile trovarsi d’accordo sugli autori del passato, l’abilità d’un critico deve misurararsi sulla valutazione dei contemporanei». Pag. 96.

L’essere sociale contrapposto all’io creativo: «Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che si manifesta nelle nostre abitudini, nella vita sociale, nei nostri vizi». Pag. 96.

La tendenza alla procrastinazione spesso conseguenza della malattia. Arrivava a dieci attacchi d’asma al giorno, alle volte era tanto debole pure per muoversi da una stanza all’altra. Pagg. 96, 97.

Ancora 38enne, spendeva all’anno 20.000 dollari d’oggi in farmaci. Credeva di morire da un momento all’altro: «Tutto ciò che avrebbe creato nei successivi quattordici anni sarebbe stato scritto nel segno d’una mortalità imminente» (Edmund White). Pag. 100.

Temeva la polvere che s’annidava nel mobilio, voleva che il suo appartamento assomigliasse a un ospedale. Quando in estate andava in vacanza a Cabourg degli operai con una speciale macchina aspiratrice pulivano fino all’ultimo libro e cornicione. Pag. 95.

Pensava all’opera come a molti libri, solo gradualmente capì di poterli legare in un unico romanzo. Pag. 97.

Giugno 1908, in piena fase creativa: «Sono passate sessanta ore da quando, non dico ho dormito, ma ho spento la luce elettrica» (lettera all’amico Robert Dreyfus). Pag. 99.

WORD Aumentavano i dettagli, le descrizioni. Dettava agli stenografi, riempiva i margini. Le macchine compositrici continuamente da reimpostare, le aggiunte così copiose da incollare nuove pagine. «In effetti se c’era uno scrittore che avrebbe tratto dei benefici da un word processor questi era sicuramente Proust» (Edmund White). Pag. 107, 108.

QUASI 1 Sempre più ossessionato, quasi non usciva più di casa. Pag. 108.

CORNETTA Solo l’amore per le arti lo tentava: nel 1911 s’abbonò al Théâtrophone e ascoltò in diretta i concerti di Wagner e Debussy solo sollevando la cornetta del telefono. Pagg. 108, 109.

Scoraggiato, temeva non avrebbe mai finito. Pensava al libro come a una chiesa gotica in continua espansione ma sempre incompleta. O a "L’Anello del Nibelungo", il ciclo di quattro opere wagneriano. Pag. 109.

GIOVANE Il "Parsifal" wagneriano, per molti critici modello della "Recherche". La ricerca del Santo Graal di Wagner? Il segreto della letteratura in Proust. Pag. 109.

712 «Dopo 712 pagine di questo manoscritto non si ha nessuna idea di quello di cui si tratta […]» (la risposta dell’editore Fasquelle alla prima parte della "Recherche"). Pag. 111.

Lo sottopose alla casa editrice de "La Nouvelle Revue Française". La commissione di lettori guidata da André Gide non lesse nemmeno il manoscritto. Pag. 111, 112.

Il più grande rimpianto di Gide, aver rifiutato la pubblicazione di "Dalla parte di Swan". Pag. 10.

I suoi rimorsi, ancora in punto di morte: «Sarei stato in grado di riconoscere immediatamente l’evidente valore di Baudelaire, o di Rimbaud? Avrei scartato come pazzo Lautréamont?» (André Gide). Pag. 114.

«Ho spesso dovuto constatare che le più grandi gioie dipendono dal non aver ottenuto una gioia minore meritata» (la risposta di Proust a Gide). Pag. 125.

«Sarò ottuso, ma non capisco come si possano scrivere trenta pagine per raccontare come ci si rigira nel letto prima di addormentarsi» (il direttore della terza casa editrice che scartò la "Recherche"). Pag. 115.

La fiducia nella sua opera non fu mai scossa, era certo sarebbe sopravvissuta nel tempo. Pagg. 114, 115.

Era un genio dell’autopromozione. Offriva regali ai critici e da bere agli opinionisti, rispondeva a una buona recensione con esagerata gratitudine e a una cattiva con pagine di giustificazioni. Pag. 116.

BIZZEFFE Amava cenare al Ritz anche tre volte a settimana, un salotto affollato, lussuoso, coi camerieri sempre pronti a coccolarlo con aneddoti a bizzeffe per il suo libro. Pag. 132.

«La fedeltà al vero, il suo standard artistico per eccellenza» (Edmund White). Pag. 42.

