28 ottobre 2010
Tags : Gaspare Spatuzza
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "SPATUZZA, GASPARE"
[È molto ripetitivo]
2010
• «Spatuzza è un testimonio a nostro favore… per molte ragioni, ma basterebbe la sua dichiarazione, certa e documentata, che egli fu incaricato di procurare il tritolo per la strage di via D’Amelio unitamente e contemporaneamente al tritolo che servì per la strage di Capaci, il che prova che Cosa nostra aveva deciso fin dall’inizio di uccidere Borsellino come Falcone, e liquida definitivamente il teorema della procura che la decisione di uccidere Borsellino sarebbe stata presa solo successivamente e sarebbe stata presa perché Borsellino avrebbe scoperto della nostra presunta ‘trattativa’ con Cosa nostra e vi si sarebbe opposto… Quello che Spatuzza ha detto di vero, e ha inequivocabilmente provato, è che fu lui a rubare l’auto che servì per la strage di via D’Amelio e che, di conseguenza, tutti i processi e le condanne inflitte per quella strage sono sbagliati… E’ di questo che bisognerebbe parlare e bisognerebbe indagare sulle responsabilità di quelle indagini e di quei processi e bisognerebbe processare i responsabili invece di processare i carabinieri, ma è anche per non farne parlare o farne parlare il meno possibile e distogliere l’attenzione, che si parla solo e sempre della presunta ‘trattativa’e si processano i carabinieri…”. (Il generale Mario Mori a Lino Jannuzzi)
Fonte: Lino Jannuzzi, Il Foglio 5/10/2010
• Il 10 dicembre, la settimana successiva, Annozero si occupa del processo Dell’Utri e delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza su Berlusconi.
Fonte: Marco Lillo e Antonio Massari, il Fatto Quotidiano 21/10/2010
• Chi sono i pentiti più famosi che hanno consentito di dare colpi importanti alla criminalità organizzata?
Tommaso Buscetta, Salvatore Contorno, Luigi Giuliano, Giovanni Brusca, Pasquale Barra, Santino Di Matteo, Gaspare Mutolo, Gaspare Spatuzza e Roberto Moio
Fonte: Raffaello Masci, La Stampa 19/10/2010, pagina 80 (Domande e risposte della Stampa)
• I telegiornali sappiamo cosa sono... o sono incomprensibili o ti dicono una falsità o non ti dicono delle cose... quando Spatuzza ha tirato in ballo Berlusconi e Dell’Utri per le stragi l’intero Paese ha detto: “Possibile? Berlusconi e Dell’Utri nelle stragi?”. Non sanno che da 15 anni ne hanno parlato almeno 30 Spatuzza e che Dell’Utri è già stato condannato in primo grado, per cui comunque vada l’appello
Fonte: Rolling Stone n. 84 ottobre 2010
• Campanella è in politica prima di Schifani e quando descrive i rapporti dell’allora avvocato Renato Schifani con Nino Mandalà, poi condannato come capomafia di Villabate, riporta cose vissute in prima persona . Il memoriale (che insieme ai verbali di Gaspare Spatuzza rappresenta il cuore del fascicolo) è datato 10 novembre 2009 e si compone di 15 fogli. È indirizzato al pm Antonino Di Matteo, che conduce l’indagine con i pm Paolo Guido, Antonio Ingroia e Ignazio De Francisci.
Fonte: Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 2/10/2010
• L’“Espresso” ha pubblicato con molta solennità un articolone dello stragista ergastolano Spatuzza, ma io accusato di aver collaborato con i servizi segreti italiani e perciò da
essi stipendiato (non è vero, ma qui rinuncio a difendermi) sono un intoccabile. Chi mi tocca è morto.
Fonte: Renato Farina, Libero 2/10/2010
• E poi c’è la mina vagante del pentito Spatuzza: è il segreto di Pulcinella che tra Firenze e Caltanissetta sia stata riaperta l’inchiesta sulle bombe del 1993 che vide indagati «mister alfa» e «mister omega», che all’epoca erano Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri.
Fonte: Francesco Grignetti, La Stampa 1/10/2010; Goffredo De Marchis, la Repubblica 1/1=/2010
• Torrealta Maurizio - La trattativa. Mafia e Stato: un dialogo a colpi di stragi che non si è mai fermato. Oggi Cosa Nostra presenta il conto. Le testimonianze di Spatuzza, Ciancimino, Riccio, Giuffrè. I dettagli, le date i fatti. Prefazione di Walter Veltroni. Introduzione di Antonio Ingroia. Rizzoli, Milano 2010.
Fonte: 1391009
• Secondo quanto scrive Travaglio nel suo Passaparola Spatuzza avrebbe riferito ai magistrati dei suoi colloqui con Giuseppe Graviano, il quale gli confidò al Bar Doney nel ‘94 che Berlusconi e Dell’Utri gli mettevano l’Italia nelle mani. Questo non significa che siano colpevoli, aggiunge Travaglio [...] Ci sono le parole di Spatuzza a cui si uniscono quelle di Ciancimino Junior. C’è un assegno… ci sono soldi in contanti e pizzini che parlano dei rapporti tra Don Vito e l’allora astro nascente cavaliere del lavoro.
Fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/travaglio-le-sabbie-mobili-di-berlusconi-passaparola-20-settembre-2010/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+MicroMega-online+%28MicroMega.net%29&utm_content=TwitterMafia e politica – 21/9/2010 (Scheda inserita dalla Carione)
• Archiviazione significa che il fascicolo va in freezer pronto a essere estratto e riattivato in presenza di qualunque elemento nuovo, è quello che è successo l’estate dell’anno scorso, quando Spatuzza raccontò dei suoi colloqui con Giuseppe Graviano, il quale gli aveva confidato che quello di Canale 5, Berlusconi e il nostro compaesano, Dell’Utri ci hanno messo l’Italia nelle mani, confidenza che Spatuzza dice di avere ricevuto da Giuseppe Graviano al Bar Doney gennaio 1994, 2 mesi prima delle elezioni e pochi giorni prima del discorso televisivo della discesa in campo del Cavaliere.
Di fronte a questi nuovi elementi forniti da Spatuzza i magistrati hanno riaperto l’indagine, hanno indagato per un anno e questa estate hanno chiesto una proroga di un altro anno e l’ho ottenuta dal G.I.P., segno che ci sono elementi per continuare a indagare su chi? Su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri che sono attualmente, mentre stiamo parlando, indagati a Firenze per concorso nelle stragi del 1993 [...]
Fonte: Travaglio http://temi.repubblica.it/micromega-online/travaglio-le-sabbie-mobili-di-berlusconi-passaparola-20-settembre-2010/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+MicroMega-online+%28MicroMega.net%29&utm_content=TwitterMafia e politica
• Spatuzza infatti sostiene che Schifani, 18 anni fa, è stato uno dei tramite tra i fratelli Graviano, i boss di Brancaccio protagonisti delle stragi del ‘92-93, e Marcello Dell’Utri.
Fonte: Peter Gomez, il Fatto Quotidiano 3/9/2010
• Sia Salvatore Grignoli sia Gaspare Spatuzza, detto «’u tignusu», oltre a dichiararsi pentiti per la legge, da allora non riescono più a distrarsi dalla lettura della Bibbia, e anzi Spatuzza ha voluto guardare dentro se stesso fino a iscriversi alla facoltà di Teologia. Ma non è detto che si tratti di una svolta a 360 gradi: «Il 90 per cento dei mafiosi — ha rivelato Grignoli — dice di credere in Dio. Uno dei miei coimputati diceva sempre: in nome di Dio, prima che ci muovessimo per andare ad ammazzare qualcuno».
Fonte: Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 02/09/2010
• Gaspare Spatuzza ‘u tignusu, boss di Brancaccio, un tempo braccio dei fratelli Graviano, reggenti della zona, e oggi pentito ritenuto attendibile dalle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo. [...] Ai magistrati fiorentini, Spatuzza avrebbe raccontato delle vecchie clientele dell’avvocato con alcuni costruttori edili legati al mafioso palermitano Stefano Bontade, il “principe di Villagrazia” ucciso dai corleonesi nella primavera dell’81 durante la “seconda guerra di mafia” che vide la vittoria dei “viddani”, Luciano Liggio, Totò Riina e Bernardo Provenzano, sui mafiosi di città. [...] Che l’Espresso e il Fatto Quotidiano hanno contribuito a far conoscere alla pubblica opinione. E che il diretto interessato, Renato Schifani, adesso intenderebbe chiarire. “L’ipotesi formulata dal settimanale l’Espresso, sulla scorta di non riscontrate né riscontrabili dichiarazioni che avrebbe reso Gaspare Spatuzza, è priva di ogni fondamento e del tutto fantasiosa”, attacca una nota di Eli Benedetti, portavoce del Presidente del Senato.
Fonte: Eduardo Di Blasi, il Fatto Quotidiano 28/8/2010
• Il 19 luglio è oggi.
Sì, sono passati 18 anni. La verità sulla morte di Borsellino, apparentamente accertata alla fine di due processi, è stata rimessa in discussione. Nella prima ricostruzione dell’attentato a rubare la 126, imbottirla di tritolo e portarla in via D’Amelio sarebbero stati tre mafiosi di piccolo calibro, Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. Ora c’è una nuova verità, a quanto pare sostenuta da riscontri incontrovertibili. L’uomo della 126 è Gaspare Spatuzza, che si è accusato e ha fornito le prove di quanto andava dicendo. Lei ricorderà che esiste una tesi, a cui hanno mostrato di credere, per esempio, Pietro Grasso e Antonio Ingroia, secondo cui in quel momento era in corso una trattativa tra la mafia e lo Stato per arrivare a un accordo o a una tregua. Borsellino sarebbe stato ucciso perché contrario a un simile accordo. Frutto dell’accordo sarebbe stata la nascita di Forza Italia.
Fonte: La Gazzetta dello Sport Anno IV, numero 1243 19 luglio 2010
•La nuova verità su via D’Amelio la sta scrivendo Spatuzza, guardato con inopinato favore dai suoi ex compari che sulla carta ha tradito e dagli avvocati dei mafiosi.
Fonte: Riccardo Arena, Il Foglio 23/07/2010
• Perché è stato proprio Spatuzza, pentito che il governo ritiene inattendibile al punto da negargli la protezione, a smontare l’errore giudiziario su via D’Amelio, accusandosi di una strage per cui languono all’ergastolo sette innocenti. Quindi, se errore giudiziario vi fu, ne deriva che Spatuzza è credibile: il contrario di quanto vorrebbe dimostrare il povero Cicchitto.
