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 2010  ottobre 28 Giovedì calendario

POSTA, DATI E TELEFONATE: SE LE AUTO DI GOOGLE SPIANO I NOSTRI COMPUTER —

Dalla posta alle fotografie, dai siti internet alle telefonate. Centinaia di pezzi di vita privata intercettati da Google. «È stato un errore», assicura la società di Mountain View, ma sarà la procura ad accertare se il «grande fratello» si è intrufolato nella vita dei cittadini violando la legge.
Tutto è cominciato dal monitoraggio della rete wi-fi, con le auto di Street View che scorazzavano qua e là nella Capitale allo scopo di individuare, e inserire nel sito, i punti in cui è possibile connettersi senza fili. Un’iniziativa senz’altro utile, se però non ci fosse stato un imprevisto: è emerso che le vetture, quando sono passate in luoghi in cui qualcuno stava utilizzando una rete wi-fi non protetta, hanno captato informazioni sensibili. L’interferenza si è ripetuta in 34 Paesi, compresa la maggior parte dell’Europa: ammontano a 600 giga i cosiddetti «payload data » raccolti nel mondo. In Italia i software hanno intercettato gli utenti di internet da aprile 2008 fino a maggio scorso, quando il Garante della privacy ha avviato un’istruttoria: al termine, ha imposto alla società di bloccare «qualsiasi trattamento» sui «payload data» e ha trasmesso una denuncia a piazzale Clodio. Google sostiene di essersi rivolto al Garante di sua iniziativa, cosa confermata in procura.
L’esposto è arrivato al Palazzo di giustizia la settimana scorsa. Il procuratore aggiunto Nello Rossi ha affidato l’inchiesta al pm Eugenio Albamonte: per ora non ci sono indagati, mentre le ipotesi di reato vanno dall’intercettazione di comunicazioni informatiche alla violazione della legge sulla privacy. Agli atti, finora, c’è solo la segnalazione del Garante, secondo il quale «una tale raccolta di informazioni, essendo stata effettuata in modo sistematico e per un considerevole periodo di tempo, comporta la concreta possibilità che alcune delle informazioni "catturate" abbiano natura di dati personali: consentano cioè di risalire a persone identificate o identificabili. Google, pertanto, potrebbe aver compiuto un grave illecito». Inoltre,«considerato che i «payload data» possono costituire elementi di prova delle eventuali violazioni che spetterà alla magistratura valutare, il Garante ha ritenuto che essi non debbano essere cancellati dai server nei quali sono conservati».
Nei prossimi giorni la procura disporrà una consulenza, per accertare se i software di Street View sono davvero in grado di captare dati riservati e in che misura: per accusare Google di aver violato la legge, occorre che siano state intercettate informazioni complete. Se si trattasse di frammenti - per esempio pochi fotogrammi sfocati che non permettono di identificare i soggetti che appaiono nell’immagine - l’inchiesta verrebbe archiviata.
La società, che si è già difesa davanti al Garante, ribadisce: «La raccolta dei dati è stata accidentale. Si è trattato di un errore di cui siamo profondamente spiacenti e di cui ci scusiamo». Assistito dagli avvocati Giuliano Pisapia e Giulia Bongiorno, Google spiega che le informazioni raccolte - conservate negli Stati Uniti - «non sono mai state utilizzate». E comunque c’è la totale «disponibilità» a collaborare con i magistrati che stanno indagando, tant’è che i legali hanno già avuto un primo incontro con loro.
Lavinia Di Gianvito