Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 28/10/2010, 28 ottobre 2010
«PETROLIO A RISCHIO BOLLA»
La Federal Reserve, immettendo ulteriore liquidità sui mercati, rischia di creare una bolla sui mercati petroliferi e più in generale sulle materie prime. A lanciare l’allarme è l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie). A pochi giorni dalla decisione delle autorità monetarie statunitensi sul secondo piano di quantitative easing – che potrebbe comportare l’acquisto di titoli di stato per centinaia di miliardi di dollari – lo scenario che si delinea è pericoloso: i prevedibili forti rialzi delle commodities, avverte Eduardo Lopez, senior analyst dell’Aie, «potrebbero produrre inflazione ed eventualmente deragliare la ripresa».
Già da qualche tempo il mercato del petrolio appare sempre più condizionato dalle aspettative sulle azioni della Fed: la correlazione inversa tra le quotazioni del barile e il cambio del dollaro è salita ai massimi da 14 mesi. Il legame si è dimostrato evidente anche ieri: il recupero del biglietto verde – legato in gran parte alla sensazione che la Fed possa agire meno aggressivamente di quanto si era pensato in precedenza – ha innescato fin dall’avvio di seduta pesanti vendite sui mercato petroliferi. Il greggio Wti ha poi finito col limitare le perdite allo 0,7% (a 81,94 dollari al barile), per via di alcuni aspetti rialzisti del rapporto settimanale sulle scorte Usa.
L’Energy Information Administration del dipartimento per l’Energia ha sì registrato un aumento delle scorte di greggio (di ben 5 milioni di barili), ma ha anche evidenziato un’inattesa diminuzione dei prodotti: -4,4 mb nel caso delle benzine e -1,6 mb per i distillati. Lo stesso accumulo di greggio, tra l’altro, non solo è minore rispetto a quello stimato dall’American Petroleum Institute (Api), ma appare legato soprattutto all’intensificarsi delle importazioni e non certo all’inerzia delle raffinerie. Queste ultime, infatti, hanno hanno accelerato più del previsto le lavorazioni, portando l’utilizzo della capacità degli impianti dall’82,5 all’83,7 per cento.
L’idea che la liquidità in eccesso finirà col riversarsi sulle commodities ha indotto anche molti analisti a rivedere al rialzo, per la prima volta in sei mesi, le loro previsioni sul prezzo del greggio: l’ultimo sondaggio Reuters indica una media di 83,32 $/bbl per il Wti nel 2011, contro gli 83 $/bbl attesi un mese fa. «La questione chiave – osserva Carsten Fritsch di Commerzbank – è vedere come il dollaro reagirà all’annuncio della Fed. Le quotazioni del petrolio potrebbero anche subire una correzione nel caso in cui le aspettative del mercato vengano deluse».