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 2010  ottobre 25 Lunedì calendario

L’ostentazione della scorta è un insulto all’Italia onesta - È brava Letizia Battaglia, e io catti­vo, che la feci piangere,più di vent’an­ni fa, in un’immemorabile puntata del Maurizio Costanzo Show, nella quale lei, presentandosi come Asses­sore alla Vivibilità (sic!) del Comune di Palermo, programmava di far tim­brare il cartellino ai residui ospiti di un ospedale psichiatrico

L’ostentazione della scorta è un insulto all’Italia onesta - È brava Letizia Battaglia, e io catti­vo, che la feci piangere,più di vent’an­ni fa, in un’immemorabile puntata del Maurizio Costanzo Show, nella quale lei, presentandosi come Asses­sore alla Vivibilità (sic!) del Comune di Palermo, programmava di far tim­brare il cartellino ai residui ospiti di un ospedale psichiatrico. In quel con­testo, io le chiesi se fosse (ed era) re­sponsabile di alcune panchine di marmo, di Ettore Sottsass, collocate nella Piazzetta Garraffello, degrada­ta all’inverosimile. Nel centro storico cadente,l’interventofighetto era uno stridente ossequio alle mode domi­nanti. E io, allora, ero anche più in­transigente di ora, e non capivo per­ché Sottsass a Palermo. La Battaglia tentò di reagire. Ma la mia (non anco­ra) proverbiale violenza la mise in cri­si. So che non me ne vuole, e non ho mai dubitato della sua capacità come fotografa, documentata in numerose immagini. E anzi, a Salemi, molte sue fotografie sono esposte nel Museo della Mafia da me voluto. Ora ne ve­do una bella selezione nel catalogo dell’attività recente della Galleria Cardi a Milano. E altre se ne annun­ciano nel libro Letizia Battaglia, sulle ferite dei suoi sogni , di Giovanna Cal­venzi (Edizioni Bruno Mondadori). Osservo che ha avuto coraggio, e sensibilità drammatica, a docu­mentare una città ferita, e piegata dalla violenza della mafia. Non è un’immagine di maniera, non è una rappresentazione compiaciu­ta e dolente; è una città in bianco e nero, inevitabilmente dominata dalla morte, in lutto anche nelle lu­minose e perse giornate di sole. In una di queste Letizia Battaglia ci mostra una situazione sorprenden­te, che avremmo preferito non ve­dere. Il taglio è formidabile: in uno spazio, contro un cielo annuvolato, cinque uomini in piedi. Uno solo in giacca e cravatta, ma con i capelli lunghi e la barba del rivoluziona­rio. Tutti e cinque molto seri, e co­me sul punto di compiere un’azio­ne criminale, come una banda ar­mata. Lui è il magistrato Roberto Scarpinato, gli altri quattro, la sua scorta. Sono infatti armati. Anzi, esibiscono le armi, con ostentazio­ne. Sembra piuttosto la scena di un film, che la realtà. Ma, nella sua fal­sità, rivela un’insopportabile dose di retorica, che è quella stessa che fa dire a Roberto Saviano di non es­sere libero, di essere prigioniero della sua scorta. Ora, nessuno scor­tato (e anch’io lo sono) si trova mai, con i ragazzi che ha intorno, nella si­tuazione documentata dalla Batta­glia. Essa rivela una mozione degli af­fetti, alterata e anche offensiva, pre­supponendo un pericolo superiore a quello reale, e per il quale occorra pre­pararsi armati fino ai denti. Ora, l’im­magine intende far risentire il perico­lo e accrescere il prestigio del magi­strato, riprendendolo in una situazio­ne più impossibile che improbabile. Le pistole apparirebbero soltanto in caso di un conflitto a fuoco, che, nel caso di Scarpinato, non è mai avvenu­to, e (speriamo) non avverrà mai. Perché allora un magistrato si pre­sta a questa sceneggiata? Deve forse fare la vittima? Farci capire il rischio che corre?Mettersi in posa,nell’atteg­giamento dell’eroe, come oggi fa an­che Saviano? Non mi pare che con­venga allo status di un magistrato se­rio. Però Scarpinato non si è preoccu­pato di far girare questa immagine al­larmante. Eppure il rischio esiste, co­me dimostra la terribile vicenda di Falcone e Borsellino, pur molto più discreti e indisponibili a sceneggiate di questo genere. Ma, a pensarci be­ne ( e ce lo conferma il capo della poli­zia di Napoli, Pisani), il rischio che corre l’atteggiatissimo Saviano, è di gran lunga inferiore a quello che cor­re un poliziotto o un carabiniere atti­vi nelle zone di mafia e di camorra. Quanto a Scarpinato, tutti quelli che potevano rappresentare un pericolo li ha arrestati. Gli altri, a piede libero, probabilmente non lo conoscono, e meno lo conoscerebbero, se non si fosse messo in posa per la foto di grup­po che ci lascia sconcertati, per la vio­lenza e l’arroganza che esprime. Il significato è: in Sicilia, un uomo onesto è esposto a un rischio costan­te, se non è assistito da una scorta ar­mata. Non è vero. E in questo modo, a essere minacciata, è soltanto la Sici­lia.