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 2010  ottobre 28 Giovedì calendario

“L’Aquila, ricostruire è impossibile” - «Quando tra dieci anni sarà ricostruita, l’Aquila non esisterà più»

“L’Aquila, ricostruire è impossibile” - «Quando tra dieci anni sarà ricostruita, l’Aquila non esisterà più». A un anno e mezzo dal terremoto, l’Istituto nazionale di urbanistica, massimo ente di ricerca nel settore, ha pubblicato uno studio sulla ricostruzione che, più che un «libro bianco» come recita il titolo, è un libro molto nero. Si scopre che ancora non si sa chi, come e quando ricostruirà l’Aquila: il decreto legge varato nel pieno dell’emergenza parlava genericamente di un «piano di ricostruzione» rimasto lettera morta. La struttura tecnica che ha ereditato la gestione dalla Protezione civile conta solo cinque dipendenti, di cui un autista e un vigile del fuoco, senza nemmeno un architetto. Comune (guidato dal Pd Massimo Cialente) e commissario straordinario (il governatore Pdl Gianni Chiodi) presentano a distanza di pochi giorni due bandi diversi per progetti sulle stesse aree, generando effetti fantozziani nei cittadini che non sanno a quale partecipare. La deregulation urbanistica (il Comune ha detto: costruite dove vi pare) ha prodotto 1500 villette (metà delle quali abusive) in zone vincolate e persino a rischio idrogeologico. Il centro storico non solo resta inaccessibile, ma è persino vietato ai proprietari ristrutturare le case a spese proprie, né si sa per quanto tempo ancora. Fuori dalla zona rossa, il vaglio dei progetti non avviene a l’Aquila: è stato affidato a due consorzi universitari (valore del contratto 12 milioni di euro) che smistano le pratiche a tecnici sparsi in tutta Italia. Sicché i fascicoli fanno giri incredibili prima di tornare in Abruzzo. «A me è capitato di presentare un progetto che poi è stato valutato da un perito di Forlì e da uno di Bagnara Calabra, che non sono mai venuti a l’Aquila», racconta Piero Properzi, docente di urbanistica nel capoluogo abruzzese e curatore del rapporto, a cui il sisma ha distrutto casa e ufficio. Gli urbanisti dell’Inu - al dossier, presentato ieri a Venezia nell’ambito della rassegna UrbanPromo, hanno lavorato 170 studiosi - non sono talebani e anzi riconoscono alla Protezione civile di aver fatto un miracolo nella costruzione delle new town («Case di qualità costruite in cinque mesi, record mondiale»). Però, spiega Properzi, «l’intervento straordinario funziona benissimo per l’emergenza, malissimo per governare». Tanto da costringere l’Inu a fare una richiesta disperata e paradossale: «Serve una legge speciale per ripristinare le procedure normali». A cominciare dall’approccio di fronte alla città distrutta dal quattordicesimo terremoto della sua storia. Marco Romano, docente di estetica della città a Milano, usa una metafora sanitaria: «Quando uno arriva in ospedale spappolato dopo un incidente, la prima cosa che si guarda è il cuore: se non funziona quello, inutile rimettere a posto il resto. Ecco, il cuore dell’Aquila, il centro storico, finora è stato ignorato. La Protezione civile ha deciso di partire dalle fratture agli arti». Così nascono le new town, 19 quartieri per 21 mila persone (ora ce ne sono 15 mila) su aree agricole attorno alla città «scelte frettolosamente - spiega Federico Oliva, presidente dell’Inu - e assecondando un calcolo politico, non un disegno strategico». Il rischio è che quando la ricostruzione sarà finita, il centro storico sarà privo di negozi e residenti, tutti definitivamente emigrati nelle nuove periferie. E le new town, polverizzate sul territorio lungo un asse di 14 chilometri, diventeranno «ghetti per marginalità sociali». Inoltre L’Aquila, così atomizzata, «da città dei parchi si trasformerà nella più motorizzata d’Italia, un luna park di mobilità impazzita, perché per ogni cosa bisogna prendere l’auto». Problemi in parte già esistenti, visto che il Comune fatica a fornire gli scuolabus e alcuni genitori hanno fondato un comitato di protesta. «Qui tutti si sentono dei piccoli Bertolaso», chiosa Properzi. Che vede ancora più nero per il futuro: tra archistar e fondi immobiliari scatenati, elezioni comunali alle porte (si eleggerà il sindaco della ricostruzione) e strane imprese campane che si offrono agli aquilani con generosi prestiti, «l’assalto alla diligenza è destinato a continuare».