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 2010  ottobre 24 Domenica calendario

Il Quirinale non è più un tabù: nel Pdl disagio su Napolitano - Quando si tratta di com­mentare le parole del presi­dente della Repubblica nei corridoi della politica italiana serpeggia uno strano imbaraz­zo, quasi si trattasse di un ta­bù

Il Quirinale non è più un tabù: nel Pdl disagio su Napolitano - Quando si tratta di com­mentare le parole del presi­dente della Repubblica nei corridoi della politica italiana serpeggia uno strano imbaraz­zo, quasi si trattasse di un ta­bù. Leader e peones, quando non riescono a sottrarsi alle domande, ricorrono a un fred­do campionario di luoghi co­muni: «parole sagge», «il presi­dente ha sempre ragione», «consigli utili» eccetera. Non fa eccezione la lettera anti-lo­do Alfano: tutti sfoggiano il so­lito sussiego istituzionale. Ma dietro questa cortina di pudi­co ri­spetto più di un esponen­te della maggioranza ha vissu­to l’intervento del Colle come un intervento a gamba tesa. La prima voce fuori dal coro è quella di Gaetano Pecorella. «Il lodo Alfano - spiega - deve andare avanti, per garantire la governabilità sia al premier at­tuale sia a chi, speriamo il più tardi possibile, gli succederà» e, in ogni caso, «non tocca le prerogative del presidente del­la Repubblica». Il Parlamen­to, ricorda, «è la massima espressione della democra­zia, è l’unico a cui possa tocca­re una valutazione sul com­portamento » del capo dello Stato. Pecorella, infine, solida­rizza con Berlusconi «perché ormai qualunque legge si fac­cia finisce per essere attribui­ta alla sua volontà». Sulla stessa lunghezza d’on­da i­l sottosegretario alla Giusti­zia, Elisabetta Alberti Casella­ti. «La lettera poneva un pro­blema di carattere tecnico- af­ferma- perché il punto riguar­dante l’autorizzazione a pro­cedere ha suscitato perplessi­tà nel capo dello Stato, ma le sue dichiarazioni sono state strumentalizzate». Il punto è questo:l’intervento ha scoper­chiato un vaso di Pandora. Ma la serenità e l’autonomia di governo e Parlamento resta­no intatte. «Bisogna vedere se c’è un’esigenza di correzione e poi procederemo, ma se si pensa di sovrapporre a una questione tecnica una que­stione politica, il discorso è di­verso e ne trarremo le conse­guenze », conclude il sottose­gretario. Un altro deputato che non nasconde una certa irritazio­ne è Maurizio Bianconi. «Tut­to quello che fa il presidente della Repubblica in questo Pa­ese è legittimo. Non dimenti­c­hiamoci che abbiamo il presi­dente della Repubblica per­ché avevamo il re», ironizza. La lettera? «È un atto quanto meno singolare ma non im­plausibile. Ho una mia teoria politica non supportata da prove che quindi tengo per me. Ma Napolitano sta sulla terra e quindi ogni suo com­portamento si inserisce in un contesto e va a influire su situa­zioni sensibili». E allora l’im­parzialità va a farsi benedire? «Non mi faccia dire cose che non ho detto. Diciamo che an­ch­e Scalfaro si definiva impar­ziale ma poi si è visto quanto lo fosse». E quindi? «Quindi niente. Veda, io di Napolitano non condivido la teoria che gli viene comunemente attribui­ta per cui se cade­questo gover­no si dovrebbe dare la possibi­lità a un altro esecutivo non supportato dalla maggioran­za di cambiare la legge eletto­rale ». Valutazioni condivise da Giorgio Stracquadanio che ha sottolineato come si sia tratta­to di un’invasione di campo. «È una legge costituzionale sulla quale il Quirinale non può interferire - spiega - per­ciò è irrituale l’invio della lette­ra a Vizzini». Ma il deputato ha una spiegazione: «Napoli­tano ha voluto sfilarsi in antici­po da una norma che gli pare impopolare muovendo un ri­lievo tecnico per non esser poi tacciato successivamente di appoggiare un preciso dise­gno politico». E ha ottenuto due risultati: ha smascherato la «commedia degli equivoci» recitata dai finiani e «ha chiu­so la partita sul lodo ancor pri­ma che cominciasse». Una mossa tutta politica, perciò, che avrebbe potuto essere ef­fettuata con altri strumenti: qualche indicazione alla stam­pa o un intervento critico di un costituzionalista «amico». Senza la precisazione di ieri pomeriggio anche il vicepresi­dente dei deputati Pdl, Osval­do Napoli, sarebbe ancora «preoccupato» perché appari­va una «posizione politica». Adesso, commenta «sono più sereno anche se personal­mente avrei utilizzato toni più morbidi nella lettera». Taglia corto l’esponente di Noi Sud, Arturo Iannaccone: «Il Parla­mento ha sempre seguito in materia le indicazioni istitu­zionali, ma è come una ma­trijoska: viene sempre fuori qualcosa di nuovo», chiosa ri­marcando che «se cambiano le posizioni, siamo di fronte a una questione politica che tra­spa­re anche dalle parole di Na­politano. Il quale - detto con rispetto - pare farsi condizio­n­are dal dibattito politico in at­to ».