MONACO Indossava abiti logori ma invitava gli amici al Ritz. «Era un monaco play-boy» (Edmund White). Pag. 93.

PETTEGOLA "Proust is a Yenta", lo slogan stampato negli anni ’70 su una maglietta di New York. Yenta in Yiddish sta per pettegola.

Si ottiene sempre ciò che si vuole quando non lo si desidera più. Il 14 novembre uscì la "Recherche", pochi giorni dopo la fine del suo grande amore annullò qualsiasi felicità per l’avvenimento tanto atteso. Pagg. 117, 123.

TAXI Alfred Agostinelli l’aveva incontrato nel 1907, quando lavorava per una compagnia di taxi di Monaco. Lo ritrovò nel 1913 e se ne innamorò perdutamente. Pagg. 117, 118.

I suoi gusti sessuali erano cambiati: non più artisti omosessuali ma eteresessuali della classe operaia. Pag. 120, 121.

Gli sarebbe costato meno innamorarsi d’un uomo della sua classe sociale, aveva da offrire solo denaro al suo amante. Pag. 121.

Vissero insieme nel 1913. Il 1° dicembre mentre Marcel dormiva Agostinelli e la moglie se ne andarono senza spiegazioni. Pag. 121.

Sperava tornasse. Devastato dall’abbandono, pensò a un investigatore privato, offrì del denaro al padre, addirittura ordinò un aereo da regalare al suo amante. Pag. 122.

ROTTAME Dopo soli due mesi di lezioni e contro il parere del suo insegnante Agostinelli volò sul Mediterraneo, sbagliò una manovra e si schiantò nell’acqua. Non sapeva nuotare. Morì andando a fondo col rottame dell’aereo. Pag. 123.

La sua morte elevò Albertine a personaggio principale. "All’ombra delle fanciulle in fiore" divenne un volume separato e negli otto anni successivi raddoppiò le pagine. Pagg. 124, 125.

MARTIRE Nel 1917 quasi mai emergeva dalla sua stanza rivestita di sughero. Non pesava più di 45 chili. Riceveva al Ritz, una pelliccia sopra l’abito e senza togliersi il cilindro. «Era ormai un martire dell’arte» (Edmind White). Pag. 14.

Gli anni della guerra dedicati alla sua opera. Girava di notte, svegliava le famiglie, scriveva migliaia di lettere alla ricerca d’un vestito, anche solo un dettaglio, una battuta celebre della Belle Époque. Pag. 127.

GUAI Céleste, l’unica domestica. La sua più grande preoccupazione era il caffè della mattina. Lo voleva pronto e suonava appena sveglio, pure se a prepararlo ci voleva mezz’ora. Doveva essere un’essenza densa, la più forte possibile, e guai a riscaldarla, se ne sarebbe accorto subito. Pag. 128.

MAI Solo nella sua stanza e in cucina s’aprivano tende e finestre. Quando lui non c’era si poteva pulire. Mai prima delle dieci di sera. Pag. 128.

OPPIO Accusava vertigini ed afasia. Abusava di stimolanti (adrenalina e caffeina). Si placava coi calmanti (solitamente oppio). Pag. 132.

TOPO Nei bordelli era «l’uomo del ratto», dalla volta che gli portarono un topo infilzato di spilli e assistette alla sua morte con lussuria e paura (da un racconto del saggista Walter Benjamin). Pag. 130.

SPUTI Sospettavano s’eccitasse nei preliminari profanando con sputi e insulti oggetti sacri e fotografie della madre. Pagg. 130, 131.

Uscì la "Recherche" e iniziò il lungo, lento processo di canonizzazione artistica. La presa di coscienza totale si avrà solo con l’ultimo volume, nel 1927, a cinque anni dalla sua morte. Pag. 138.

QUASI 2 Nel 1921 uscì "Sodoma e Gomorra". Fu quasi deluso della mancanza di scandalo. Pag. 143.

PURE Orgoglioso d’aver resistito fino a 51 anni, ormai da tempo parlava della sua morte: alla stessa età morì pure Balzac. Pag. 145.

ASCESSO Una polmonite non curata si trasformò in bronchite, poi in ascesso ai polmoni. Morì il 18 novembre 1922 tra le cinque e le sei di sera. Quattro giorni dopo fu sepolto a Père-Lachaise. Pag. 145, 146.

«MARCEL» Il padre autoritario, morto quand’era ancora un buono a nulla. Mai avrebbe immaginato che il nome più importante sulla tomba di famiglia sarebbe stato "Marcel". Pag. 147.