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 2010  ottobre 28 Giovedì calendario

Nel deserto degli sceicchi un luna park targato Ferrari - La partenza di un Gp di Formula 1? Da 0 a 100 km/h un incubo lungo due secondi, senti urlare lo stomaco, perché dalla bocca non esce niente, chiudi gli occhi, anzi si chiudono loro in un sussulto di rifiuto, la pelle viene aspirata da un vortice

Nel deserto degli sceicchi un luna park targato Ferrari - La partenza di un Gp di Formula 1? Da 0 a 100 km/h un incubo lungo due secondi, senti urlare lo stomaco, perché dalla bocca non esce niente, chiudi gli occhi, anzi si chiudono loro in un sussulto di rifiuto, la pelle viene aspirata da un vortice. Voglio scendere. Non puoi. E nei due secondi successivi? Da 100 a 200 Km/h comincia il conto alla rovescia, non ti senti Alonso nè vorresti mai diventarlo, non invidi nemmeno il suo conto in banca, almeno sino a quando non hai rimesso i piedi a terra. Ma prima di riuscirci ti tocca affrontare una serie di curve che sfiancherebbero un toro. E poi le frenata: arresti cardiaci. Sei nel cuore della Disneyland della Ferrari, il parco tematico più grande al mondo, sulle montagne russe mai viste, quelle che riproducono le sollecitazioni di una Rossa in gara. Hanno scelto Abu Dhabi e non l’appennino tosco-emiliano per una serie di ragioni: perché nel 2006 a Maranello si è presentato Hamed Bin Zayed Al Nayahn, l’emiro con le idee chiare e i soldi per realizzarle, nessuna esclusa; perché «il sogno visionario» di Montezemolo, come lui stesso lo ha definito, aspettava solo qualcuno che lo sposasse; perché far sbarcare il made in Italy e il suo simbolo per eccellenza sembrava a Maranello un’ottima strategia di immagine, oltre che un’abile operazione economica. La Ferrari ha ceduto in licenza il marchio dietro un minimo garantito e una percentuale sugli introiti oltre una determinata soglia. Il parco risulta così intestato alla Aldar Properties, l’immobiliare che sta trasformando un grumo di sabbia nell’isola più audace dell’emirato, con il suo circuito di Formula 1 (vi si disputerà l’ultimo Gp del Mondiale il 14 novembre), il nuovo porto per superyacht, gli albergoni a cinque stelle, il Ferrari World, i prossimi insediamenti di Warner Bros e Mall, ovviamente all’insegna della megalomania. Dove c’era il deserto, ora c’è Yas Island. E alla fine delle fiera vi avranno investito 40 miliardi di dollari, non un problema per chi dispone ogni giorno di 240 milioni di dollari liquidi. La prima pietra del parco ferrarista è stata posata nel 2007, ieri il battesimo ufficiale, anche se le porte al pubblico si apriranno solo domenica, dopo aver osservato i cinque giorni di lutto per la scomparsa dell’emiro Saqr Al Qasimi, un vicino di casa. Bandiere a mezz’asta e cinture rigorosamente allacciate, persino sule macchinine che ai 2 all’ora ti portano a fare il giro dell’Italia, il Bel Paese ricostruito senza la Basilica di San Pietro, cuore della cristianità. Che siano precetti religiosi o codice della strada, sotto questo immenso tetto di acciaio e vetro alle regole non si deroga. Nemmeno il ristorante «Cavallino» che il ragù lo prepara con la carne di vitello e il «beef». Quella di maiale è ancora off limits: chiederanno una licenza, già accordata(a parole) sullo smercio di alcolici. In ogni caso, meglio restare leggeri, soprattutto se si ha intenzione di immergersi nell’abitacolo di un simulatore. Qui l’autostima non regge al primo tornante e in rettilineo fa appena in tempo a risollevarsi prima di schiantarsi definitivamente contro un treno di gomme. A regime il parco ospita 7 mila visitatori, qui contano di richiamare gente soprattutto dall’Arabia Saudita, visto che Abu Dhabi col suo milione malcontato di abitanti non è un bacino immenso. Però è un crocevia tra mondi, e la logistica ha avuto un peso nella scelta di Maranello, più ancora che l’aspettativa di ampliare il mercato nel Middle East. Nella patria degli eccessi tutto è declinato al superlativo, compreso il simbolo del Cavallino lungo 65 metri, compresa la festa che il 30 novembre la famiglia regnante organizzerà in loco per Montezemolo e i piloti (quelli veri). Il campionato del mondo sarà finito da poco, ed è probabile che il campione del mondo sarà uno «Yas man». Forse per allora il braccio finanziario dell’emiro, la Mubadala, avrà definitivamente ceduto il suo 5% nella Ferrari alla Fiat. Ma la sostanza non cambia. C’è un’Italia di 3 mila metri cubi nel deserto, e ci si diverte un sacco. Tranne che sulle montagne russe.