Fonte: Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 23/7/2010;
• Giuseppe Graviano che, lungi dallo smentire le accuse di Spatuzza, ha preso tempo, riservandosi di parlare in un secondo momento. Non sarà che, nobilitando il silenzio di Mangano, si vuole perpetuare il silenzio di Graviano e far pesare quello di Dell’Utri? Il bello di queste vicende, sempre dipinte come fosche e misteriose, è che tutti sanno tutto. universalmente noto che il no del governo alla protezione di Spatuzza è un sasso in bocca al pentito. L’ha confessato senz’accorgersene Cappuccetto Cicchitto: ”Sappiamo perché alcuni tengono tanto a Spatuzza: egli avrebbe dovuto essere la bomba atomica da lanciare contro Berlusconi”. Dunque è per disinnescare la bomba atomica contro B. che il governo B. gli nega la protezione.
Fonte: Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 21/7/2010;
• Lei non sembra considerare che nel frattempo era arrivato il pentito Gaspare Spatuzza, il quale non sembrava, diciamo, il 2 di coppe.
«Ah, già, il pentito Spatuzza».
Ha riferito che Giuseppe Graviano gli aveva riferito.
«Al bar».
Perché, dovevano forse vedersi all’Accademia dei Lincei?
«Che cosa è uscito, di nuovo? Se, come credo, le informazioni giornalistiche erano esaustive, e non hanno nascosto nulla, anzi, semmai aggiunto, dov’erano le clamorose novità sull’accordo tra la forza politica di nuovo conio e la mafia? Le rivelazioni sulla sconvolgente trattativa?».
Nelle parole di Spatuzza: «Graviano mi disse chi ci garantisce. Mi vennero fatti i nomi di
Berlusconi, quello di Canale 5, e di un compaesano, Dell’Utri, che ci hanno messo il Paese in
mano». (Corrado Carnevale)
Fonte: Andrea Marcenaro, Panorama 8/7/2010
• Berlusconi e Dell’Utri collusi con la mafia”. Si ripercorre la storia raccontata da Spatuzza, quella che proprio ieri il Tribunale di Palermo ha giudicato falsa.
Fonte: Renato Farina Libero 30/6/2010
• Gaspare Spatuzza che sugli attentati mafiosi del ’92-’93 cita la frase di Graviano che dice: grazie a Berlusconi ci siamo messi il paese in mano.
Fonte: Nino Amadore, Il Sole-24 Ore 1/7/2010;
• La Corte ha ritenuto non provate le accuse di Gaspare Spatuzza sulla trattativa tra i boss Graviano e il duo Berlusconi-Dell’Utri nella fase delle stragi del 1993. Ma non è necessariamente una bocciatura del collaboratore. Come dice l’ex procuratore antimafia Pier Luigi Vigna, ”i giudici potrebbero ritenere attendibile Spatuzza quando riferisce le confidenze del boss Graviano al bar Doney ma non è automaticamente provato che Graviano dicesse la verità al suo picciotto”. A prescindere dalle accuse di Spatuzza (emerse solo in appello) restano tre fatti riportati nella condanna di primo grado: i rapporti con i fratelli Graviano nel 1994; gli incontri con Vittorio Mangano nel 1993 e il supporto elettorale dei mafiosi vicini al boss Provenzano nel 1999.
Fonte: Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 30/6/2010;
• Dell’Utri: sono ”minchiate” le accuse rilanciate da Gaspare Spatuzza, che il senatore liquida come ”Spatuzza-tura”[...]
Giuseppe Graviano, vero capo di Spatuzza
Fonte: Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 30/6/2010;
• Il senatore Dell’Utri - dice Gatto - per oltre un trentennio è stato al servizio di Cosa nostra. Ha avuto un ruolo determinante per l’approvazione di alcuni provvedimenti legislativi che hanno favorito concretamente la mafia. E a suo carico sono emerse nuove prove a partire dalle dichiarazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza che si sono integrate in maniera armoniosa con quanto già stabilito dalla sentenza del tribunale di Palermo a proposito dei rapporti che l’imputato ha intrattenuto con i fratelli Graviano, capimafia di Brancaccio”. I
Fonte: sch. N. 215093
• Spatuzza - Riformando la sentenza di primo grado, la corte ha assolto Dell’Utri limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoca successiva al 1992 perché «il fatto non sussiste», riducendo così la pena da nove a sette anni di reclusione. Sembrano non aver influito, dunque, nel processo Dell’Utri le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, piombate in aula quando il dibattimento si stava avviando a conclusione. [...]«Con questa sentenza si mette una pietra tombale sulla presunta trattativa tra Stato e mafia durante il periodo delle stragi. Quello che ha detto Spatuzza non è stato evidentemente preso in considerazione come voleva l’accusa» ha detto l’avvocato Nino Mormino, legale di Dell’Utri, sottolineando che la corte ha assolto il suo assistito per le condotte contestate in epoca successiva al 1992, escludendo cioè qualunque «patto» tra lo Stato e Cosa Nostra subito dopo le stragi.
Fonte: www.corriere.it
• Anche il pentito Gaspare Spatuzza dice che tra lei, Berlusconi e i fratelli Graviano è stato raggiunto un accordo.
«Ma di che parliamo? Falsità, calunnie. Sono tutte persone che hanno davanti anni di galera, è da capire. Salvano la loro pelle».
Però è difficile sostenere che Ciancimino, Spatuzza e tutti i pentiti che l’hanno accusata nel corso del suo processo, siano manovrati.
