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 2010  ottobre 25 Lunedì calendario

Domande e risposte: Perché in Campania torna l’emergenza? - Come è possibile che in Campania la questione rifiuti sia diventata una sorta di guerra civile? Perché è un problema irrisolto dall’inizio degli anni Novanta, oltre quindici anni di ritardi, inadeguatezze, affari, intrallazzi e commistioni che ora le popolazioni locali vedono tamponare con soluzioni che inquinerebbero le loro terre

Domande e risposte: Perché in Campania torna l’emergenza? - Come è possibile che in Campania la questione rifiuti sia diventata una sorta di guerra civile? Perché è un problema irrisolto dall’inizio degli anni Novanta, oltre quindici anni di ritardi, inadeguatezze, affari, intrallazzi e commistioni che ora le popolazioni locali vedono tamponare con soluzioni che inquinerebbero le loro terre. Un problema che ha visto come protagonisti incapaci di risolverlo governatori di ogni colore, da Antonio Rastrelli di Forza Italia a Antonio Bassolino del Pd. Quando è iniziata l’emergenza? Nel 1994 il problema emerge in tutta la sua gravità. I rifiuti solidi urbani non vengono raccolti regolarmente e si accumulano. Non esiste alcun incentivo alla riduzione dei rifiuti e un forte sabotaggio della raccolta differenziata. Gli impianti di cdr (combustibile derivato dai rifiuti) se anche vengono realizzati non sono a norma e quindi vengono messi sotto sequestro e non possono essere utilizzati. Verranno mai aperti? Alla fine del 2001 entrano in funzione gli impianti di produzione di combustibile derivato da rifiuti di Caivano, Avellino e Santa Maria Capua Vetere, seguiti nel 2002 da quelli di Giugliano, Casalduni e Tufino, ed infine di Battipaglia nel 2003. Ancora non basta. La raccolta differenziata è in percentuali risibili, i termovalorizzatori inesistenti dunque la regione ora riesce a produrre quasi un milione di tonnellate l’anno di combustibile derivato dai rifiuti ma non a trattarlo. Né sa che cosa fare di più di un milione di tonnellate l’anno di rifiuti da conferire direttamente in discarica o da stoccare perché hanno bisogno di un trattamento speciale che non è possibile realizzare. In poco tempo si accumulano 5 milioni di ecoballe, che rappresentano circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti non smaltibili tramite termovalorizzazione, stoccate in giro per la regione. Nel frattempo la regione è ancora in emergenza? Sì, anche da un punto di vista formale. Commissario è Antonio Bassolino che sta provando a risolvere il problema dello smaltimento individuando in Acerra il luogo dove sarebbe sorto un unico grande inceneritore ma la popolazione locale si oppone. Durante il governo Prodi Bassolino viene messo da parte. Il premier nomina un nuovo commissario, Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia, e si decide di creare tre inceneritori da collocare in tre luoghi diversi. Vengono individuate nuove aree da adibire a discarica e i rifiuti in eccesso spediti in Germania a costi inferiori di quelli fino ad allora pagati per lo smaltimento in Campania. In realtà quando al governo arriverà Berlusconi il piano cambierà di nuovo, gli inceneritori diventano quattro, e le discariche dieci. Guido Bertolaso viene nominato sottosegretario con delega all’emergenza rifiuti. Finita l’emergenza, dunque. E perché le popolazioni protestano? Innanzitutto perché nel decreto legge del governo Berlusconi si dà diritto di versare nelle nuove discariche anche rifiuti pericolosi. A Terzignoin questi giorni infatti gli abitanti sono in strada per dire no all’apertura di una discarica nel loro territorio. L’emergenza è ovunque in Campania? No, soprattutto nelle province di Napoli e di Caserta dove si accumulano rifiuti e si creano problemi di ordine pubblico. Spesso infatti vengono bruciati, e non è mai del tutto chiaro quando dietro gli atti ci siano soltanto i cittadini e quando invece ci sia la malavita organizzata nel tentativo di far perdere le tracce dei rifiuti tossici con essi mischiati. Si verificano pericolose emissioni di diossina e casi di intossicazione. Oppure si creano discariche abusive nelle campagne del casertano che rappresentano un evidente danno per la salute degli abitanti ma anche delle loro produzioni. Infatti all’estero spesso si evita di importare alimenti di questa zona. Esistono dati sugli effetti sulla popolazione di questa situazione? Il registro dei tumori della regione Campania non è mai stato attivato. E’ l’unica regione in Italia dove quindi dimostrare con dati riconosciuti legalmente una correlazione tra malattie e inquinamento non è possibile. Perché soltanto il registro ha validità in caso di processi. Esistono comunque analisi che permettono di comprender eil fenomeno, come quella commissionata dalla Protezione Civile nel 2004. Si tratta di dati epidemiologici raccolti tra il 1995 e il 2002 in cui si mettono in relazione i problemi osservati sulla salute pubblica con la mancata gestione del ciclo dei rifiuti urbani e con la presenza di discariche abusive, gestite dalla criminalità organizzata. E’ stato rilevato un aumento del 9% della mortalità maschile e del 12% di quella femminile e l’84% in più dei tumori del polmone e dello stomaco, linfomi e sarcomi, e malformazioni congenite.