Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 27 Mercoledì calendario

UN GIORNO NEL BUNKER DELLA CORRENTE ECCO CHI CI DIFENDE DAI BLACKOUT - ROMA

Appena entrati nel bunker, chiusa alle spalle la porta blindata, i cinque «guardiani della corrente» controllano il display rettangolare nero con i numeri digitali rossi che sta lì in alto quasi a dominare la sala ovattata. È il primo gesto che compiono automaticamente ad ogni cambio di turno perché da lì può scattare l´allarme. E arrivare il blackout. Come quello che racconta Jeffery Deaver nel suo thriller "Il filo che brucia". Siamo a Settebagni, alle porte di Roma, tra la circonvallazione e l´ansa del Tevere all´altezza della Borgata Fidene, e non a New York, East River, Queens. Non c´è nessun eco-terrorista da scovare qui. Ma il bunker c´è, eccome. Perché il Centro nazionale di controllo di Terna è il secondo sito sensibile in caso di guerra nucleare.
Qui, nella sala controllo, è come entrare nelle viscere dell´Italia. La si guarda da dentro mentre lavora, produce e si ferma. Si è vista la recessione qui (con il Pil a -5% e i consumi elettrici ancora più giù a -5,7%), e si vede la lenta, ansimante ripresa. L´industria ha ripreso a consumare. Gli schermi piatti raccontano tra spie e traiettorie luminose il Nord che brucia energia e il Sud che gliela fornisce. Raccontano dei nostri stili di vita, vecchi e nuovi. Della nostra dipendenza energetica dall´estero, dalla Francia, dalla Svizzera, dall´Austria, dalla Slovenia. Tutta energia nucleare. Raccontano del groviglio di fili dell´alta tensione che attraversa il lombardo-veneto, e della rete preindustriale che condanna la Sicilia ai blackout d´estate quando - come a New York, questo sì - ci siamo abituati a usare il condizionatore d´aria e far impennare il consumo di energia, perché per ogni grado oltre i 25 il fabbisogno elettrico cresce di 500 megawatt.
Il Centro di controllo è aperto 365 giorni l´anno, 24 ore su 24. I «guardiani della corrente» sono divisi in squadra da quattro, più un capo. Che è l´unico con i capelli grigi e in giacca e cravatta. L´unico che ricorda ancora come un incubo il terribile 28 settembre del 2003, quello del blackout lungo tutta la penisola, provocato da un errore e un difetto di comunicazioni svizzeri. Quel giorno il numero rosso nel display nero scese sempre più fino a zero. Per questo, quasi come fosse un tic, lo controlla a intervalli costanti, senza perdere di vista tutti gli altri monitor. Il display segna costantemente 49,9. Indica la frequenza lungo tutto la rete. Per stare tranquilli deve mantenersi tra 49,9 e 51. In tutta Europa è così. Né il capo, né i suoi «guardiani» possono essere fotografati o ripresi con una telecamera. Ragioni di sicurezza.
Tanto che il capo della sala di controllo ha poteri amplissimi nella compravendita di energia. Può decidere anche il distacco delle utenze se dovesse servire. Lui è addestrato a prendere decisioni rapidissime in grande autonomia. La stessa del supervisore del centro di controllo dell´Algonquin Consolidated Power descritto da Deaver.
Fino al 1985 il Centro di controllo era a Roma, in città a pochi metri dalla Stazione Termini. Poi è stato trasferito a Settebagni. Qui ci lavorano 260 persone, il 70% ha una laurea in ingegneria. Sono giovani. Questo è un Centro di eccellenza a livello mondiale che gestisce in tempo reale tutta la nostra rete elettrica, connessa a sua volta con quella europea. Sono 62 mila i chilometri di linee elettriche che dai centri di produzione trasferiscono la corrente ai soggetti di consumo, imprese e famiglie. Bisogna equilibrare la produzione con il consumo perché l´energia non si può immagazzinare, mettere da parte per poi consumarla. Si deve essere capaci di prevedere i picchi di consumo e poi i cali; gli avvenimenti che possono cambiare i comportamenti (anche una partita di calcio della nazionale), le stagioni (il freddo e il caldo) come l´andamento dell´economia, le ferie o i grandi rientri al lavoro. L´energia, allora, si compra e bisogna saperlo fare. Ecco, la consolle dei «guardiani» appare come un mix tra una cabina di pilotaggio di un jet e una sala di trading di operatori finanziari.
Francesco Del Pizzo, classe 1969, accento napoletano, è il manager a cui Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Terna, ha affidato la responsabilità proprio del dispacciamento e della conduzione. Con un passato anche alla McKinsey, ha fatto seguire ai suoi ingegneri alcuni corsi a Londra sulla finanza, in particolare sui prodotti più sofisticati. È convinto che sicurezza ed economia possa essere un binomio vincente e che i meccanismi della finanza possano avere applicazioni inedite. Basta trovare l´algoritmo giusto. Pensa che per comprare energia, risparmiando, ci si debba comportare come un operatore finanziario, prevedere l´andamento dei titoli, prepararsi alle opzioni, anticipare i concorrenti. Gli aggiustamenti sulla rete tra produzione e fabbisogno vengono fatti ogni quindici minuti. Si abbassano i costi senza intaccare la sicurezza. Alla fine del 2010 - secondo gli analisti - il sistema dovrebbe aver speso quasi un miliardo in meno. Ossigeno per gli energivori siderurgici, cartai, chimici; utili per i soci di Terna.
Il turno alla sala controllo sta finendo. Dopo il picco di metà giornata il consumo di energia degli italiani - dice uno dei grafici sui monitor della sala - sta diminuendo. Gli uffici stanno chiudendo, i centri commerciali pure e di turni di notte nelle fabbriche italiane se ne fanno pochi. Tra un po´ solo le luci accese nelle case faranno rialzare il grafico. Il numero sul dispaly, sopra il gigantesco schermo sinottico della rete ad altissima tensione incastonato nel legno e presto destinato ad essere sostituito dagli schermi piatti, non si è mai mosso da 49,9. Fuori da bunker è buio pesto. Ma non è un blackout.