«Ma questo non è un problema, Andreotti ne aveva anche di più di pentiti che l’accusavano» (Dell’Utri)
Fonte: Beatrice Borromeo, Il Fatto 10/2/2010
• Le accuse di Spatuzza non trovarono conferma dai suoi boss, i fratelli Graviano, ascoltati in pubblica udienza ad un processo a Firenze.
Fonte: Lucio Galluzzo, Il Messaggero 27/6/2010
• Il caso Spatuzza sappiamo come si è concluso. Per un mese ha tenuto le prime pagine e le aperture dei telegiornali;
Fonte: Vittorio Feltri, il Giornale 18/6/2010
• Il Viminale ha respinto la richiesta dei pm antimafia: il pentito di mafia Gaspare Spatuzza non avrà nessuna protezione speciale. Si tratta di una decisione senza precedenti: mai era accaduto che un collaboratore giudicato attendibile da tre uffici giudiziari – Firenze, Caltanissetta e Palermo, che indagano sulle stragi del 1992-1993 e sulla presunta «trattativa» tra lo Stato e Cosa nostra in quella stagione – oltre alla Superprocura, venisse bocciato dall’apposita commissione del Viminale.
Il motivo ufficiale del no è che alcune dichiarazioni rese da Spatuzza, che coinvolgono il premier Silvio Berlusconi e il senatore Marcello Dell’Utri per i loro ipotizzati rapporti con i fratelli Graviano nel periodo delle stragi, sono arrivate fuori tempo massimo (cioè oltre i sei mesi previsti dalla legge entro i quali il pentito deve indicare tutti gli argomenti di cui intende parlare).
CHI È SPATUZZA
L’ex mafioso Gaspare Spatuzza («u tignusu» (il calvo), è un killer pentito della cosca palermitana di Brancaccio, già braccio dei fratelli stragisti Giuseppe e Filippo Graviano. Arrestato nel 1997 è stato condannato per decine di omicidi fra cui quello di padre Pino Puglisi. La sua collaborazione con la giustizia inizia il 26 giugno del 2008, dopo 11 anni di carcere. Le sue dichiarazioni sugli attentati al giudice Borsellino hanno portato la Procura di Caltanissetta a chiedere la revisione di processi già definiti (Spatuzza si è anche autoaccusato della strage di via D’Amelio).
Fonte: Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 16/6/2010; varie
• Sono arrivate le deposizioni dell’ex mafioso pentito Gaspare Spatuzza e del «testimone assistito» Massimo Ciancimino, che hanno fatto aprire nuove indagini
Fonte: Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 15/06/2010
• [Pierluigi] Vigna esprime perplessità sul riconoscimento da parte di Gaspare Spatuzza del collaboratore del «signor Franco» sulla scena della strage di via D’Amelio: «Un generale che imbottisce di esplosivo un’auto? A distanza di tanti anni i riconoscimenti sono difficilissimi».
Fonte: Francesco La Licata Guido Ruotolo, La Stampa 30/5/2010, Pagina 11
• Spatuzza ha poi sostenuto di aver visto Schifani mentre, al fianco del suo cliente Pippo Cosenza, s’incontrava nei primi anni novanta con Filippo Graviano
Fonte: Peter Gomez, Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 28/4/2010;
• Deve scusarsi per aver dato credito e voce al pentito Gaspare Spatuzza.
«Io ho semplicemente parlato, di Spatuzza. Nient’altro. Ho parlato di un pentito che era stato creduto sulla ricostruzione della strage di via D’Amelio».
No, lei ha fatto da megafono a un pentito di mafia che sparava balle clamorose sul presidente del Consiglio e ne ha fatto un oracolo. A Palermo Spatuzza è stato dichiarato inattendibile.
«Non mi risulta».
Non è stato ammesso al processo Dell’Utri in quanto ritenuto tale.
«Nessuna scusa da fare».
Fonte: Andrea Marcenaro, Panorama 25/03/2010
Santoro manda in onda la trasmissione sul caso Mills e Berlusconi va su tutte le furie. Chiama Innocenzi e lo riempie di insulti. [...]Ma il Cavaliere non si contiene. E chiede di fermare quantomeno la trasmissione del giovedì successivo: «Giovedì sera c’è il processo Spatuzza, voi non riuscite veramente a fare questa roba...».
Fonte: Giusi Fasano, Corriere della Sera 18/03/2010
• [Giuseppe Graviano] Chiamato a confermare o smentire ciò che aveva raccontato il suo ex braccio destro, Gaspare Spatuzza, sui presunti rapporti della mafia con Dell’Utri e col premier Silvio Berlusconi, Graviano aveva detto di stare male e di non essere in condizioni di parlare: «Ma non appena starò meglio, risponderò», aveva concluso. Mentre il fratello Filippo aveva accettato di parlare, smentendo però Spatuzza.
Fonte: Riccardo Arena, La Stampa 2/1/2010
2009
• Bisogna ricordare che tra gli elementi che hanno portato al massimo la tensione c’è stata la forzatura, da parte dei giudici, della confessione del pentito Spatuzza, protagonista di una flebile testimonianza, priva di alcun riscontro, sul presunto asse Berlusconi/Dell’Utri-Mafia. La settimana scorsa, Filippo Graviano, portato in aula a dir la sua su questo punto, ha negato con decisione di aver conosciuto Berlusconi. Suo fratello Giuseppe, l’uomo che Spatuzza chiama ”Madrenatura”, non ha neanche voluto testimoniare.
