Semir Seki, La Stampa 27/10/2010, 27 ottobre 2010
TANTI AMORI MILLE PERVERSIONI
Che siano da vivere per goderne o da stigmatizzare, perché al di fuori dell’etica comune, le trasgressioni sono sempre state considerate appannaggio della nostra specie. L’osservazione del mondo naturale rivela, in realtà, un caleidoscopio di comportamenti legati alla sessualità che vanno ben oltre le fantasie più proibite. Non abbiamo inventato nulla. Senza tabù né inibizioni, da milioni di anni l’evoluzione ha messo in campo un repertorio sessuale incredibilmente ampio, che spazia dal travestitismo alla transessualità, dall’omosessualità fino all’autoerotismo.
E’ di alcuni mesi fa la scoperta che i pipistrelli praticano il sesso orale, aumentando di conseguenza - è l’ipotesi - la durata dei successivi rapporti sessuali e riducendo il rischio di malattie veneree grazie al potere antibatterico della saliva. Stravagante ricerca, è valsa ai suoi autori l’IgNobel 2010 per la biologia, premio irriverente assegnato alle ricerche più improbabili, ma ha anche alzato il velo su un’inaspettata e trasgressiva sessualità animale.
Nelle foreste centroamericane, invece, scorrazza uno stravagante coleottero. I maschi più grandi, in grado di monopolizzare qualche buon boccone, riescono a richiamare un certo numero di femmine e a crearsi un harem. Ai più giovani e meno dotati non resta che attendere di crescere oppure, improbabili «drag queens», tentare il tutto per tutto, assumendo le sembianze e le movenze di una femmina per infilarsi senza destare sospetti nell’harem di un maschio dominante. Se scoperti, la soluzione sta nel continuare a fingersi femmina, porgere le terga e mimare le movenze che precedono la copula, tentando in realtà di sfuggire a un’alquanto inopportuna monta. Se la fortuna li assiste, e il pericolo è scampato, riprendono ben mascherati a corteggiare le vere femmine, nel tentativo di assicurarsi un’insperata stagione riproduttiva.
Molte femmine di ragno, ma anche di diversi insetti e scorpioni, barattano la loro virtù per un buon boccone, con tariffari degni di una casa chiusa. Se la preda offerta è ottima e abbondante, l’accoppiamento potrà durare anche mezz’ora, il tempo necessario per divorare il dono, e il maschio avrà la garanzia di fecondare un gran numero di uova. Se il boccone offerto è invece modesto, tanto da venir divorato in pochi minuti, altrettanto breve sarà l’accoppiamento, e assai scarse le possibilità del maschio di riprodursi. In questo apparente meretricio non viene barattato un bene fine a se stesso - una manciata di minuti di pratiche sessuali per mero benessere materiale - ma la reciproca opportunità di garantirsi una prole, e quindi un futuro.
Tra i pesci, poi, impazza il cambio di sesso. La transessualità, infatti, è presente in natura nelle specie meno complesse, ogni volta che il successo riproduttivo è legato alle dimensioni dell’individuo. In alcuni pesci tropicali si osservano harem di femmine minute gestiti da maschi possenti. Alla morte del maschio la femmina di maggiori dimensioni ne assume il ruolo, cambiando rapidamente sesso. Dopo un’ora è già in grado di comportarsi da maschio con le femmine rimaste, e dopo appena una quindicina di giorni inizierà a produrre spermatozoi. La soluzione più pratica per massimizzare il successo riproduttivo riducendo i costi.
Di carattere sociale più che riproduttivo sono le motivazioni che portano in natura all’omosessualità, praticata da centinaia di specie differenti, dai leoni alle giraffe, dai delfini ai macachi. La funzione prevalente, oltre a quella di campo pratica sessuale, è regolare la gerarchia e la stabilità del gruppo, giacché di norma tutti questi animali, posti di fronte alla scelta, non esitano a preferire un compagno dell’altro sesso, unica chance per riprodursi. Nei primati, maschi di basso rango sociale utilizzano l’atteggiamento femminile di disponibilità all’accoppiamento per inibire l’aggressività del maschio dominante, che reagisce con una monta simulata per sottolineare la sua posizione gerarchica. In particolare tra i bonobo, per i quali pare coniato su misura il motto «Peace and love», il sesso non riproduttivo è praticato per socializzare e garantire la stabilità del branco, e non importa che l’altro sia maschio o femmina, purché accetti di stare in pace con noi.
Anche l’autoerotismo ha la sua ragione d’essere in natura, con molta probabilità come stimolo all’accoppiamento, giacché offre un assaggio del godimento da ricercare poi nell’abbraccio con il partner. Buona prova sono le espressioni estasiate di orsi, scimmie, cervi, leoni, sorpresi a darsi piacere con zanne, zampe e, quando manualità e intelligenza lo consentono, foglie e rametti. Non si registrano a seguire casi di cecità.
La natura non si è fatta mancare nulla, e non ha mai perso di vista il fondamentale obiettivo della riproduzione. Come imitatori, siamo decisamente maldestri.