Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 27 Mercoledì calendario

SCAPOLO MISTERIOSO

India Today, il più autorevole settimanale indiano, una specie di Time del subcontinente, due settimane fa aveva in copertina uno slogan cubitale sulla felice conclusione giudiziaria del contenzioso di Ayodhya (una moschea eretta sul sito, sacro a Rama, era stata smantellata 18 anni fa da fanatici hindu portando il Paese sull’orlo della guerra di religione). La decisione dell’Alta Corte di Allahbad, salomonica nel dividere il santo luogo tra i contendenti, e la reazione dei leader religiosi e dei fedeli, composta e sollevata, testimoniavano – a parere di tutti – i passi compiuti dall’India verso la maturità civile. Sopra la notizia principale, però, quasi a sfidarne la gravità, la copertina del settimanale portava una sorridente fototessera di Rahul Gandhi e una domanda sparata in giallo: «Si sposerà mai?».
Dacchè questo giugno ha compiuto 40 anni, l’età di suo padre quando divenne primo ministro, e dacchè, qualche tempo fa, il cugino Varun (erede del defunto zio Sanjay) ha annunciato le proprie nozze, non passa giorno senza che la stampa indiana pungoli e ripungoli sull’argomento il figlio di Rajiv e dell’italiana Sonia Maino. Dietro le notizie più importanti, è sempre in agguato quella che non c’è ma che tutti vorrebbero dare per primi: il nome della ragazza destinata a perpetuare la dinastia dei Gandhi-Nehru. Perché ormai è incontrovertibile che si tratti di una dinastia, una casa reale che senza sovvertire i principi repubblicani né democratici, di fatto regge l’India. «La stirpe che dirige il partito del Congresso e che nei 63 anni dall’Indipendenza ha controllato il governo per più di 50 anni – scrive Kaveree Bamzai su India Today -, deve continuare». Bamzai argomenta dal punto di vista della logica dinastica, non esprime un auspicio politico. Eppure è difficile sottrarsi all’impressione che un Rahul Gandhi «sistemato» piacerebbe anche a chi non vede con favore l’egemonia gandhiana.
Durante la campagna elettorale del 2007, Rahul, facendo lo sbruffone proprio a proposito di Ayodhya, affermò che se al governo ci fosse stato un membro della sua famiglia, l’episodio non si sarebbe verificato. La staffilata era particolarmente dura, perché nel 1992 al governo c’era comunque il partito del Congresso con Narasima Rao primo ministro, ma aveva una sua fondatezza: senza il collante gandhiano il partito era preda delle lotte interne e degli assalti dell’opposizione. Ed è altrettanto vero che il grande balzo in avanti dell’economia indiana ha preso l’avvio dal ritorno dei Gandhi in politica, quando Sonia, la vedova di Rajiv, ha ceduto alle insistenze. Insomma, pensano in molti, la continuazione della dinastia è in qualche modo garante del consolidamento del Paese, una specie di talismano contro la celebre, e disattesa, profezia di Churchill, secondo il quale l’India indipendente sarebbe durata al massimo dieci anni, prima di disintegrarsi nel caos di stati e staterelli in guerra fra loro.
Ma per quanto vigile sia l’attenzione dei suoi compatrioti, e per quanto lo esasperi – le reazioni inviperite alle domande dei cronisti sull’argomento si sono fatte frequenti – Rahul offre poco campo alle speculazioni matrimoniali. In giro per Dehli lo si vede solo con amici maschi o col cognato Robert Vadra, marito della sorella Priyanka. Fa spesso viaggi privati a Londra e nel Dubai, ma la stampa indiana è troppo rispettosa per violare la segretezza di queste trasferte. Perfino dell’unica ragazza con cui si è fatto fotografare per un considerevole periodo di tempo, l’ispano-venezuelana Veronica, si conoscono solo il nome, la nazionalità (perché lo stesso Rahul ne ha parlato) e l’improvvisa uscita di scena su cui non è stato offerto alcun commento. Secondo i giornali, comunque, né Veronica né qualunque altra giovane straniera sarebbe bene accetta. Dopo l’italiana Sonia, la stirpe dev’essere re-indianizzata, pena un duro colpo alla sua popolarità. Rahul, intanto, sta in campana, sia in politica (è parlamentare e riveste cariche importanti nel partito, ma non s’è ancora lanciato nell’agone che dovrebbe portarlo al premierato) sia nella vita privata. Per quanto tempo ancora potrà permetterselo?