Fonte: Anno VI - Trecentunesima settimana
Dal 7 al 14 dicembre 2009
• Spatuzza L’altro grande processo che ha tenuto col fiato sospeso il mondo politico italiano (e internazionale) è quello d’appello al senatore Marcello Dell’Utri, già condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Venerdì 4 dicembre ha deposto Gaspare Spatuzza, il pentito che negli due ultimi interrogatori subìti aveva sostenuto un rapporto stretto tra Berlusconi-Dell’Utri e il boss mafioso Giuseppe Gravano, che è al carcere duro e non ha mai confermato. A Torino, dove il dibattimento era stato trasferito da Palermo per ragioni di sicurezza, Spatuzza ha ripetuto quanto i giornali, puntualmente riforniti dei verbali d’interrogatorio, avevano anticipato: dopo aver fatto del terrorismo per premere sullo Stato (attentati di Roma e Milano del 1993), il boss Graviano raccontò a Spatuzza, al bar Doney di via Veneto in Roma, che la cosa era fatta e Berlusconi-Dell’Utri gli avevano messo in mano il Paese. Riscontri a questo appuntamento da Doney e alle relative affermazioni non ce ne sono. Gli sconquassi preannunciati – avviso di garanzia al Cavaliere, sequestro dei suoi beni, dimissioni, elezioni anticipate, fino alla guerra civile paventata dallo stesso presidente del Consiglio in una delle sue tante intemerate degli ultimi giorni – non sembrano probabili. Delle tante dichiarazioni contro Spatuzza sentite dopo la deposizione, la più significativa è quella di Castelli, ex ministro della Giustizia: «Se ci fossero riscontri oggettivi, è chiaro che si aprirebbe un fronte preoccupante per il governo. Ma se questi riscontri oggettivi non ci fossero, allora si aprirebbe uno scenario sul modo di agire di alcune parti della magistratura che sarebbe ancora più preoccupante».
Fonte: Anno VI - Trecentesima settimana Dal 30 novembre al 7 dicembre 2009
• Commissionarono l’uccisione di don Pino Puglisi (15 settembre 1993), il parroco di Brancaccio che si era messo di traverso inceppando i disegni di mafia nel quartiere. E killer di quel delitto, fra gli altri, era stato proprio Gaspare Spatuzza;
Fonte: 193916
• Chissà perché i boss non maledicono Spatuzza -
Per la prima volta non c’è la fatwa dei boss contro un pentito», osserva Sergio Scandura, inviato di Radio Radicale ai processi di mafia [...]. «Capisco la tua scelta di pentirti e la rispetto», così suonarono le parole del boss Giuseppe Graviano al suo sottopanza Spatuzza, durante il confronto. Questo fa sospettare, al giornalista di Radio Radicale, che, al di là di Spatuzza, vi sia un network pentitista, deciso ad accecare e paralizzare gli uffici requirenti, velando quanto accade oggi, come il rientro degli «americani», fuggiti ai tempi della guerra di mafia.
È, aggiungiamo noi, una fatalità? Osserviamo il processo per la strage di via D’Amelio, dove fu stroncato il giudice Paolo Borsellino. La colpevolezza di Vincenzo Scarantino sembrava provata al di là d’ogni ragionevole dubbio. Egli, anche secondo la Cassazione, portò la 500 Fiat carica di esplosivo in via D’Amelio. Spatuzza scagiona Scarantino e alza il dito contro Berlusconi per le bombe del 1992-1993. Sulla credibilità di Scarantino riferimmo a suo tempo, da queste colonne, le espressioni caustiche di Lino Jannuzzi, un pezzo di storia del giornalismo: a Scarantino negò qualunque dignità di mafioso ben prima che Spatuzza si pronunciasse. Ciò procurò a Jannuzzi guai con la giustizia prima dell’apparizione di Spatuzza. Ora, nella matassa imbrogliata, si impastoiano quelli che s’illudevano di gabellare l’opinione pubblica.
Fonte: Piero Laporta, ItaliaOggi 9/12/2009
• Il 4 dicembre, nell’aula bunker del tribunale di Torino, il pentito Gaspare Spatuzza ha dichiarato che Berlusconi fece affari con la mafia quando entrò in politica. Raccontò che il suo boss, Giuseppe Graviano, gli aveva parlato nel 1994 dei loro referenti politici: Berlusconi e Dell’Utri. «Ci avevano messo il Paese nelle mani». Ancora prima della deposizione di Spatuzza, D’Avanzo ha insinuato su Repubblica l’esistenza di misteri mai chiariti delle origini della Fininvest: «Cosa nostra» ha scritto «minaccia in un regolamento di conti il presidente del Consiglio. Ne conosce qualche segreto. Ha con lui cointeressenze antiche e inconfessabili».
Quando un altro mafioso, Filippo Graviano, ha smentito Spatuzza, e tutto si è dissolto in una bolla di sapone, D’Avanzo ha fatto quasi una lavata di capo ai giudici disorganizzati, autoreferenziali, fragili, incapaci di incastrare Berlusconi.
Fonte: Silvia Grilli, Panorama, 22 dicembre 2009
• Ma chi mente tra il boss Graviano e Spatuzza?
