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 2010  ottobre 28 Giovedì calendario

NEL PD A PICCO SCOPPIA LA GUERRA DEI SONDAGGI


Basta una miccia, nella fattispecie sotto forma di sondaggio, quello dell’Ipsos che inchioda il Pd al 24,2% dei consensi, per trasformare in una tempesta perfetta le acque agitate del partito, agitate di loro. Con i veltronian-fioroniani che sventolano i sondaggi come uno scalpo di guerra, i bersanian-dalemiani che difendono a spada tratta la Ditta e i franceschiniani che ne minimizzano l’impatto. E proprio dallo staff di Bersani sarebbero planati, sui tavoli delle agenzie, i dati di un altro sondaggio, quello di Swg, che vedrebbe crescere tra iscritti ed elettori la fiducia nel partito dall’87% al 94%.

I veltroniani si fanno beffe del contro-sondaggio, per loro «commissionato ad arte in modo puerile» e puntano il dito contro una gestione che, «a costo di essere ossessionati sempre dalla nostra sinistra» (Fioroni) vede «in re ipsa il fallimento del Pd» o di un’intera classe dirigente «fallimentare» (Soro). Eppure, il vero scontro sottotraccia investe l’eventuale nascita di un governo post o a-berlusconiano che dovrebbe essere puntellato non solo dal nuovo “quadripartito di fatto” (Fini, Rutelli, Casini e Lombardo), ma anche dal Pd. Fino al punto da prefigurare molto di più, e cioè una vera alleanza tra diversi che, oggi sotto forma delle strategie Fini-D’Alema sulla legge elettorale (rispetto alla quale s’infittiscono gli incontri tra il capogruppo di Fli Bocchino e l’ex presidente della Camera Violante) e domani sotto forma dell’alleanza costituzionale che, lanciata dal capogruppo del Pd Franceschini, potrebbe vedere tali stesse forze unirsi in una sorta di Santa Alleanza elettorale antiberlusconiana. Il nome che, ieri, in Transatlantico, ha visto impennare le proprie quotazioni è quello di Beppe Pisanu: l’ex udiccino e oggi “apista” Bruno Tabacci lo ha lanciato esplicitamente, ma Pisanu gode di grandi sponsor anche dentro il Pd. Oltre a riformare la legge elettorale e affrontare l’emergenza economica, infatti, Pisanu dovrebbe affrontare un tema molto caro ai veltroniani del Pd, quello della legalità. E proprio ieri Walter Veltroni, assieme a Angela Napoli (Fli) e Gianpiero D’Alia (Udc), ha presentato una proposta di legge per impedire il voto di scambio pdl che avrebbe il placet proprio di Pisanu. Eppure, udiccini e apisti di lungo e saggio corso (da Tabacci ad Angelo Sanza fino a Pino Pisicchio) sanno bene che un mandato esplorativo a Pisanu (per cui tifano) potrebbe prendere quota solo se Berlusconi finisse nell’angolo (senza lodo Alfano né legittimo impedimento) e, deciso ad andare ad elezioni via auto-affondandamento,«solo in quel caso una trentina di deputati del Pdl romperebbe».

Ieri, però, non era giorno di colombe, alla Camera. Antonello Soro, che pure sta con Franceschini, è andato giù durissimo: «Ci dilaniamo a discutere di alleanze e crolliamo nei sondaggi. La verità è che l’apparato del Pd sembra quello dei Ds e condiziona Bersani. Il gruppo dirigente va cambiato». Il lettiano Francesco Boccia risponde per le rime: «Inseguire i sondaggi è demenziale. Abbiamo il dovere di cambiare la legge elettorale, ma servono nuovo governo e nuove alleanze». Andrea Orlando si spinge anche più in là: «Dobbiamo uscire dalla Seconda Repubblica con un nuovo governo che riscriva le regole del gioco, metta fine al regime berlusconiano e dia vita a una nuova alleanza costituzionale, una proposta forte che dobbiamo saper far vivere anche tra la nostra gente». Neanche i parlamentari lombardi sono d’accordo, tra di loro, sull’argomento: per Daniele Marantelli «Il Pd è l’unica alternativa credibile a Berlusconi», mentre per Emanuele Fiano «dobbiamo riuscire a dare colore e anima, all’uscita dal berlusconismo, ma di certo il sondaggio è una brutta notizia».

L’unico che riesce a far quadrare il cerchio è Sergio D’Antoni: «La vera notizia è che i due poli, senza neanche i centristi, dicono 40% Pdl-Lega e 39% Pd-SeL-Idv, col 42% che non si pronuncia». Sarà. Marco Follini e il suo braccio destro Stefano Graziano puntano il dito, pur dalla maggioranza, contro la strategia dell’apertura a sinistra di Bersani: «Bisogna guardare al centro, non a Vendola». Pure Giorgio Merlo, che è un ex-popolare ma sta in maggioranza, vuole «risalire la china rilanciando il profilo riformista del partito senza derive giustizialiste» ma se la prende soprattutto contro il convegno dei “rottamatori” che Renzi e Civati organizzano a Firenze dal 5 al 7 novembre. «Bisogna lavorare sodo, senza divisioni» ammonisce tutti Dario Franceschini, ricordando che «l’ordine di grandezza dei sondaggi sul Pd è costante negli ultimi due anni». Costante sì :in discesa.