Vincenzo Iurillo, il Fatto Quotidiano 27/10/2010, 27 ottobre 2010
IN CAMPANIA LA CASTA CRESCE SUI RIFIUTI - ANTONIO BASSOLINO - È
il commissario dell’emergenza dal 10 maggio 2000 al febbraio 2004. Gli anni in cui gli impegni assunti nel contratto di gestione del ciclo dei rifiuti con la Fibe-Fisia-Impregilo vanno a rotoli: il contratto verrà rescisso l’anno successivo per inadempienze. In quel periodo si scava un ritardo che non è stato recuperato. L’ex governatore è sotto processo con l’accusa di non essersi accorto che tra il bando di gara e il contratto firmato “saltano” le righe relative all’obbligo immediato per Impregilo di smaltire il cdr (combustibile derivato da rifiuti) in impianti già esistenti, in attesa dell’inceneritore di Acerra che verrà. Così la Campania si intasa di 6 milioni di ecoballe che nessuno vuole bruciare. Quasi tutte abbandonate nel giuglianese. Le discariche si saturano, quelle chiuse perché in odore di camorra non vengono rimpiazzate, gli impianti di cdr funzionano male, la procura ogni tanto ne sequestra uno. Un processo nell’aula bunker di Poggioreale sta cercando di appurare eventuali responsabilità penali. Ma la prescrizione galoppa velocissima.
ROSA RUSSO IERVOLINO. Incensurata e mai indagata, è giusto sottolinearlo. È il sindaco di Napoli da 10 anni. Con un milione di abitanti le percentuali di raccolta differenziata sono imbarazzanti, intorno al 19%. Ottenute tra una girandola di assessori che hanno lasciato poche tracce e meno rimpianti. Lei dice: “Napoli non ha nulla da rimproverarsi per l’emergenza, se Provincia e Regione (a guida Pdl, ndr) mi finanziassero i progetti che abbiamo pronti, saremmo saliti al 25%”. La legge fissa il minimo al 35. Senza dimenticare che questo territorio vanta il record del più alto numero pro-capite di addetti all’igiene urbana, tra municipalizzate, consorzi, imprese pubbliche e semipubbliche. Sulla questione discariche, il sindaco ha avuto diverse posizioni. A Pianura si schierò dalla parte dei contrari (comunque l’invaso venne sequestrato dalla magistratura). A Chiaiano, invece, disse: “Scelta inevitabile, la meno dolorosa di tutte”. E si è aperta. Di fronte al ricorrere delle emergenze, il sindaco interpreta sempre lo stesso copione: intervenga il governo, noi non possiamo fare di più.
NICOLA COSENTINO. Sotto indagine per collusioni coi clan che hanno lucrato sull’emergenza spazzatura. Tra le carte dell’inchiesta culminata nell’ordinanza di arresto per camorra (respinta dalla Camera), ce ne sono molte dedicate agli interessi del coordinatore del Pdl campano nella localizzazione delle discariche e degli impianti. Ad esempio, secondo le rivelazioni del pentito Gaetano Vassallo, l’imprenditore “ministro dei rifiuti” del clan Bidognetti, “Cosentino aveva un interesse diretto nella società Eco/4, che avrebbe dovuto realizzare un termovalorizzatore a santa Maria La Fossa. Poiché i rapporti interni tra Schiavone e Bidognettierano mutati, Cosentino e i fratelli Orsi lasciarono il gruppo Bidognetti, passando con Schiavone”. Tenendo fuori Vassallo dal consorzio. L’inchiesta dei pm Milita e Narducci giunge alla conclusione che se pubblicamente l’ex sottosegretario all’Economia dichiarava la sua contrarietà all’inceneritore, privatamente avrebbe brigato per portarlo a compimento. Attraverso un consorzio “controllato” da Cosentino, nel quale, secondo l’accusa, politica e camorra si erano fuse in un business per realizzare profitti, compiere assunzioni, alimentare clientele, accumulare consenso.
CLEMENTE MASTELLA. Arpac. È l’acronimo di Agenzia regionale per l’ambiente della Campania. Braccio operativo dell’assessorato regionale, per la tutela delle acque, dell’aria e dei suoli, attraverso analisi, sopralluoghi, azioni di salvaguardia del territorio. Un Arpac ben funzionante potrebbe svolgere un ruolo importantissimo nell’affiancare le istituzioni ad affrontare le emergenze rifiuti e mettere in sicurezza i siti. Ma al tavolo della grande lottizzazione della giunta Bassolino, che a metà degli anni 2000 distribuisce come fette di torta la sanità alla Margherita, i fondi europei ai Ds, il lavoro e il welfare a Rifondazione, Clemente Mastella ottiene per l’Udeur la delega all’Ambiente. E non la mollerà più fino a quando non farà cadere il governo Prodi. Con il partito di Mastella al timone dell’assessorato, sostiene un’inchiesta coordinata dall’aggiunto Francesco Curcio, l’Arpac viene lottizzata minuziosamente. Incarichi di direzione, superconsulenze, ma anche contrattini a tempo determinato, vengono assegnati per appartenenza politica e per sviluppare clientele. I pm mettono sotto inchiesta Mastella e la moglie Sandra Lonardo. E si scopre un file di 655 raccomandazioni: a ogni nome corrisponde un padrino politico. Quali garanzie ha offerto un ente dove compiti così delicati sono stati dati a persone scelte secondo criteri che non sono quelli della competenza? Forse il processo in corso, ora in udienza preliminare (senza Mastella, stralciato), potrebbe darci una risposta.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Il ministro dell’Ambiente del governo Prodi, che in un’intervista all’Espresso del 2005 rivelava l’ambizione di diventare il primo premier ecologista d’Italia, da due anni e mezzo è un desaparecido della politica. Si è ritirato a vita privata e fa il docente di Scienze del Turismo alla Bicocca di Milano dopo essere rimasto fuori dal Parlamento. A causa del flop della sinistra, e di una violenta campagna mediatica che ha additato in lui e in Bassolino gli emblemi del fallimento del ciclo dei rifiuti a Napoli. Con l’accusa di essere il campione dell’ambientalismo del no: agli inceneritori, alle discariche, a tutto. Accusa non del tutto fondata. Va però detto che Pecoraro non è esente da responsabilità. Per aver cavalcato le proteste contro il termovalorizzatore di Acerra e contro l’apertura dell’invaso di Valle della Masseria a Serre, senza però riuscire, da ministro, a imporre soluzioni alternative. E accontentandosi di ottenere la testa di Bertolaso, dimessosi nel 2007 da commissario per l’emergenza in seguito ai numerosi scontri con Pecoraro. Rivela un suo ex fedelissimo, un esperto del settore, oggi passato ai vendoliani: “Durante la crisi del 2007 lo tempestavo di e-mailper indicargli proposte e idee, rimedi di breve e lungo periodo. Ignorava gli appelli. Non ha capito che se avesse risolto l’emergenza, camperebbe ancora di rendita”.