Filippo Graviano (nella foto Ansa, in videoconferenza con Palermo) e l’altro boss, Cosimo Lo Nigro, hanno dichiarato di non aver mai conosciuto Marcello Dell’Utri e di non aver mai pronunciato le frasi che il pentito Spatuzza gli ha attribuito. Berlusconi ha commentato: «Che vi avevo detto? Erano tutte cose da ridere». Grande soddisfazione anche di Dell’Utri, che ha definito Filippo Graviano «un pentito serio » e classificato come «tutte cazzate» le dichiarazioni di Spatuzza. L’udienza è stata poi rinviata al 18 dicembre.
Ricostruiamo?
Certo. C’è questo pentito, Gaspare Spatuzza, che per un anno non ha detto ai magistrati niente di interessante. Poi, negli ultimi interrogatori, ha cominciato a raccontare qualcosa, soprattutto che i suoi capi – i boss Graviano del quartiere Brancaccio di Palermo – s’erano messi a fare i terroristi per convincere lo Stato a un protocollo d’intesa che fosse di soddisfazione sia per i poteri pubblici (che non avrebbero avuto più morti ammazzati) che per la criminalità organizzata siciliana che avrebbe tra l’altro lucrato alla grande sugli appalti. La prova regina di questa trama starebbe in una conversazione avvenuta al caffè Doney di via Veneto a Roma in cui Giuseppe Graviano avrebbe comunicato con soddisfazione al suo killer Spatuzza (almeno 40 ammazzamenti) che due figure di primo piano «gli avevano messo in mano il Paese». Queste due figure sarebbero Berlusconi e Dell’Utri. I magistrati hanno diffuso a spizzichi e bocconi il senso di queste frasi creando un’attesa spasmodica nel pubblico e le hanno poi fatte ripetere a Spatuzza in aula a Torino la settimana scorsa. Il risultato di questo tam tam mediatico è stato un formidabile flop: gli inquirenti, a parte questo fantasma di racconto, non avevano in mano il minimo riscontro. E anche i nemici di Berlusconi hanno dovuto ammettere che: 1) la storia raccontata da Spatuzza, nei termini in cui l’ha raccontata, è penalmente inesistente; 2) il governo di centrodestra ha effettivamente inferto colpi durissimi alla mafia, riducendola per davvero ai minimi termini. Dunque l’eventuale trattativa StatoCosa Nostra non si sa bene a quali risultati abbia portato. Riina è stato arrestato nel 1993, quindi in quell’epoca. Disse tra l’altro: «Io latitante? Per più di vent’anni nessuno mi ha cercato, io prendevo l’autobus, il treno, l’aereo, ho lavorato, ho viaggiato… ». A tutta la vicenda si potrebbe dare quindi una lettura rovesciata di tutta la vicenda: il patto con la mafia prima c’era, e lo Stato tra il 1993 e il 1994 (c’era Berlusconi) lo ruppe.
Fonte: La Gazzetta dello Sport Anno III, numero 1030 12 dicembre 2009
• Il processo è stato poi prolungato quasi di un anno per ascoltare anche il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, cui recentemente non è stato concesso il programma di protezione perché le sue dichiarazioni sono arrivate oltre il limite dei 180 giorni previsto dalla legge (Corriere della Sera 16/6). Spatuzza, pluriomicida condannato a vari ergastoli e ora studente di Teologia, ha parlato della presunta trattativa tra mafia e Stato avvenuta tra la prima metà degli anni ’90 e il 2003-2004 i cui referenti politici sarebbero stati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Di quella trattativa Spatuzza sarebbe venuto a conoscenza tramite il boss Giuseppe Graviano la prima volta nel ’93, mentre progettavano una strage di carabinieri a Roma (poi fallita). La seconda nel ’94, quando Graviano gli disse che grazie a Berlusconi e Dell’Utri «abbiamo ottenuto quello che volevamo». L’11 dicembre 2009 il boss Filippo Graviano, in videoconferenza con l’aula di Palermo, ha però smentito le tesi di Spatuzza sostenendo di non aver mai avuto rapporti di alcun tipo con Dell’Utri. Suo fratello, Giuseppe, non ha risposto alle domande dell’accusa lamentando problemi di salute dovuti al 41 bis (Marco Imarisio, Corriere della Sera 12/12/2009).
• Se questo è un secondo grado Marcello Dell’Utri e i suoi avvocati contestano l’irritualità con cui il pentito-testimone Gaspare Spatuzza è stato inserito in un processo d’appello che avrebbe dovuto trattare di fatti totalmente diversi. Proprio mentre la difesa segnava molti punti a proprio favore.
«Quello del Canale 5» e «il nostro compaesano». Il 4 dicembre 2009, nell’aula bunker del tribunale di Torino, il pentito Gaspare Spatuzza ha tentato di riscrivere la storia. Fra ricordi confusi, date approssimative, contraddizioni. Ma il senso delle sue parole è stato chiaro: dietro le stragi del 1992 e del 1993 ci sarebbero «quello del Canale 5», cioè Silvio Berlusconi, e il «nostro compaesano» Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl. «Ci hanno messo il Paese nelle mani» avrebbe detto il boss Giuseppe Graviano, stretto nel suo cappotto blu, al fedele Spatuzza. L’incontro tra i due mafiosi avvenne alla fine del 1993, al bar Doney di Roma. Forza Italia però nacque solo a gennaio del 1994. Per cui l’assunto diventa: indebolito il sistema con le bombe, Berlusconi si presentò alle elezioni come il salvatore della patria.
