Alfio Sciacca, Corriere della Sera 28/10/2010, 28 ottobre 2010
«PATTO CON I BOSS», INDAGATO MORI —
Già dalla prossima udienza del 2 novembre la Procura di Palermo potrebbe decidere di cambiare il capo di imputazione nei confronti del generale dei Carabinieri Mario Mori, attualmente sotto processo per favoreggiamento aggravato in relazione alla mancata cattura del boss Bernardo Provenzano. L’ex comandante dei Ros è infatti indagato anche per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia nella stagione delle stragi del ‘92. Una notizia che era già trapelata qualche mese fa ma che è tornata a galla in vista della nuova udienza. E questo dopo l’avviso di garanzia notificato, sempre per concorso esterno in associazione mafiosa, a Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo e uomo chiave della presunta trattativa Stato-mafia.
Nell’ambito della stessa inchiesta sono indagati anche i capimafia Provenzano e Riina e il braccio destro di Mori, il colonnello Giuseppe De Donno. Sulla strategia processuale la Procura non si sbilancia. «L’ipotesi di cambiare il capo di imputazione — si limita ad osservare il procuratore aggiunto Antonio Ingroia — è tecnicamente possibile». Attraverso i suoi legali il generale Mori fa sapere di «non aver ricevuto ancora nulla in merito a questa nuova ipotesi di reato» ma comunque si dice «tranquillo». L’ex capo dei Ros ci tiene comunque a ribadire che «continuerà a difendersi nel processo, consapevole di avere solo combattuto la criminalità organizzata, mai venendo a patti con la mafia». Ma la Procura avrebbe raccolto nuovi elementi di accusa che sono già stati depositati in cancelleria, quindi a disposizione della difesa.
Tra gli «atti d’indagine» ci sono le dichiarazioni rese da due sottoufficiali dei Carabinieri che avrebbero rilevato «strani passaggi di documenti» in occasione della perquisizione , fatta nel 2005, in casa di Massimo Ciancimino. Stranamente in quella circostanza
non venne aperta la cassaforte e questo potrebbe essere avvenuto dolosamente. Per questo risulta indagato l’ufficiale che coordinava la perquisizione, il capitano Antonello Angeli. Un modo di operare quanto meno strano alla luce di quel che si è scoperto: in quella cassaforte era infatti custodito anche il famoso «papello» con le richieste allo Stato da parte di Totò Riina. Depositati anche i verbali di interrogatorio dei generali dei Carabinieri Francesco Delfino e Giuseppe Taormina che hanno smentito parte delle affermazioni rese in aula dall’ex ministro della giustizia Martelli che aveva riferito di essersi lamentato del comportamento dei Ros. Circostanza smentita dai due ufficiali. Tra le nuove carte c’è anche un verbale di interrogatorio del 2003 del generale Mori davanti al pm della Procura di Firenze Gabriele Chelazzi. La gravità dell’ipotesi d’accusa formulata nei confronti di un alto ufficiale dell’Arma è tale da trasformarsi in un caso politico. Pesanti le reazioni da parte del centrodestra con attacchi diretti alla Procura di Palermo.
Il capogruppo al Senato Gasparri si dice «indignato per l’iscrizione nel registro degli indagati di un eroe della lotta alla mafia». «Esterrefatto» il capogruppo alla Camera Cicchitto. «Nella Procura di Palermo sono in atto delle componenti animate da un disegno che costituisce una consapevole o inconsapevole delegittimazione nei confronti di coloro che si sono impegnati nella lotta alla mafia». Mentre il colonnello De Caprio, il «capitano ultimo» parla di una delle «più raffinate manovre corleonesi» e di «un attacco da parte di forze oscure che all’interno di Cosa Nostra vogliono distruggere il valoroso generale Mori». Parla anche Massimo Ciancimino che a proposito dell’indagine a suo carico lo ritiene «un atto dovuto e comunque è una risposta a quanti pensano che io possa trarre qualche vantaggio dalla mia collaborazione con la magistratura». Quanto all’iscrizione nel registro degli indagati del generale Mori commenta sibillino: «Non sarà l’ultimo».
Alfio Sciacca