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 2010  ottobre 25 Lunedì calendario

Mariangela prigioniera in casa solo per aver detto la verità - La testimone chiave dell’in­chiesta è una ragazza di vent’anni che ormai da un mese se sta barricata in casa, un appartamento al primo pia­no di via Pellico, periferia di Avetrana

Mariangela prigioniera in casa solo per aver detto la verità - La testimone chiave dell’in­chiesta è una ragazza di vent’anni che ormai da un mese se sta barricata in casa, un appartamento al primo pia­no di via Pellico, periferia di Avetrana. Lei si chiama Mariangela Spagnoletti, sguardo vispo e capelli castani in par­te raccolti in un coda che le scendono sulle spalle, operaia in un’azienda che produce biancheria intima, or­mai «ex» amica di Sabrina conosciuta in un negozio di estetista. Il lavoro, la famiglia, i fratelli, qualche uscita con gli amici: una ragazza come tante, Ma­riangela. Ma adesso la sua vita è cam­biata, ora preferisce non farsi vedere per le strade di questo piccolo centro di neanche novemila abitanti dove si rincorrono ipotesi e dubbi. E mentre la gente si riversa in quei seicento me­tri che separano villa Misseri da casa Scazzi, Mariangela rimane dentro, giusto qualche volta si affaccia al bal­cone. Perché proprio le sue parole hanno consentito di far crollare il ca­stello di bugie che oscurava la fine di Sara. I suoi dubbi, le sue perplessità, il suo racconto su quel silenzioso e asso­lato pomeriggio che s’è portato via il destino della quindicenne: tutto que­sto è finito negli atti di un’indagine che presenta ancora diversi lati oscu­ri ma si poggia su alcuni punti fermi. A cominciare dalle parole di Mariange­la, che inchiodano Sabrina. Nnell’interrogatorio del 15 ottobre dinanzi al sostituto procuratore Ma­riano Buccoliero Mariangela dice tut­to: mette a fuoco quei momenti, riferi­sce le sensazioni di quella giornata in­finita, descrive anche quel che è suc­cesso dopo, i messaggi, i contrasti af­fiorati da messaggini telefonici, la rot­tura definitiva con l’amica. «Cioè la co­sa che era strana era che lei si era sbri­gata prima...», dichiara la ragazza al pm riferendosi proprio a Sabrina, che il 26 agosto non era sulla veranda ma l’attendeva già per strada: dovevano andare al mare, ma di solito lei aspet­tava in casa. Le perplessità comincia­no da qui, le certezze iniziano a vacil­lare. «Lei era fuori», ripete Mariange­la al magistrato. É questo il punto di partenza di un racconto che aggiunge tasselli importanti in un mosaico inve­stigativo che comincia ad apparire chiaro proprio dalle parole di questa operaia di vent’anni, che adesso vive da reclusa e ha già perso otto chili. Nel corso dell’interrogatorio vengo­no ricostruiti quegli istanti: Mariange­la con la sorellina che va a villa Misse­ri per andare poi al mare, Sabrina che è per strada e le dice subito «l’hanno presa, l’hanno presa», loro che si diri­gono verso casa della madre della quindicenne. Eppure Concetta era calma, tutt’altra cosa rispetto alla ni­pote. «Non mi sono accorta di un’agi­tazione proprio come quella là che aveva Sabrina», spiega Mariangela. Che domanda all’amica: «Ma per­ché...? É ancora presto». Del resto era trascorsi solo dieci minuti. «Stai tran­quilla, mò vediamo, la troviamo», le dice Mariangela; ma l’altra risponde: «No, no. L’hanno presa». I dubbi della ventenne sono anche i dubbi degli inquirenti: non è chiaro perché Sabrina attendesse fuori, non può trovare giustificazione quel pani­co di fronte a un semplice ritardo. E poi le versioni contrastano, le perples­sità diventano sospetti. E la conclusio­ne è che Sabrina ha mentito. Marian­gela non mostra tentennamenti, la sua voce è ferma e racconta: «Non che stavo agitata, lei mi ha fatto venire l’ansia, ha detto: dai! Mena, veloce, che la andiamo a prendere. Muoviti! proprio con un tono abbastanza...». Ma non è tutto. Perché in un altro in­terrogatorio, la testimone riferisce che Sabrina la chiamò ad appena 48 ore dal ritrovamento del cadavere: «La chiamata che mi ha fatto ieri non mi ha convinto... ma per niente pro­prio, perché chiedere a me, capito!»; e poi snocciola il contenuto di quella te­­lefonata: «Niente, mi ha chiesto se è vero che io ho dichiarato, come le han­no detto delle persone, che io e lei ab­biamo sentito gridare Sara... io ho det­to: no che non ho dichiarato niente perché non è niente vero». Ormai i dubbi si accavallano. E sempre Ma­riangela racconta al pm che Sabrina era gelosa della simpatia tra Sara e Iva­no. E spiega il motivo: «Era sempre questa cosa qua, che lei si fa coccolare che dà più attenzione a Sara».