Fonte: Antonio Rossitto Per Panorama 16 Dicembre 2009
• Per reggere l’impatto delle accuse di Spatuzza Berlusconi sta rivoluzionando l’agenda sulla giustizia. Del processo breve, di fatto, non gli importa più niente.
Fonte: Alessandro de Angelis, il Riformista 4/12/2009
• I giornalisti stranieri venuti ad ascoltare il pentito Gaspare Spatuzza non sono stati più di sette e quello che doveva essere uno show da Universal Picture è stato nient’altro che uno spettacolino modesto, su un palcoscenico quasi tutto italiano.
Fonte: Il Foglio 5/12/2009
• Il 4 dicembre, venerdì, è infatti lo Spatuzza-day. Il giorno in cui l’ormai celeberrimo pentito di mafia deporrà nell’aula del processo contro Marcello Dell’Utri.
Il canovaccio delle dichiarazioni è già noto, anticipato da un fragoroso tam tam mediatico e da oculate fughe di notizie raccolte da alcuni ben informati quotidiani: Spatuzza deve dire che Berlusconi aveva stretto un patto di sangue con la mafia stragista dei fratelli Graviano, ben prima della discesa in campo ufficiale, per prendere il potere (aiutato da un po’ di bombe) e spartirlo equamente con Cosa nostra. «Ci siamo messi il Paese nelle mani», sarebbe la frase di Graviano, riferita da Spatuzza, pronunciata ai primi di gennaio del ”94, con largo e preveggente anticipo sulla vittoria elettorale berlusconiana. Verosimilmente, la frase risuonerà in aula il 4 dicembre prossimo.
Fonte: Laura cesaretti, il Giornale 26/11/2009
• Killer preciso ma soprattutto fine osservatore, Spatuzza. Non a caso la sua specializzazione era «dare la battuta», indicare cioè al commando la posizione del bersaglio e il momento più favorevole per l’azione. Assassino provetto ma anche pronto a dare una mano, in tutti i campi. Come quella volta che per tenere fuori dai guai un boss che aveva messo incinta una studentessa organizzò tutto personalmente. A modo suo: irruzione nell’appartamento che la giovane fuori sede divideva con un’amica, e aborto a casa, grazie all’iniezione di un farmaco fornito da un medico compiacente.
Sempre pronto, sempre a disposizione della cosca, ”u tignusu. Anche per le piccole necessità. Come il telefonino cellulare (intestato a un cugino della moglie di Spatuzza) trovato al momento dell’arresto, a Milano, il 27 gennaio del 1994, di Giuseppe e Filippo Graviano. Già, gli ex ras incontrastati di Brancaccio mandanti dell’omicidio di padre Puglisi, i capimafia di rango che amavano la bella vita - la loro mamma aveva una suite riservata nell’albergo di lusso che loro si erano fatti costruire nel quartiere Brancaccio, il San Paolo Palace - e che nelle svariate attività criminose impegnavano tutti ma proprio tutti, compresa ”a picciridda, la bambina, la sorella minore Nunzia.
Fonte: Mariateresa Conti, il Giornale 24/11/2009
• Secondo il neo pentito Gaspare Spatuzza dal ”93 e almeno fino al 2003-2004 c’è stata una trattativa di cosa nostra con Dell’Utri e Berlusconi. Il collaboratore verrà ascoltato dalla corte d’appello che deve pronunciarsi su Dell’Utri, già condannato in primo grado a 9 anni per concorso in associazione mafiosa. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che coordina l’inchiesta sulla trattativa, quando gli abbiamo chiesto particolari sulle accuse di Spatuzza, ha risposto: ”Ci sono approfondimenti, stiamo valutando l’attendibilità delle dichiarazioni”.
Fonte: Antonella Mascali, il Fatto Quotidiano 1/11/2009;
• Lo spettro del grande ricatto a Silvio Berlusconi che da mesi si aggira nei palazzi della politica romana, si materializza a Palermo il 6 ottobre. Quel giorno all’improvviso il pentito Gaspare Spatuzza, l’ex reggente della famiglia mafiosa di Brancaccio, autore materiale delle stragi del ”93 e killer di don Pino Puglisi, dà un senso alle parole del leader della Lega Umberto Bossi e a quelle del ministro degli Interni, Roberto Maroni, che sempre più spesso parlano di uno scontro tra il governo e Cosa Nostra. ”Sarà un caso che la mafia inizi ad innervosirsi... Abbiamo segnali che alcuni pezzi grossi della mafia in carcere stanno pensando di fare qualcosa. Ma noi andiamo avanti”, aveva detto il 13 settembre l’uomo del Viminale. ”Penso che il caso delle escort sia stato messo in piedi dalla mafia: abbiamo fatto leggi pesantissime. L’ ho spiegato anche a Berlusconi, chi ha in mano le prostitute è la mafia», gli aveva fatto eco il fondatore del Carroccio. Certo, entrambi i leghisti sostengono che Cosa Nostra reagisce alle (presunte) iniziative dell’esecuti - vo contro le cosche. Ma, accanto a questa interpretazio - ne, ve ne un’al - tra, molto più accreditata da investigatori e magistrati. ”La trattativa ” t ra Stato e mafia, proprio come raccontato da Spatuzza, è ancora in corso. E in carcere i boss delle stragi, stanchi di attendere una soluzione politica a lungo promessa, ma non ancora completamente realizzata, adesso minacciano di vendicarsi raccontando cosa è davvero successo nel 1993-94:
Fonte: Peter Gomez, il Fatto Quotidiano 29/10/2009;
• Quando nella primavera del 2008 decise di collaborare con i magistrati Gaspare Spatuzza – il pentito che ha fatto riaprire le inchieste sulle stragi mafiose del ”92 e del ”93 – si agitò perché Silvio Berlusconi aveva appena vinto le elezioni. «Il soggetto che io dovevo accusare me lo trovo capo del governo – ha spiegato ai pubblici ministeri di Palermo nell’interrogatorio del 6 ottobre scorso ”, e al di là di questo il ministro della Giustizia, quel ragazzino così possiamo dire... che io vedo la figura di Dell’Utri, che so che gestiva i circoli di Forza Italia».
Spatuzza cominciò a riempire verbali parlando d’altro anche se, dice, «ho dato degli spunti, delle chiavi». Poi gli hanno concesso il programma di protezione ed è entrato nello specifico dei rapporti tra Cosa nostra e la politica, fino a chiamare in causa Berlusconi e il senatore Marcello Dell’Utri. Nel gennaio ”94, alla vigilia della nascita ufficiale di Forza Italia, il capo della famiglia mafiosa palermitana del quartiere Brancaccio, Giuseppe Graviano, oggi ergastolano anche per le stragi del ”92-’93, si presentò a Spatuzza in un bar di via Veneto a Roma: «Ci siamo seduti ai tavolini e diciamo che era felicissimo, come una persona che aveva preso un Superenalotto, una lotteria. Mi spiega che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo, e che ci siamo messi il Paese nelle mani». Graviano accennò al 1987, quando Cosa Nostra spostò i propri voti dalla Dc al Psi, e annunciò che i nuovi referenti «non erano come quei quattro crasti (cornuti, ndr ) dei socialisti », ma apparivano molto più affidabili. «La persona di fiducia che aveva portato avanti questa cosa era Berlusconi. Io all’epoca non lo conoscevo, quindi gli dissi se era quello di Canale 5. Mi dice di sì, e anche che di mezzo c’era un nostro compaesano, Dell’Utri. Marcello Dell’Utri».
Fonte: Giovanni Bianconi, Corriere della sera 24/10/2009
• Si saprà mai la verità?
«Nostro dovere è di non smettere mai di cercarla, la verità. Tutto sembrava ormai sepolto, fino alla comparsa di nuovi testi come il pentito Gaspare Spatuzza e il figlio di Vito Ciancimino, Massimo. Molti protagonisti di quella stagione hanno ricordato particolari importanti, speriamo che chi sa non perda l’ultima occasione per far decollare le indagini». (Pietro Grasso)
Fonte: Francesco La Licata, La Stampa, 18/10/09
• Ma Totò Riina è stato condannato in Cassazione per l’omicidio di Borsellino, per l´omicidio di Falcone, per le stragi in Continente e per decine di altri delitti: che interesse ha a dire soltanto adesso quello che ha detto?
«Io mi limito a riportare le sue parole come mi ha chiesto. Mi ha ripetuto più volte: avvocato parlo sapendo bene che la mia situazione processuale nell’inchiesta Borsellino non cambierà, fra l´altro adesso c´è anche Gaspare Spatuzza che sta collaborando con i magistrati quindi...». (Luca Cianferoni, legale di Totò Riina)
Fonte: Attilio Bolzoni e Francesco Viviano per La Repubblica rilanciato da dagospia il 19.7.9
strage di capaci
Un ultimo capitolo di questi intrecci fra mafia e apparati è affiorato dalle ultime indagini sull’uccisione di Paolo Borsellino. Un pentito (Gaspare Spatuzza) ha smentito il pentito (Vincenzo Scarantino) che 17 anni fa si era autoaccusato di avere portato in via D’Amelio l’autobomba che ha ucciso il procuratore e cinque poliziotti della sua scorta. "Sono stato io, non lui", ha spiegato Spatuzza, confermando comunque in ogni dettaglio la dinamica dei fatti e svelando che Falcone - prima di Capaci - sarebbe dovuto morire a Roma in un agguato. [...]
Le armi, fucili e pistole, a Roma le aveva portate lui stesso. Dopo un anno di indagini i magistrati di Caltanissetta hanno accertato che Gaspare Spatuzza ha detto il vero e Vincenzo Scarantino aveva mentito. Si era inventato tutto. Qualcuno lo aveva "imbeccato". Chi? "Qualcuno gli ha messo in bocca quelle cose per allontanare sospetti su altri mandanti non mafiosi", risponde oggi chi indaga sulla strage.
Fonte: Attilio Bolzoni per "la Repubblica", rilanciato da dagospia, 17.7.9
• Da alcuni mesi Spatuzza, arrestato nel 1997, collabora coi magistrati e ha rivelato una nuova verità su Via D’Amelio. Smentendo proprio Scarantino. Ha detto di aver rubato lui l’autobomba nel luglio del ”92 (la stessa per la quale s’erano accusati Candura e Scarantino), portando gli investigatori sul luogo esatto in cui era parcheggiata. E ha spiegato che con la strage i boss di Santa Maria di Gesù – Aglieri e altri – non c’entrano: fu opera dei Graviano e dei mafiosi di Brancaccio; lui compreso, sempre scampato a inchieste e processi.
Fonte: Giovanni Bianconi, Corriere della sera 22/4/2009